Novanta secondi alla mezzanotte dell’umanità, cioè alla catastrofe mondiale totale. Li segna in questo 2023 il cosiddetto Doomsday Clock, l’orologio simbolico creato 75 anni fa da scienziati atomici – tra gli altri Albert Einstein – citato dal segretario generale dell’Onu, António Guterres, nel suo discorso di inizio anno.

António Guterres
António Guterres

Ed è significativo che l’esame della minaccia, ormai più pericolosamente incombente di quanto non sia mai stata, neppure al culmine della cosiddetta guerra fredda, abbia evidenti parallelismi con il discorso di quest’anno tenuto da Papa Francesco al corpo diplomatico presso la Santa Sede. Solo novanta secondi, su questo particolare orologio, per fermare lo stupido, criminale conteggio alla rovescia verso la più completa follia.

Doomsday Clock
Doomsday Clock

Un punto, soprattutto segna la follia di non fermare quel “tictio” minaccioso: la mancanza di visione. Ci sarebbero infatti i modi per farlo, le soluzioni per scongiurare la distruzione globale, verso la quale spingono il mondo le guerre continue, la crisi climatica, l’abissale disuguaglianza tra ricchi e poveri. Accade in tante realtà di costruzione di pace, di promozione e tutala dei diritti dell’uomo, di solidarietà alla base dello sviluppo sociale. Tanti ostinati impegni nella tutela dei diritti. Tanti esempi, ma parcellizzati, impossibilitati a fare sistema.

Guerra UcrainaPerché purtroppo sono parcellizzate o peggio spinte a una radicalizzazione dell’odio o una sedazione nell’ignavia le opinioni pubbliche. Dalla fine dello scorso febbraio alla fine di questo quasi solo la vicenda dell’Ucraina, dove quasi nessuno, con poche eccezioni a partire dal Papa, cerca davvero di dare opportunità al negoziato, sembra essere bastata da un lato a concentrare e forse a saziare, almeno per il momento, la voracità dei costruttori di armi e di morte, dall’altro marginalizzare e nascondere altre vicende analoghe e ormai incancrenite, altre convergenti minacce per l’umanità, sottratte all’attenzione delle opinioni pubbliche da un’informazione nell’ipotesi migliore distratta.

E l’ostacolo, anzi il nemico, è purtroppo ciò che a quel compito dovrebbe provvedere, cioè la politica, dalle sue espressioni locali, al generale contesto internazionale. Una politica sempre più complice – per incapacità e supina acquiescenza o per colpevole interesse – dei mercanti di morte e della finanza rapace che domina e corrompe l’economia mondiale. Ne dà una prova palese il declino della rilevanza dell’Onu e dei suoi principi fondanti di multilateralismo e di pari dignità tra individui e popoli. La stessa espressione “comunità internazionale” ha sempre meno senso, appare sempre più un ossimoro, una palese contraddizione in termini.

Papa FrancescoNel suo discorso di inizio anno al Corpo diplomatico, Papa Francesco ha ricordato che solo risolvendo la crisi del sistema multilaterale si possono percorrere strade di pace e che “… ciò esige una riforma degli organi che ne consentono il funzionamento, affinché siano realmente rappresentativi delle necessità e delle sensibilità di tutti i popoli, evitando meccanismi che diano ad alcuni maggior peso a scapito di altri. Non si tratta dunque di costruire blocchi di alleanze, ma di creare opportunità perché tutti possano dialogare”. Ma per molti – anche nelle nostre città e persino tra quanti frequentano le nostre chiese – il Papa va ascoltato solo quando è d’accordo con loro.

 

Condividi