Notizie circolanti da tempo a Viterbo e non solo e ora rese pubbliche da un quotidiano nazionale, hanno posto all’attenzione di molti quanto sta accadendo all’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana, dove si sono arroccati esponenti di una setta scismatica che di quel luogo ha usurpato l’eredità spirituale e ha pervertito il magistero della rifondatrice, quella Tommasina Alfieri che fu una delle espressioni più alte del laicato cattolico del Novecento e un’anticipatrice per molti aspetti del Concilio Vaticano II.

Tommasa Alfieri, pH Laura Ciulli
Tommasa Alfieri

Sosta e Ripresa, che da Tommasina Alfieri fu fondata, in quell’Eremo è stata prodotta per decenni, prima che se impadronissero persone che, vivente l’Alfieri, mai vi avevano posto piede. Il che in sé sarebbe poco, se fin da subito non avessero infangato il nome suo e della Familia Christi, l’opera laicale da lei fondata e trasformata in una setta di pseudo chierici, poi sciolta dalla Santa Sede.

Da quanto sempre scritto su questa testata, appare chiaro cosa pensiamo io che questo giornale dirigo e chi oggi ne è di fatto l’editore, quel Mario Mancini, che di Tommasina Alfieri è l’erede autentico, di quanti oggi in quell’Eremo sono asserragliati – sbarrando i cancelli a chiunque non appartenga alla loro perversione – e della presenza in esso di un vescovo scismatico che chiama Papa Francesco falso titolare della Cattedra di Pietro.

Di recente, tra l’altro, è stato espresso senza possibilità di equivoco nel mio editoriale del 26 dicembre scorso, che pure tratta di vicende generali e di minacce alla Chiesa, senza scendere della vicenda specifica dell’Eremo.

Ma la direzione di Sosta e Ripresa, quell’Eremo com’era e cosa doveva rimanere vuole che i suoi lettori sappiano. E reputa a questo scopo utile farlo raccontare da colei che lo aveva ricreato e ne aveva ispirato la bellezza fisica e morale oggi dispersa. Lo faremo nei prossimi giorni.

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