(Dall’introduzione della direzione di Sosta e Ripresa)

Un luogo di sosta per recuperare la dimensione spirituale e una qualità del vivere che il tempo presente rende spesso difficile da cercare. L’Eremo Sant’Antonio alla Palanzana è tutto questo ed altro ancora. Il convento dei Cappuccini alla montagna, ora Eremo Sant’Antonio, è un luogo dello spirito immerso in un magnifico contesto naturale, con scorci paesaggistici tra i più belli di tutta l’Italia centrale. L’Eremo è plurisecolare; fu eretto infatti nel 1538 ed è tra i primi della riforma dei Cappuccini in Italia. Domina dall’alto la città di Viterbo e la piana circostante, spaziando fino al monte Amiata e al mar Tirreno. Ospitò Papa Gregorio XIII, San Felice da Cantalice e San Crispino da Viterbo. Quest’ultimo è stato il primo santo canonizzato da Giovanni Paolo II e nel convento si conserva intatta la sua cella.

Tommasa Alfieri
Tommasa Alfieri

Oggi si mostra con l’impronta di un restauro sapiente, dovuto al genio e alla delicatezza di cuore di una persona eccezionale, Tommasina Alfieri, che lo volle come luogo di sosta, di riflessione e di crescita, per l’opera Familia Christi, da lei fondata nel 1937. È un luogo aperto anche a coloro che desiderano sostarvi per poche ore o per qualche giorno, per immergersi in un ambiente carico di storia e di arte proiettato nella dimensione del trascendente. Al tempo stesso esso offre la più assoluta e concreta genuinità, con coltivazioni ed allevamenti del tutto naturali molti decenni prima che si parlasse di agricoltura biologica. Un luogo povero e insieme ricco ove la natura, resa giardino dalla cura dell’uomo e l’ospitalità premurosa rendono colorati e accoglienti tutti i locali e gli ambienti dell’antico edificio. Una visita all’Eremo è un avvenimento che si ricorda a lungo.

Ma più a lungo persistono nella memoria i sapori delle ore di silenzio e di meditazione trascorse nella sobrietà raffinata delle stanze, rimaste celle monastiche, ma addolcite da un tocco premuroso di mano femminile. Tutto aiuta a fuggire l’illusione del mondo e a trovare riposo con l’acqua della fonte divina.

(Uno sguardo che accarezza la memoria. Dagli scritti di Tommasa Alfieri. Ed. Amici della Familia Christi 2010 Viterbo pag. 16).

Nella foto del titolo il cancello dell’Eremo, al tempo in cui era sempre aperto all’accoglienza mentre oggi non lo è più

Un antico arco

Arco eremo Tommasa Alfieri

Un arco pacifico, ben piantato sui pilastri laterali: attraverso di esso si vede una strada che pare campestre, piana, serena, che promette una passeggiata senza fatica.

Ma sarà poi la strada per l’Eremo?

Pare strano. Un eremo… qualcosa di diroccato, di difficile a raggiungersi, di duro insomma…

Però da qui pare si debba passare… Poi si vedrà. Purché, certo, non si debba tornare indietro perché non si è trovato… tornare indietro a vuoto, quanto è brutto sempre!

Tornare indietro senza aver raggiunto la meta perché ci hanno dato una indicazione errata; perché si è sbagliato l’imbocco della strada; perché ad un bivio si era soprappensiero e non si è scelto il giusto; perché ci si è distratti; perché la strada si era mostrata impervia e si è avuto paura che diventasse peggio; perché erano sorti dei dubbi e la notte scendeva; perché non si è trovato nessuno per potergli chiedere se era la strada giusta; perché si è trovato qualcuno che a questa domanda ha risposto: “Non so nulla, sono forestiero come lei…”; perché si è trovato qualcuno che ha pescato nei suoi ricordi ed ha risposto: “Mah! ho un vago ricordo, ma non mi sembra che sia di qua…”.

Ma per quante ragioni si può tornare indietro… perché si è sbagliato proprio; perché si aveva paura di sbagliare; perché si avevano poche convinzioni; perché la strada è sembrata troppo aspra e si è preferito non correre rischi a vuoto: perché l’interesse di arrivare era più di curiosità che di volontà; perché si è riflettuto troppo o troppo poco e si è tornati indietro senza trovare…

Però non sono troppe tutte queste considerazioni dinnanzi a questo arco?… già queste ti leverebbero la voglia…

Bisogna affidarsi alla Provvidenza. Il Signore può mettere un arco placido all’inizio di una strada ardua o viceversa. Qualcosa che ti invita o qualcosa che ti respinge…

Un arco sereno di fronte ad una strada dura, un arco aguzzo e stretto all’imbocco di una strada che sarà, invece, piana…

Sono inganni? Se sì, divini. Perché poi la strada comunque sia, la strada è Lui, Via, Verità, Vita. E quando Lui ti ha portato all’arco di inizio tu non devi fare altro che passarlo, poi continuare sapendo con Chi sei e con Chi cammini…

E poi ancora, ai primi come agli ultimi passi. Ave Maria, Stella Viatorum.

(Uno sguardo che accarezza la memoria. Dagli scritti di Tommasa Alfieri. Ed. Amici della Familia Christi 2010 Viterbo pag. 20).

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