“Trovami” è stato il tema per le diocesi italiane della IX edizione de “La lunga notte delle chiese” in ideale risposta al “Cercami” dello scorso anno. La “Lange Nacht der Kirchen” nacque diversi anni fa in Austria e in Alto Adige, e si svolge in contemporanea in diverse chiese. Appunto dal 2016 l’associazione BellunoLaNotte.com la introdusse in Italia e con il patrocinio del Pontificio consiglio della Cultura si diffuse nelle diocesi italiane, e tramite i loro vicariati alla Cultura, gli uffici di Arte Sacra, le pastorali giovanili e le molte confessioni religiose è diventata diventa un evento ecumenico.
Si può chiamare “la notte bianca dei luoghi di culto” in cui si fondono musica, arte, cultura, in chiave di riflessione e spiritualità. Un’occasione per tutti, religiosi e non, di partecipare a un evento suggestivo ed eccezionale, di grande coinvolgimento: con l’occasione è anche possibile visitare i luoghi sacri delle nostre città in una veste sicuramente originale.
A Viterbo quest’anno in tema nazionale è stato coniugato in “Trovami con le opere di misericordia” per iniziativa della APS Amici del Beato Domenico della Madre di Dio (il viterbese Domenico Bàrberi) con l’Unità pastorale Sacra Famiglia-S. Andrea-Castel d’Asso, facendo tappa di volta in volta in diverse chiese del Centro storico. Coordinamento, organizzazione e presentazione hanno visto impegnata Mariella Zadro, mentre don Gianni Carparelli ha intessuto il filo conduttore spirituale che ha legato i vari momenti.
Si è incominciato dalla chiesa di San Sisto, con il suono delle campane della Torre-campanile del XII secolo (vedi foto nel titolo) e le prime due opere di Misericordia: “dar da bere agli assetati”, “dar da mangiare agli affamati”, illustrate dal gruppo dei figuranti della “Contesa” che hanno messo in scena il miracolo del pane di Santa Rosa tramutato in rose. Il commento spirituale e la rappresentazione sono state intervallate dal coro di S. Sisto-La Grotticella diretto dal M° Giuseppe Moscaroli.
Per la seconda tappa ci si è trasferiti nella Chiesa di San Leonardo, sede della Mensa e del Dormitorio gestiti dalla Caritas diocesana dove l’operatore della struttura ha illustrato il servizio che vi si svolge per “ospitare i forestieri”. Si è anche approfondito il senso di ospitare i pellegrini della via Francigena, fenomeno sempre più diffuso in prospettiva del Giubileo del 2025. Il momento più coinvolgente è stato, comunque, quando ha preso la parola uno degli stranieri senza fissa dimora che frequentano la struttura per cercare una strada di reinserimento nel tessuto sociale.
La terza tappa si è fatta nella chiesa di Sant’Ignazio sede della fiorente comunità ortodossa rumena come parrocchia San Callinico di Cernica, dove il pope Vasile Bobita ha illustrato “vestire gli ignudi” descrivendo la vita e l’icona di Santa Parascheva, molto venerata nell’Europa orientale. La visita è stata inoltre impreziosita da un caratteristico canto ortodosso che celebra la risurrezione, per loro attuale tempo liturgico.
Nella chiesa di San Giovanni Battista, sede della prestigiosa Confraternita del Gonfalone è stata poi la volta di “visitare gli ammalati”, dove la catechesi di don Gianni si è alternata alla descrizione della seicentesca chiesa barocca e ai canti del raffinato repertorio liturgico del coro “Zeno Scipioni” diretto dalla M. Lucia Napoli.
Le due ultime opere di misericordia “Visitare i carcerati” e “Seppellire i morti” sono state illustrate da Elisabetta Gatti del GAVAC (Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari) e da don Gianni, alternati alle esecuzioni dell’”Intima Vox Ensemble” della Ma Morena Lepri, nella duecentesca chiesa di S. Andrea. Al termine è stato recitato un “Padre nostro” in una versione liberamente trascritta dall’aramaico
Il gruppo di partecipanti, via via più numeroso, ha concluso la lunga notte con un ristoro e bruschetta organizzati dal locale comitato di festeggiamenti.
Di seguito un video di alcuni momenti dell’iniziativa
Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.