La spoglia di Benedetto XVI riposa ora nelle grotte vaticane, la necropoli posta sotto la basilica di San Pietro, in cui lo hanno preceduto nel riposo eterno tanti suoi predecessori. La tomba in cui giace, sotto una semplice lastra di marmo, aveva già accolto Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, poi traslati in basilica dopo la loro canonizzazione.

I funerali del Papa emerito, in una piazza San Pietro gremita di fedeli che hanno voluto partecipare all’ultimo atto della vicenda terrena di questo “grande maestro di catechesi”, come lo aveva definito Papa Francesco durante l’Udienza generale di ieri, mercoledì 4 gennaio, sono stati presenziati sono da un Papa vivente, Francesco, che ha guidato la liturgia della Parola, ha tenuto l’omelia ed ha impartito la benedizione mentre la liturgia eucaristica è stata presieduta dal cardinale decano del Sacro Collegio, Giovanni Battista Re.
Quella di un Papa che celebra i funerali del suo predecessore, non è stato un caso unico, come un po’ frettolosamente ha scritto la stampa di mezzo mondo, ignorando il precedente di Pio VII che aveva la restituzione della salma di Pio VI, morto prigioniero in Francia nel 1799, ma certo è stato un evento che ha richiesto un particolare e diverso protocollo. Uniche delegazioni ufficiali alle esequie del Papa emerito, quindi non più capo di Stato, sono state quelle di Italia e Germania, suo Paese di nascita, secondo fornite dalla Segreteria di Stato con una Nota verbale inviata lo scorso 31 dicembre alle missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede, ma numerosi capi di Stato e di governo, compresi alcuni regnanti, hanno ottenuto di partecipare in forma privati, così come diversi rappresentanti delle altre confessioni cristiane, dell’Ebraismo e dell’Islam.
Nei tre giorni precedenti molte migliaia di persone, cattolici e non solo, avevano sfilato per tre giorni in Vaticano per rendere omaggio alla salma, in un ordine e in una compostezza, poi confermate dalla folla intervenuta questa mattina al funerale e che hanno facilitato il compito degli oltre mille agenti tra personale italiano e vaticano incaricati delle imponenti misure di sicurezza, coadiuvati da molti volontari, compresi quelli del Gruppo Volontariato Protezione civile Anps, Associazione nazionale polizia di Stato Roma.
Oltre 100 Volontari dei Gruppi Odv di Roma, Fiumicino, Rieti, Frosinone, Civitavecchia, Bari, Brindisi e Altamura, infatti, sono stati impiegati in ausilio al Personale della Polizia di Stato in servizio.
Superando le previsioni, sono stati in oltre duecentomila quanti sono passati davanti al catafalco di Benedetto XVI, il cui corpo era esposto senza il pallio, la stola di lana che sta a significare la pecora che il pastore porta sulle spalle, indossata oltre che dal Papa regnante anche degli arcivescovi metropoliti arcivescovile, senza la ferula, il pastorale non ricurvo del Papa, con l’anello d’argento e con le scarpe nere, segni del pontefice che non è più regnante. Tutti per soffermarsi in preghiera per un breve istante – qualcuno senza resistere alla tentazione di scattarsi un selfie – al cospetto di questo 265° vescovo di Roma, sommo pontefice della Chiesa cattolica, primate d’Italia, 7° sovrano dello Stato Città del Vaticano, servo dei servi di Dio, come afferma il suo titolo più importate, al timone di quella che significativamente viene chiamata “la barca di san Pietro” dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, ossia fino al giorno della sua rinuncia al pontificato, la prima da ben sei secoli.

Poi per quasi un decennio, aveva vissuto in un riserbo quasi totale, nutrito di preghiera e di studio, interrotto solo da poche partecipazioni ad eventi nei quali Papa Francesco lo aveva voluto al suo fianco.
Dopo la benedizione finale della Messa esequiale, la semplice bara di legno di cipresso – con dentro anche le monete coniate durante il suo pontificato, i pallii e il rogito, il testo che descrive il pontificato stesso – posta sul sacrato della basica con sopra solo il libro del Vangelo, è stata portata nelle, introdotta in un’altra bara in zinco, saldata e sigillata, posta in una terza bara di rovere e infine sepolta nella tomba che egli stesso aveva chiesto, comunicandolo proprio prima di lasciare il pontificato all’allora arciprete della basilica vaticana, il cardinale Angelo Comastri.
E a conferma della straordinarietà dell’evento, quella di oggi non è stata una giornata di lutto ufficiale in Vaticano, dove gli uffici sono rimasti regolarmente aperti.
Pubblichiamo di seguito l’omelia di Papa Francesco ai funerali di Benedetto XVI, il testo del rogito posto nella sua bara e il suo testamento spirituale.
Foto tratta dal web

Laura Ciulli è una giornalista cattolica e una poetessa. Nel primo di questi aspetti ha svolto la sua attività come redattrice presso alcuni quotidiani online e come responsabile di cronaca giudiziaria e speaker radiofonica in varie emittenti viterbesi e della Sardegna. Ha co-fondato e ha diretto la testata TusciaMagazine.it, e da un anno la testata InfiniteRealtà.it. Corrispondemte da Viterbo per Radio Radio nella trasmissione Doppia Vela Ventuno, realizzata in collaborazione con il ministero dell’Interno e con la questura di Viterbo e varie questure delle province del Lazio. L’ultimo impegno che ha assunto è la vicedirezione della testata giornalistica Sosta e Ripresa. Collabora anche con le testate online Il punto quotidiano.it e Ponte Adriatico.
Giornalista cattolica, dunque, come testimonia non solo la sua militanza durata per molto tempo nell’Unione Cattolica Stanpa Italiana (UCSI), che di per se stessa non costituirebbe una prova valoriale, e forse neppure il fatto che abbia frequentato l’Istituto di Scienze Religiose San Bonanentura da Bagnoregio, ma soprattutto la determinazione a improntare sempre più la sua attività pubblicistica e comunicativa all’attenzione peculiare alla verità, al confronto e alla verifica con la verità di ogni evento e di ogni notizia che il giornalismo cattolico dovrebbe avere. La sua crescita professionale in questo senso è stata continua, fin dalle prime giovanili esperienze. In questo si ascrive il servizio, a titolo completamente gratuito, che presta a Sosta e Ripresa, il giornale fondato da Tommasa Alfieri, un tempo periodico solo cartaceo e trasformato in quotidiano online soprattutto grazie al suo personale impegno. Un impegno sostenuto da un sempre più approfondito confronto con gli scritti della fondatrice e con il suo magistero laicale.
Come poetessa Laura Ciulli ha all’attivo alcune premiazioni e selezioni in concorsi nazionali come Aletti editore, Premio letterario IBISKOS, Associazione Amici dell’Umbria, Centro Culturale Internazionale d’Arte SEVER. Secondo la professoressa Biondolillo, quotata critica d’arte, “Accostarsi alla poesia di Laura Ciulli è come attraversare i sentieri di un mondo spirituale ove troviamo l’Io tramite un liguaggio poetico della ricercatezza del verso basato sull’accostamento della parola densa di significato concentrato sull’acquisizione dell’essenzialità…”.