Il tabernacolo
Un altare… il nostro altare all’Eremo… che gioia soffermarsi dinnanzi all’altare ad ascoltare il Signore!
Venendo dall’esterno nelle giornate di gran calura, si è avvolti da un’ombra trasparente e fresca che pare sottolineare il Mistero augustissimo di quel luogo. Come di notte quando la luce della lucerna ad olio fa intravvedere le sagome, ed i dettagli intorno al Tabernacolo quasi svaniscono.
Ed una Presenza diventa ancora più interiormente evidente.
Allora gli occhi cercano sulla costa della pietra che sostiene il Tabernacolo la scritta, quella che non finisce mai di sorprendere e di commuovere, letta di giorno, di sera, intravista di notte… incisa profondamente sul peperino e marcata di rosso che pare sangue…
Ecce, Ego vobiscum sum. Ecco, Io sono con voi.
Così, pianamente, come sussurrata ad un amico che passa un po’ distratto, quasi toccandogli la spalla per farlo voltare e per guardarlo in viso e sorridergli…
Ecco, sono qui con voi, con te: sosta e parleremo.
Quanto è dolce ed è dura questa frase! Una affermazione che è tutta Amore ed è rimprovero… Io sono qui con voi… e voi… dove siete?…
Tutto intorno è silenzio: ma il Signore è lì e parla.
Quel con voi sconvolge e fa chiudere gli occhi, per vederLo.
Sta suonando una campana, è quella della mensa.
Ma viene di dirGli: “Verrò, verremo presto Signore, ad adorarti qui”. Ma Egli è più rapido e pare dica ‘Vengo anche io, dove la campana chiama perché… ecco io sono con voi… sempre nella SS.ma Eucarestia tra il tripudio degli Angeli e in ogni ora della vostra giornata. Guarda bene e mi troverai perché lo sonosempre con voi”.
Quella campanella della mensa assomiglia alla campanella della Elevazione.
Quest’Aquila che regge sulle sue ali spalancate il leggio dal quale si diffonde la Parola di Dio nel Vangelo della S. Messa, è un’aquila che “vede”. II suo sguardo non cerca, scrutando; quest’aquila sta fissando i suoi cchi nel Sole.
Le parole di San Giovanni Evangelista, del quale è simbolo, risuonano… “In principio era il Verbo, ed il Verbo era presso Dio ed il verbo era Dio”. L’occhio dell’anima capace di aggirarsi intorno al mistero, di intuirlo (quali bagliori!) E di non essere accecato.
Il mistero di un amore insondabile, di una Incarnazione insondabile, di una Passione insondabile, di una Resurrezione insondabile…
Non è un’aquila che cerca una preda per ghermirla; è un’aquila che scruta il mistero e sale.
Perché un’aquila per leggio?
Perché la leggenda dice che l’aquila può fissare il sole.
O Giovanni, accompagnaci vicino al Mistero insondabile dell’Amore di Gesù e facci cadere in ginocchio vicino al mistero della Sua Croce!
(Uno sguardo che accarezza la memoria. Dagli scritti di Tommasa Alfieri. Ed. Amici della Familia Christi 2010 Viterbo pagg. 63-66).
(Continua)