Questa seconda domenica d’Avvento si è rivelata per l’Associazione intitolata al viterbese Beato Domenico Bàrberi una giornata che le ha dato diversi motivi di gratitudine. Il primo e ovviamente più importante è il rendimento di grazie che l’assemblea pronuncia coralmente al termine della Messa. Questa domenica tale gratitudine al motivo principale, cioè la presenza reale di Gesù Eucarestia che si è comunicata ai partecipanti, si è aggiunto quello, confermato ormai da alcune settimane, per l’accoglienza fraterna all’associazione viterbese, da parte della comunità ecclesiale della parrocchia di San Pellegrino e del parroco don Mario Brizi.

Un’accoglienza che sta rendendo meno penosa l’impossibilità di accedere alla sede abituale delle liturgie dell’associazione, cioè la chiesetta di Santa Maria Mater Amabilis a Castel d’Asso, inagibile per i lavori di rifacimento del tetto. Un’accoglienza fatta anche di gesti significativi, come quello della signora Rita Pelliccioni, che guida i canti liturgici della parrocchia e che ne sta scegliendo di conosciuti dai nuovi ospiti.
La Messa è stata presieduta da don Gianni Carparelli, che è membro del consiglio direttivo dell’associazione e che all’omelia si è soffermato sul significato del Battesimo proposto dal Vangelo del giorno (Mc 1,1-8) nel quale Giovanni Battista annuncia che al suo battesimo nell’acqua seguirà il battesimo nello Spirito Santo. Don Gianni ha insistito, in particolare, sul vivere il battesimo con il desiderio e con la volontà incontrare il Signore e di rendere sul suo esempio la nostra vita servizio, attenzione, accoglienza, rispetto.
Un altro motivo di gioia e di fraternità, certo meno importante della partecipazione alla Mensa eucaristica, ma non meno sentito c’è stato dopo la Messa. Nei locali dell’Ospitale del Pellegrino, adiacenti alla chiesa, si è tenuto un pranzo con lo scopo di raccolta fondi, destinati soprattutto alle opere di carità del Vescovo. Di rilievo non è stata certo la cifra realizzata, né se lo attendeva un’associazione con mezzi materiali decisamente scarsi e con scopo non facile di far conosce meglio la figura del Beato Bàrberi nella sua natia Viterbo, dove è quasi ignorata. Ma in compenso di rilievo è stato, oltre allo spirito dell’iniziativa, il modo della sua realizzazione e il clima davvero di amicizia, servizio, attenzione e rispetto, per usare anche in questo contesto il senso dell’omelia ascoltata poco prima a Messa.
Un clima che ha coinvolto tutti, ma del quale va il merito soprattutto a tre donne, Katia, che dell’associazione fa parte, Valeria e Francesca Romana che si sono messe a disposizione, in spirito di autentico volontariato di servizio, per preparale un pranzo non solo squisito e abbondante, ma persino sontuoso nella cura dei particolari, eleganti nella loro essenziale semplicità. Per la verità qualche contributo di servizio lo hanno dato anche alcuni soci dell’associazione, sia pure a livello di manovalanza, dato che alla fase creativa e realizzativa – in cucina – non sono stati in pratica ammessi.
Al termine c’è stato un breve intervento del direttore di Sosta e Ripresa, il giornale del quale l’associazione è diventata quest’anno editrice, che ne ha succintamente spiegato la storia, gli scopi e la condizione attuale, compresi i modi per sostenerlo. Direttore di un giornale fatto su base esclusivamente volontaria, ha messo a profitto l’occasione per cercare nuovi collaboratori, a partire da don Mario Brizi del quale ha avuto modo di apprezzare lo stile di scrittura al tempo stesso elegante e sapientemente divulgativo. E visto che Katia già lo è, si è messo in testa di convincere anche Valeria e Francesca Romana a diventare socie dell’associazione. Perché è il volontariato di servizio a dare senso e risultati ai luoghi e alle strutture che creano fraternità

Al momento del congedo a tutti è stato offerto in dono, accompagnato da un dolcetto, un cartoncino con il testo della preghiera per la mensa scritta da Tommasina Alfieri, figura luminosa del laicato cattolico del ‘900 che di Sosta e Ripresa fu la fondatrice.
Foto a cura di Sandro Mosè Toso