Quella del titolo è forse la conclusione più importate che si può trarre da quanto emerso nell’incontro organizzato a Viterbo, nei locali della parrocchia dei Santi Valentino e Ilario, in collaborazione con la diocesi e con l’Ordine dei giornalisti, dalla locale sezione dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) sul tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore – per una comunicazione pienamente umana” scelto da Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 12 maggio. L’incontro è valso anche come corso per l’acquisizione di crediti formativi deontologico per i giornalisti professionisti e pubblicisti.

È stato il vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza, ad aprire l’incontro con un intervento di forte richiamo e di puntuale esplicazione colturale sul significato, sui modi e sul compito deontologico dell’informazione, chiamata a orientarsi nel flusso crescente della comunicazione, nell’oscillazione tra mere espressioni emozionali e necessario esercizio del pensiero critico. Significativa, in particolare, la sua affermazione che seppure è entrato in uso affiancare l’aggettivo artificiale al sostantivo intelligenza, di sicuro non esiste una coscienza artificiale.
Dopo i saluti del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido d’Ubaldo, e del presidente dell’UCSI Lazio, Maurizio Di Schino, i lavori, moderati da Wanda Cherubini, presidente della sezione viterbese dell’UCSI, sono entrati nel vivo con la relazione sul messaggio del Papa tenuta da Mario Mancini, dell’APS Amici del Beato Domenico della Madre di Dio (il passionista viterbese Domenico Bàrberi che fu apostolo dell’ecumenismo soprattutto in Inghilterra), associazione oggi editrice del nostro giornale, che all’argomento ha dedicato diversi articoli e un inserto nel primo numero di quest’anno della rivista trimestrale cartacea, messa a disposizione degli intervenuti.

Mancini ha esordito ricordando che quello del titolo dell’incontro non è certo il primo messaggio del Papa sul tema della cosiddetta intelligenza artificiale, preceduto come è stato da quello della Giornata mondiale della pace lo scorso 1° gennaio, e da altri negli anni precedenti. Per sintetizzare il senso e l’importanza attribuita dal Papa a questo argomento, Mancini ne ha citato una frase lapidaria pronunciata in un incontro in Vaticano un anno fa: «La vita non può deciderla un algoritmo, servono etica e rispetto». E prima ancora, quattro anni fa, scriveva a un dicastero vaticano che «… dalle tracce digitali disseminate in internet, gli algoritmi estraggono dati che consentono di controllare abitudini mentali e relazionali, per fini commerciali o politici, spesso a nostra insaputa. Questa asimmetria, per cui alcuni pochi sanno tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di loro, intorpidisce il pensiero critico e l’esercizio consapevole della libertà. Le disuguaglianze si amplificano a dismisura, la conoscenza e la ricchezza si accumulano in poche mani, con gravi rischi per le società democratiche».
L’indicazione del Papa si può sintetizzare in due sostantivi: discernimento e impegno. Vale per tutti e soprattutto per chi opera nell’informazione. Non è un cammino facile da intraprendere, ma la dottrina sociale della Chiesa e il magistero pontificio possono fornire una mappa per orientarsi. Del resto non mancano nella Chiesa figure che vi si sono già messe, basti citare per tutti il francescano Paolo Benanti, autore di diverse pubblicazioni sull’argomento, significative al punto che il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lo ha voluto nel New Artificial Intelligence Advisory Bord, l’organismo costituito dall’Onu per occuparsene.
Occorre un’ulteriore premessa di senso delle parole e magari di verità fattuale, alla quale come detto aveva fatto riferimento anche il vescovo Piazza. Intelligenza artificiale è di per sé una contraddizione in termini. L’intelligenza in senso proprio, infatti, attiene al pensiero umano. La memorizzazione di esperienze o dati e la possibilità di farne derivare comportamenti non equivale alla capacità di avere idee. In parole povere, la cosiddetta intelligenza artificiale può apprendere, ma non può pensare. Si tratta di tecnologia, sia pure su basi scientifiche. Ma è una tecnologia rivoluzionaria e ormai pervasiva in molti campi. É giusto quindi riflettere tanto sui possibili vantaggi del suo utilizzo, quanto sui pericoli che ne possono derivare.
Gli ideatori di ogni tecnologia le danno sempre un compito e dunque è possibile usarla anche per scopi nobili, per fare solo un esempio in campo medico. Ma pericoli evidenti ci sono. Il punto, come è sempre stato, è nel controllo. E questo, di fatto, è nelle mani di chi finanzia la ricerca scientifica, cioè ormai il settore privato che non lo fa di solito per fini filantropici. Minaccia cioè di diventare l’ennesimo esempio del piegare la dimensione umana a interessi di qualcosa che gli uomini hanno inventato, ma che contro gli uomini viene impiegata.
Mancini ha ricordato che navigando sui social internettiani bisogna essere consapevoli che i contenuti proposti dall’algoritmo (che sia di approfondimento o acquisto) sono finalizzati a massimizzare il tempo spesovi dall’utente e il ricavato di chi li propone. Inoltre, se manca un allenamento allo spirito critico questo nuovo sviluppo tecnologico è destinato ad ampliare la rappresentazione dei fatti come qualcosa di virtuale, ad ampliare i danni già ingenti provocati dall’uso sconsiderato di internet al quale da tempo abbiamo abbandonato le generazioni più giovani e anche noi stessi, con una dilagante pseudo informazione fatta di mera propaganda pervasiva e falsificante.
A maggior ragione a chi fa informazione professionalmente è necessario appunto discernimento, per non farsi risucchiare in un sistema comunicativo che spinge tutti a diventare embedded, non solo nelle vicende belliche pubblicando ogni velina dei comandi militari, ma in tutti i campi. O anche più semplicemente nel dare rilievo al proprio apparire a scapito della necessità di indagare e di raccontare.

