La neve

Nevica: prima piccoli fiocchi a vortice che si appiccicano ai vetri delle finestre e si sciolgono, che arrivano a terra e spariscono.

Poi, piano piano, i fiocchi si fanno larghi, hanno una specie di spessore, scendono solenni e coprono… tutto si riveste di bianco.

Quando nevica cresce il silenzio, all’Eremo. Sembra che la natura si raccolga, si nasconda, si metta in ascolto… di che? di chi?

La neve non fa rumore: non è come la pioggia, la grandine che picchiettano e si fanno sentire fin dalle prime gocce e dai primi chicchi.

La neve scende e se non guardi la finestra non te ne accorgi neppure… non fa rumore, eppure… ha voce e parla. È un leggerissimo sfiorare gli alberi, i tetti, le pergole, la terra… quasi il rumore appena percettibile di una piuma che scende dal cielo…

Strano: la voce della neve! Eppure parla e te la senti dentro, la sua voce. È un richiamo, un invito, pare una promessa…

Certo, se la neve cresce, se i fiocchi diventano troppo fitti e pesanti, se gli alberi si piegano troppo sotto la coltre bianca che ne può spezzare i rami, la neve fa un po’ paura…

Ma ora, no, scende dolce e non farà danni, darà solo trasparenza all’aria e renderà il paesaggio stupendamente bello: aprendo il portone al piazzale dei pini farà venir voglia di volare per non sporcare con nessuna impronta la coltre bianca, intatta, senza segni di passaggi terreni.

Ma parla la neve, parla Qualcuno nella neve: “date il torto a me, dice il Signore, se non farò che i vostri peccati, fossero pure come uno scarlatto diventino bianchi come neve…”.

Come la neve! bianco così!

Ed ogni fiocco pare ripeta la promessa di infinita misericordia ed accenda nel cuore l’anelito ad una totale purezza.

Il Signore sta facendo scendere la neve più di dentro che di fuori e lo si sente in una gioia piena di conforto e di pace.

Fra poco finirà di nevicare, ma la coltre bianca rimarrà, con la sua voce, fino a domani.

Tommasa Alfieri, pH Laura Ciulli
Tommasa Alfieri

La voce del silenzio

L’Eremo parla: ha una voce profonda di secoli ed insieme giovane di anni: una voce tutta sua che risponde a domande non fatte, ma tenute dentro; a bisogni non espressi, ma sentiti; ad interrogativi nascosti, ma veri.

Da dove viene questa voce?… viene dalla terra, dalle piante, dal cielo, dai tramonti infuocati, dai richiami della campanella, dalle luci accese nella penombra della Chiesa… viene dal Tabernacolo e dalla scritta che c’è sotto incisa nella pietra “Ecce ego vobiscum sum” ma da dove poi viene?

Ti parla dentro, l’Eremo e soprattutto ti accende una sete tutta particolare: una sete di Dio, un desiderio cocente di dimenticare tutto, e cercare il Suo Volto. “Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto” (Ps.27,8).

O beata sete! o beatitudine della sete! l’arsura benedetta dell’Acqua Viva che sale a vita eterna.

Quanto l’Eremo aiuta a fuggire la sazietà di ubriacatura che il mondo offre e che cancella l’arsura santa placata solo dall’Acqua della Fonte Divina!

Ma sì, proprio, all’Eremo viene sete. Quanto esso richiama alla preghiera assetata di incontro con il Signore! Alla contemplazione delle sue opere che ti fanno bere alla grandezza del suo amore per noi!

“Intensità di vita: fame e sete di intensità… non importa quanto si vive, ma quanto intensamente si vive… Mettere in ogni istante tutto lo sforzo, tutto l’amore di cui si è capaci, senza guardare al consumo, desiderando solo che esso sia il più intenso e il più profondo possibile…”.

Così diceva e chiedeva Mons. Canovai.

Sete di intensità, sete di Dio, sete di conoscerLo sempre più, sete di amarLo sempre più, sete di possederLo sempre più…

O beata letificante sete che estingue ogni altra sete…

Sete detta sulla Croce “Sitio”!

Ho sete: balbettato dall’anima nostra in adorazione del Signore.

Sete che l’Eremo ti ripete e ti riaccende… e poi con un fruscio d’ala ti placa…

Sia benedetto!

Uno sguardo che accarezza la memoria. Dagli scritti di Tommasa Alfieri. Ed. Amici della Familia Christi 2010 Viterbo pagg..144-147)

(Continua)

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