Torniamo, in questo inizio di aprile, a vivere la settimana più importante dell’anno liturgico, quella aperta nella Domenica delle Palme e che ci porterà alla Pasqua, al cuore cioè della nostra fede, la resurrezione di Cristo, senza la quale il nostro essere Chiesa, assemblea universale nel tempo, comunità di credenti di generazione in generazione da due millenni, non avrebbe senso, né speranza.

Tommasa Alfieri
Tommasa Alfieri

Sosta e Ripresa non ha una missione canonica, né certo pretese magisteriali, sebbene di magistero si può legittimamente parlare riguardo alla sua fondatrice, Tommasina Alfieri, della quale si sforza di trasmettere da oltre un ventennio l’eredità preziosa.

Ed è proprio riflettendo e pregando con questo lascito prezioso che la direzione del giornale si rivolge ancora una volta ai propri lettori, con la pretesa umile di ricordare il senso di questi giorni, che la troppa cacofonia di una società, alla quale persino in periodi di crisi viene inoculata una visione consumistica della Pasqua, minaccia di ridurre a dolci con sorpresa o a pranzi di particolare consistenza.

Quello che per noi di Sosta e Ripresa è un impegno personale e che per i nostri lettori è un invito fraterno e amorevole, è dunque di trascorrere questo tempo dando più spazio possibile alla comprensione del suo senso autentico, in ogni sua ora e soprattutto nel Triduo che la Pasqua prepara.

Ricordiamo allora che il primo giorno di questo Triduo è il giovedì nel quale la Chiesa fa memoria della sua nascita, dell’istituzione dell’Eucarestia, del significato del servizio. Sì, il servizio, quello che significa guardare all’altro, chinarsi sui suoi bisogni, riconoscerlo fratello a noi essenziale, perché non è autentica una gioia con noi stessa come unica misura. Riflettiamo poi sulla notte del Getsemani, con i diversi modi del cedimento al peccato, dal tradimento alla paralisi della paura, la notte che per Pietro – e con lui per la Chiesa che su lui è edificata – è prima del sonno, poi della violenza, poi del diniego, del rinnegamento, infine del pianto. Riflettiamo su quel pianto, sempre e soprattutto quando piangiamo o ci adiriamo su cose delle quali ci sentiamo vittime, attribuendone la responsabilità ad altri o addirittura a Dio.  Gesù Latera pH Laura Ciulli

Il secondo giorno è il venerdì della Passione del Signore, della croce che sembra la prova di una sconfitta, che sembra consegnare la speranza alla morte. Riflettiamo su come la schizofrenia comunicativa nella quale siamo immersi da un lato tenda a negare la morte o a considerarla un fatto privato, dall’altro a ridurre a numeri le infinite vittime delle tragedie mondiali, a partire da quei migranti dei quali ha parlato Papa Francesco all’Angelus della Domenica delle Palme.

Pietà, pH Laura Ciulli Il terzo giorno è il sabato senza liturgia, unico caso nell’anno. È il tempo del silenzio, perché sembra che le parole siano ormai inutili, di quel silenzio però nel quale la Parola del Signore scava in quella paralisi, prepara lo spazio per incominciare a comprendere il senso autentico di quella speranza, prepara il sepolcro vuoto, la sconfitta della morte.

In attesa di rincontrarci nella gioia della Pasqua, cerchiamo dunque di imparare ad ascoltare quel silenzio nel quale possiamo udire, noi suoi fratelli, la voce di chi è Via da seguire, Verità da illuminarci, Vita che ci abbracci nel tempo e nell’eternità.

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