Matteo Gamerro Alessandra Croci Viterbo

Quello del titolo è Matteo Gamerro, il giovane ingegnere di Barone Canavese, in Piemonte, al quale da venticinque anni una malattia invalidante come la sclerosi multipla, che lo ha colpito venticinque anni fa e che da oltre dieci anni lo obbliga alla sedia a rotelle, non impedisce una vita piena, dal lavoro all’Alenia aerospaziale all’impegno sociale a far conoscere la sua malattia e a sostenere la ricerca di cure. La sua Joëlette è una carrozzina fuoristrada monoruota, che permette a qualsiasi persona diversamente abile di fare percorsi accidentati, con l’aiuto di almeno due accompagnatori. Sulla sua, Matteo è tornato venerdì scorso 17 novembre a Viterbo, dove era già passato in un pellegrinaggio due anni fa, sempre in Joëlette, e ha trovato ad accoglierlo Alessandra Croci, la consigliera comunale delegata alla via Francigena e al Giubeleo 2025.

Perché Matteo è un pellegrino ed Alessandra dei pellegrini che transitano nella Tuscia si occupa, non solo per ruolo istituzionale, ma anche e soprattutto per l’importanza di riscoprire e restituire il senso del pellegrinaggio propria della vita non solo cristiana, ma umana ‘tout court’. Tra l’altro, è tra i conduttori di Joëlette, patentati dopo un apposito corso, che accompagnano i pellegrini su questa speciale carrozzina nei tratti più difficili del cammino.  Matteo li chiama i suoi ‘Angeli-muli’, e per qualche ora ha annoverato tra loro proprio questa donna determinata e forte, che siede nel Consiglio comunale di Viterbo.

Nei pellegrinaggi in Joëlette  Matteo ha percorso chilometri e chilometri. Quelli che lo hanno visto transitare anche per Viterbo sono stati 1.200. In parte sul cammino di San Michele, che inizia a Mont St-Michel in Normandia, attraversa la Francia fino al Moncenisio e percorre 1530 km in Italia, da nord-ovest a sud-est, per arrivare sul Gargano passando per Roma, prima di passare in navigazione toccando l’isola greca di Symi con il monastero di San Michele a Panormitis, per poi concludersi al monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo sopra Haifa, in Israele. In parte lo ha fatto sulla via Francigena, che congiunge Canterbury a Roma, lungo l’itinerario tracciato poco prima dell’anno Mille da Sigerio, l’arcivescovo della città inglese.

Matteo Gamerro Alessandra Croci Viterbo monumento al Pellegrino Venerdì, dunque,  Matteo ha segnato a Viterbo questo traguardo importante dei 1200 chilometri –  parziale perché è stato, insieme con i genitori e ad alcuni amici, anche a Santiago de Compostela, dopo nove tappe per 160 chilometri, del cammino che porta al santuario spagnolo che custodisce la tomba dell’apostolo san Giacomo –  e lo ha fatto in un momento altrettanto importante della vita della città, il cui Consiglio comunale ha approvato all’unanimità l’adesione alla Disabily card, il documento europeo che disciplina le misure pubbliche per aiutare chi si trova in tale condizione.

Lo ha espresso con sintesi felice Alessandra Croci sulla sua pagina Facebook scrivendo: “Oggi il cerchio si è chiuso: 1200 km sul Cammino di San Michele e Via Francigena

* Due anni fa la firma sulla pietra a Formello

* Ieri in Consiglio comunale Matteo ha suggellato il voto unanime della Disabily card

* Oggi la sua firma è stata eternizzata a Viterbo“.

Monumento al Pellegrino Viterbo Alessandra Croci e Matteo Gamerro
Monumento al Pellegrino, Viterbo

Nel capoluogo della Tuscia, infatti, Alessandra ha accompagnato Matteo a deporre la pietra con il suo nome davanti al monumento al Pellegrino inaugurato un anno fa in località San Lazzaro, alle porte della città, proprio per volontà e iniziativa della consigliera. L’opera, realizzata dall’artista Cinzia Chiulli, è composta da tante mattonelle di peperino e davanti, a simboleggiare il percorso, ci sono proprio dei i piedi composti da tanti più piccoli firmati dai pellegrini.

Quella che è giusto chiamare l’amorevole accoglienza di Alessandra Croci, espressione piena dell’abbraccio della città, ha dunque reso ancora più significativa la sosta a Viterbo, del giro che l’ingegnere piemontese sta compiendo anche per far conoscere, soprattutto nelle scuole, il film documentario che racconta la sua esperienza e che già aveva presentato due anni fa nel capoluogo della Tuscia. Si intitola “Si può fare” ed è un titolo indovinato, perché mostra la capacità di trasformare la sua malattia in energia positiva. Capacità di sicuro sua, ma anche possibilità e diritto per  quanti si trovino in simili condizioni.

A Viterbo c’è una consigliera comunale che dimostra di averlo capito e lo sta testimoniando da tempo, battendosi affinché venga riconosciuta la dignità a chi è disabile, tramite il riconoscimento del loro essere soggetti attivi e dei loro diritti all’integrazione scolastica, lavorativa e sociale. Del resto la qualità di vita in una comunità si può misurare in buona parte dall’impegno nell’assistenza ai più deboli e ai più bisognosi e nel rispetto della loro dignità di uomini e di donne.

E vale anche per la comunità ecclesiale. Non a caso, Papa Giovanni Paolo II ammoniva a suo tempo che per la persona disabile “non è importante fare quello che fanno gli altri, ma fare ciò che è veramente bene per lei, attuare sempre più le proprie ricchezze, rispondere con fedeltà alla propria vocazione umana e soprannaturale“.

La foto di copertina è stata tratta dal web

 

 

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