DA UN “NIDO D’AQUILA” UN VOLO INFINITO” è il titolo de volume che raccoglie quattordici meditazioni su san Bonaventura da Bagnoregio tenute dal vescovo Lorenzo Chiarinelli, su questa luminosa figura del francescanesimo tra il 1998 e il 2016, ai convegni di studi bonaventuriani nella cittadina della Tuscia che diede i natali al santo.
La raccolta, presentata sabato 12 novembre nell’Auditorium “Taborra” di Bagnoregio per iniziativa del Centro Studi Bonaventuriani, è stata curata, inizialmente con l’assistenza dello stesso Chiarinelli, da Tommaso Ponziani e David Lodesani, che dopo la morte del presule hanno voluto portare a compimento il lavoro come un atto di amore alla sua memoria e al suo magistero. Il libro è impreziosito da discorsi e interventi sulla visita di Papa Ratzinger a Bagnoregio.
Il titolo del volume è quanto mai indovinato: il volo dell’insegnamento bonaventuriano spiccato dal “nido d’aquila” di Civita di Bagnoregio continua infatti ad arricchire la vita e la cultura della Chiesa, grazie al contributo di studi nel quali hanno trovato parte importante queste meditazioni di Chiarinelli.
Hanno salutato i convenuti il sindaco di Bagnoregio Luca Profili e vicario generale della diocesi di Viterbo don Luigi Fabbri che ha ricordato con commozione i 13 anni vissuti a fianco di Mons Chiarinelli sua guida e maestro. Don Luigi ha portato anche i saluti del vescovo Lino Fumagalli e del vescovo Orazio Francesco Piazza che tra due settimane gli succederà alla guida della diocesi.
Dopo la presentazione dei curatori che hanno riassunto il lungo lavoro di redazione e revisione critica (specialmente appunto da parte di Chiarinelli), è intervenuto (in collegamento audio causa covid) il professor Aurelio Rizzacasa, che ha scritto l’introduzione al volume e ha inquadrato in senso teologico e filosofico il lavoro di ricerca del vescovo Chiarinelli sulla pista del bonaventuriano “Itinerarium mentis in Deum”. Rizzacasa ha concluso il suo intervento esprimendo: “una doppia ermeneutica, consistente nella convergenza di tre ambiti: biblico, filosofico, teologico, nonché nella determinazione dei tre livelli teoretico, estetico e mistico”.
Ha concluso i lavori il professor Letterario Mauro, attuale presidente del Centro Studi Bonaventuriani, che voluto ricordare, nell’ambito del prezioso lavoro di ricerca del Centro, soprattutto l’impegno dei suoi predecessori nell’incarico, il professor Bonaventura Tecchi che ne fu il fondatore e il professor Maurizio Malaguti.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.