Il Papa seduto sul soglio di Pietro soltanto per 33 giorni, ma che è rimasto comunque nel cuore della gente, che lo ricorda come il “Papa del sorriso”. È Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I, che oggi, 4 settembre, a 44 anni dal suo passaggio a Dio, viene elevato agli onori degli altari nella cerimonia di beatificazione presieduta in San Pietro in Vaticano da Papa Francesco, il suo terzo successore. 44 anni che hanno reso possibile approfondirne il magistero, la profondità spirituale e umana, lo spessore, la cultura patristica, morale, storica, dogmatica.
In quel breve tempo di pontificato, tanto breve da alimentare una mai cessata, indegna e infondata, narrazione calunniosa su cause e circostanze della sua morte – nell’ennesimo esempio di pochezza e disonestà intellettuale di tanti squallidi personaggi che parlano per infangare la Chiesa senza fornire alcuna prova, né alcun fondato indizio delle proprie farneticazioni – il suo sorriso riuscì a offrire una nuova primavera per la cattolicità, pur nella continuità con i due predecessori (come affermò per spiegare la scelta del doppio nome, sebbene sottolineando di non avere né la sapientia cordis di Giovanni XXIII né la grandezza di Paolo VI) e quindi nella piena adesione al Concilio Vaticano II. Ma va anche ricordato che nonostante questo ricorso rispettoso al doppio nome, fu il primo Papa a rinunciare a esprimersi con il pluralis maiestatis.
Quel sorriso, dunque e soprattutto, ma anche il suo breve magistero petrino nelle quattro catechesi che riuscì a tenere nelle udienze generali nell’Aula Nervi, la prima sulla umiltà, la seconda sulla fede, la terza sulla speranza, la quarta sulla carità. Morì proprio il giorno dopo aver pronunciato quest’ultima, il 28 settembre 1978. Più famosa e ricordata è la sua affermazione all’Angelus del 10 settembre, a commento di un masso di Isaia, sul fatto che Dio ama con amore materno. E anche questa definizione su “Dio madre” non mancò di suscitare polemiche.

Il miracolo accertato che secondo la legge canonica ha reso possibile la proclamazione a beato è stata la guarigione, ritenuta impossibile dalla scienza medica e avvenuta per sua intercessione, avvenuta il 23 luglio 2011 a Buenos Aires di una bambina di 11 anni affetta da una “grave encefalopatia infiammatoria acuta, stato di male epilettico refrattario maligno, shock settico” e dichiarata ormai in fin di vita, per il quadro clinico molto grave, con numerose crisi epilettiche giornaliere e uno stato settico da broncopolmonite. La piccola, invece, guarì miracolosamente, dopo essere stata affidata dal parroco della parrocchia al quale apparteneva l’ospedale, alla mediazione di quel Papa. L’intera documentazione della vicenda fu giudicata appunto miracolosa il 31 ottobre 2019, stabilisce appunto lo stato della guarigione. Dopo il favorevole giudizio del Congresso dei teologi, il processo “super miro” venne chiuso il 5 ottobre 2021, con il voto positivo della Sessione ordinaria dei cardinali e vescovi. Quindi, con decreto del 13 ottobre 2021, il miracolo venne riconosciuto da Papa Francesco.
Lo stile di vita di Albino Luciani è stato l‘umiltà, tanto da toccare nel profondo menti e cuori. Come dichiarato dalla vice postulatrice, la giornalista Stefania Falasca “Rimane un punto di riferimento nella storia della Chiesa universale, la cui importanza, come aveva fatto osservare san Giovanni Paolo II, è inversamente proporzionale alla durata del suo brevissimo pontificato: Magis ostentus quam datus”.
“È il sorriso di Dio su questo mondo”, ha detto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano nel sottolineare la figura di questo Pontefice che aveva fatto della povertà evangelica il suo stile concreto ed essenziale.