In conclusione Mancini, che è direttore editoriale appunto di Sosta e Ripresa, fondata da Tommasina Alfieri, figura luminosa del laicato cattolico del Novecento, un giornale che si dichiara in testata di ispirazione cattolica, ha sottolineato che questo incontro avviene all’inizio di un anno importante, che porta alla conclusione del Sinodo sulla sinodalità a all’apertura del Giubileo. Anche in questo chi fa informazione e soprattutto chi intende farla con un intento identitario cattolico ha un compito deontologico da non tradire, sia in quanto già detto – comprese le tentazioni autocelebrative – sia in esempi significativi rappresentati dall’assistere passivamente ai racconti di un Sinodo come quello di uno scontro tra diversi pregiudizi o di un Giubileo che si risolve in una ripresa spettacolare dell’apertura della Porta santa in San Pietro.

I lavori sono proseguiti su linguaggio, algoritmi, rischi e potenzialità dell’intelligenza artificiale, con interventi di Doretta Vivona, già docente di Meccanica razionale all’università La Sapienza di Roma, particolarmente apprezzata per l’esposizione che ha saputo coniugare approfondimento scientifico a chiarezza divulgativa, del dirigente scolastico Giuseppe Guastini e del sociologo Francesco Mattioli, anch’egli già docente a La Sapienza.
Delle esperienze sul territorio hanno parlato Pierpaolo Manca, referente legale del centro di ascolto della Caritas diocesana di Viterbo, il giornalista Stefano Stefanini, direttore della rivista “Il Centro Italia” e vicedirettore della testata locale online NewTuscia.it, e le pubbliciste Anna Maria Stefanini, collaboratrice di TusciaTimes.eu, e Francesca Maccaglia, conduttrice di TeleOrte, il cui appassionato intervento sulle difficoltà di accesso alla professione di chi sul territorio opera realmente, alla quale fanno riscontro discutibili rendite di posizione, ha contenuto anche una dura valutazione del servizio pubblico della Rai la cui modalità ha trovato reazioni di dissenso.
L’ultimo intervento è stato di Maria Zegarelli, vicepresidente del Consiglio di disciplina nazionale dell’Ordine dei giornalisti, la quale tra i punti trattati riguardo all’intelligenza artificiale ha ricordato i numerosi richiami fatti dall’Ordine stesso a evitarne l’uso improprio che se ne fa, lamentando che rimangano praticamente inascoltati.