Sarà Papa Francesco a concludere domani sera, martedì 25, la riunione a Roma dal significativo titolo Un grido di pace, edizione di quest’anno degli incontri Uomini e Religioni organizzati dal 1986 dalla Comunità di Sant’Egidio, aperta ieri con gli interventi, fra gli altri, dei presidenti italiano e francese, Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron, del cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, del rabbino capo di Francia Haïm Korsia,  e da Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, segretario generale della Muslim World League, e con una testinianza dell’ucraina Olga Makar.

Papa Francesco

I lavori, moderati dalla belga Kieboom Hilde, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, sono stati aperti dal fondatore di questa, Andrea Riccardi, il cui intervento ha dato subito il senso e le aspettative di questo incontro. Il grido di pace che in queste ore si alza da Roma, ha detto Riccardi, non è descrive un evento “chiuso in un laboratorio” ma una finestra “di fronte agli scenari del mondo” e davanti alla guerra. “Non si vede una via di uscita” – ha aggiunto –  in questo mondo globale, in cui non cessa la corsa agli armamenti, che favorisce che i conflitti “si eternizzino come in Siria” e in tanti altri luoghi dove i giovani hanno visto solo tempi di guerra. Non si può cessare di affermare che l’unica risposta allo sconforto di un simile scenario resta il dialogo, l’ascolto dell’altro. Insieme con la preghiera, perché anch’essa è “sorella del grido di dolore”. Serve “una visione di pace davanti a pensieri stanchi e rassegnati”. La speranza, ha osservato infine Riccardi, comincia “con il rifiuto di una lettura scontata del presente: bisogna guardare oltre”.

Come detto, questa è la XXXVII edizione,  il trentasettesimo appuntamento di un cammino incominciato nell’ottobre del 1986 ad Assisi con Giovanni Paolo II, in una delle più significative attuazioni dello spirito e del dettato del Concilio Vaticano II. Quell’incontro ad Assisi tra esponenti di religioni e confessioni diversi per “stare per pregare” seppure non era e non è ancora possibile pregare insieme, apparve allora, in un mondo diviso in blocchi contrapposti, la visione e il messaggio per aprire la strada ad una globalizzazione pacifica nella quale le diversità si incontrassero nella convinzione di un destino comune. Questi decenni hanno inferto duri colpi a quella speranza. Eppure il dialogo resta imprescindibile per ogni persona, di ogni religione o confessione o anche solo di fede nella causa dell’uomo. Quando menti e cuori si aprono, infatti, per citare ancora Riccardi, “nascono strade per rispondere al grido della pace”.

 

Foto tratte dal web

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