Fratelli tutti, Enciclica Papa Francesco

NOTA DELLA DIREZIONE

Pubblichiamo la prima parte della lettura in una prospettiva biblica della lettera enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco fatta per il nostro giornale da padre Ubaldo Terrinoni, Ofm conv., nella convinzione di offrire ai lettori di Sosta e Ripresa un prezioso strumento per meglio comprendere tale importante documento del magistero pontificio. Domani pubblicheremo la seconda e conclusiva parte della riflessione di padre Terrinoni.

“A tutte le persone di buona volontà” (FT, 6)

L’attuale successore di Pietro, Papa Francesco, è davvero un “santo rivoluzionario” perché dà voce e corpo al Vangelo e lo fa esistere e lo fa vedere. “Tutto ciò che fa e dice ha sapore di Vangelo – afferma il vescovo Bruno Forte – e fa intuire il potere di trasformazione e di salvezza per tutti”. E a tutti garantisce il suo servizio, come egli stesso conferma: “La concezione evangelica dell’autorità è il servizio: il Papa deve servire tutti. Non è un caso se uno dei titoli del Papa è Servus servorum Dei”.

Il tutti di Papa Francesco si apre su un orizzonte universale. Certamente egli è il Vescovo di Roma; certamente egli è il Pastore della Chiesa che presiede alla carità. Ma tutti i popoli della terra (e ogni singolo uomo) si sentono accolti, rispettati, ascoltati e amati da lui. Anche colui che esclude Dio dalla sua vita e colui che non ha il dono della fede; anche tutti i credenti di altre religioni possono appellarsi a lui con fiducia. La sua parresia (cioè “la franchezza”) e il suo profondo senso di Dio gli offre la garanzia e l’occasione prossima di incontri e di dialoghi inediti. Del resto, la recente Enciclica “si apre al dialogo con tutte le persone di buona volontà” (FT, 6. 56. 268. 285).

Il Papa “tende con questa Enciclica a una sintesi del suo pensiero e del suo pontificato. In questi anni più volte richiamato nel senso etimologico e nella responsabilità che sottintende (in latino pontifex significa “costruttore di ponti”); e Francesco ha cercato fin dall’inizio del suo ministero di essere un costruttore di ponti nei momenti di più gravi crisi, e sempre ha additato il male da combattere in primo luogo nell’egoismo: egoismo personale, egoismo ecclesiale, egoismo nazionale e di classe, con relative chiusure”.

Anche solo dal suo semplice incipit, l’Enciclica lo conferma: “Fratelli tutti!”. Nella fonte documentaria è un vocativo di cui si serve san Francesco d’Assisi nelle Admonitiones (precisamente nella VI Ammonizione): “Guardiamo, fratelli tutti, il Buon Pastore…”. Il Santo rivolge ai suoi frati l’invito per proporre “una forma di vita dal sapore di Vangelo” (FT, 1). E “fratelli” è stata anche la prima parola con cui il Papa ha interpellato la folla radunata in piazza san Pietro la sera della sua elezione: il 13 marzo 2013.

Il documento pontificio è costituito da 8 capitoli e da ben 287 paragrafi. Si configura più come un trattato ben articolato piuttosto che come una Lettera apostolica. Si offre per la lettura e la riflessione con la semplicità del tono caldo e fraterno e non con la solennità magisteriale. Del resto, risulta molto chiaramente che il Papa rifugge dal tenere discorsi tecno-astratti, preferendo sempre la concretezza dell’esperienza. Inoltre all’attento lettore non sfugge l’uso della prima persona “io” a cui il Santo Padre ci ha abituati e non il solenne “noi” che inevitabilmente impone una certa distanza tra Padre e Figli, tra Pastore e Gregge.

E’ la terza Enciclica del pontificato di Francesco. Dopo la Lumen fidei del 2013 e la Laudato si’ del 2015, ecco la Lettera Fratres omnes, “sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Non è stata annunciata dalla Città del Vaticano come è costume, ma dal Sacro Convento di Assisi; inoltre è stata firmata sulla tomba di san Francesco nella vigilia della sua festa, il 3 ottobre 2020. A motivo del Covid pandemico, il tutto si è svolto in forma privata, senza concorso di popolo.

Il focus della presente riflessione sul documento destinato a tutta la Chiesa si circoscrive soprattutto al capitolo secondo e, precisamente, alla parabola del buon samaritano come viene elaborata e approfondita dal Papa (Lc 10, 25-37). Questa fonte evangelica lucana ci sembra risulti, come in filigrana, il fondamento biblico-teologico di tutto il documento pontificio, che merita di essere studiato e meditato integralmente.

Continua …

Condividi