Quando morì furono rinvenuti tra le sue mani dei fogli che riguardavano un suo scritto del 1964 sulla prudenza, che aveva messa proprio all’ordine del giorno, in occasione dell’udienza generale del mercoledì successivo. Voleva infatti tracciare la strada del suo magistero petrino con le “sette lampade” della vita cristiana, ossia le virtù teologali della fede, della speranza e della carità e le quattro virtù cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza, e della temperanza. E appare significativo che per la prima volta la reliquia di un beato presentata a un Papa in un’occasione come questa non sarà un frammento del suo corpo terreno, ma una pagina con gli appunti che gli servirono da traccia per le tre catechesi sulle virtù teologali.
Il Messaggero di sant’Antonio, nell’esprimere la gioia per la proclamazione a beato, ha pubblicato l’ultima lettera di Papa Giovanni Paolo I, che aveva anche scritto per questo giornale cattolico. Si tratta di una lettera a Gesù:
Caro Gesù,
il giorno in cui hai insegnato: “Beati i poveri, beati i perseguitati”, io non c’ero. Fossi stato lì vicino a te, ti avrei sussurrato all’orecchio: “Per carità, cambia discorso, Signore, se vuoi avere qualche seguace. Non vedi che tutti aspirano alle ricchezze e alle comodità? Ai suoi soldati Catone ha promesso i fichi d’Africa, Cesare le ricchezze della Gallia (…) tu invece prometti povertà, persecuzioni. Chi vuoi che ti segua?” Imperterrito, tu vai avanti e ti sento dire: “Io sono il grano di frumento che deve morire prima di portare frutto; bisogna che io sia rizzato su una croce; di là trarrò a me il mondo intero!”
Oggi è fatto: in croce ti hanno innalzato. Tu ne hai approfittato per allargare le braccia e attirarti la gente; chi può contare gli uomini che sono venuti ai piedi della croce, a gettarsi tra le tue braccia?
(…) Ho scritto, ma mai sono stato così malcontento di scrivere come questa volta. Mi pare di avere omesso il più che si poteva dire di te. C’è un conforto, questo: l’importante non è che uno scriva di Cristo, ma che molti lo amino e imitino Cristo. E, per fortuna – nonostante tutto- questo avviene ancora.
Albino Luciani
Foto tratte dal web

Laura Ciulli è una giornalista cattolica e una poetessa. Nel primo di questi aspetti ha svolto la sua attività come redattrice presso alcuni quotidiani online e come responsabile di cronaca giudiziaria e speaker radiofonica in varie emittenti viterbesi e della Sardegna. Ha co-fondato e ha diretto la testata TusciaMagazine.it, e da un anno la testata InfiniteRealtà.it. Corrispondente da Viterbo per Radio Radio nella trasmissione Doppia Vela Ventuno, realizzata in collaborazione con il ministero dell’Interno e con la questura di Viterbo e varie questure delle province del Lazio. L’ultimo impegno che ha assunto è la vicedirezione della testata giornalistica Sosta e Ripresa, fondata da Tommasa Alfieri, della quale ha ideato la versione online. Collabora anche con le testate online Il punto quotidiano.it e Ponte Adriatico.
Giornalista cattolica, dunque, come testimonia non solo la sua militanza durata per molto tempo nell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), che di per se stessa non costituirebbe una prova valoriale, e forse neppure il fatto che abbia frequentato l’Istituto di Scienze Religiose San Bonaventura da Bagnoregio, ma soprattutto la determinazione a improntare sempre più la sua attività pubblicistica e comunicativa all’attenzione peculiare alla verità, al confronto e alla verifica con la verità di ogni evento e di ogni notizia che il giornalismo cattolico dovrebbe avere. La sua crescita professionale in questo senso è stata continua, fin dalle prime giovanili esperienze. In questo si ascrive il servizio, a titolo completamente gratuito, che presta a Sosta e Ripresa, il giornale fondato da Tommasa Alfieri, un tempo periodico solo cartaceo e trasformato in quotidiano online soprattutto grazie al suo personale impegno. Un impegno sostenuto da un sempre più approfondito confronto con gli scritti della fondatrice e con il suo magistero laicale. Socia Anps, Associazione Nazionale Polizia di Stato, socia fondatrice del Gruppo Volontari Sezione Anps Viterbo, donatrice Avis ed iscritta al Gruppo DonatoriNati della Questura di Viterbo.
Come poetessa Laura Ciulli ha all’attivo alcune premiazioni e selezioni in concorsi nazionali come Aletti editore, Premio letterario IBISKOS, Associazione Amici dell’Umbria, Centro Culturale Internazionale d’Arte SEVER. Secondo la professoressa Biondolillo, quotata critica d’arte, “Accostarsi alla poesia di Laura Ciulli è come attraversare i sentieri di un mondo spirituale ove troviamo l’Io tramite un linguaggio poetico della ricercatezza del verso basato sull’accostamento della parola densa di significato concentrato sull’acquisizione dell’essenzialità…”