Alla domanda del titolo ha cercato risposte la mattinata di studio svoltasi sabato 13 gennaio a Viterbo su questa enciclica, forse la più significativa di Giovanni XXIII, e sul suo insegnamento rimasto largamente non recepito negli oltre sessant’anni dalla sua promulgazione nell’aprile del 1963. Quel Papa fu spinto dalla preoccupante situazione mondiale a scrivere questo accorato documento rivolto, per la prima volta, a tutti gli uomini di buona volontà invece che ai soli membri della Chiesa cattolica. A tanti anni di distanza, purtroppo, la situazione non è che peggiorata con una guerra mondiale a “pezzi” che ripete gli orrori del secolo scorso.
Fra i tanti appelli alla pace, apparentemente inadeguati, che si levano in ogni parte del mondo, quello di sabato 13 gennaio, nella splendida Sala Regia di Viterbo, assume un carattere più strutturale per quanto riguarda questa diocesi: è infatti la prima iniziativa del nuovo Servizio di Formazione Socio-Politica voluto dal vescovo Orazio Francesco Piazza per un approccio metodologico che impegni i cattolici nella politica. Il servizio è affidato al giornalista di Tv2000 Pierluigi Vito che ha organizzato e condotto l’evento. Così, dopo i saluti delle autorità il vescovo stesso ha annunciato l’istituzione di una scuola di formazione (diretta a giovani universitari e liceali) per crescere nella responsabilità civile proprio come risposta alla sollecitazione di alcuni passi dell’enciclica. La scuola sarà intitolata al viterbese Mario Fani, co-fondatore della Società della Gioventù Cattolica Italiana, dalla quale sarebbe poi nata l’Azione Cattolica e più in generale l’impegno di formazione sociale mai venuto meno anche dopo il “non expedit” della Santa Sede che precludeva ai cattolici la partecipazione alla vita politica del Paese.
Simona Segoloni Ruta ha allargato la riflessione anche alla Lumen Gentium a partire da “I segni dei tempi” e da un equilibrato rapporto Diritti/Doveri: “è più difficile stare dalla parte dei deboli” ha fatto notare.
Marco Tarquinio, nel suo intervento ha proiettato gli insegnamenti della prima parte dell’enciclica (l’ordine tra gli esseri umani) sulla attuale situazione dei rapporti sociali denunciando tutte le incongruenze ed i problemi che affliggono più che mai le comunità benestanti.
Mao Valpiana è sceso più nel dettaglio affrontando i vari strumenti della resistenza pacifica, del boicottaggio, della obiezione di coscienza, della non-violenza rispetto sia agli uomini cha alla natura
Anche Maria Bencivenni ha approfondito i temi del rifiuto della logica degli armamenti con vari esempi virtuosi di singoli e di comunità.
Infine un luminoso esempio di uomo di pace, caro al pubblico che gremiva la Sala Regia, è stato illustrato da Antonella Liotta: quello del Vescovo Dante Bernini che ha lavorato per la Pace sia nelle istituzioni internazionali sia nell’impegno personale in difficili missioni nel terzo mondo. A questo proposito don Gianni Carparelli ha ricordato che sta per presentare la II° edizione del suo libro dedicato a don Dante per i tipi della Ed. APS amici del Beato Domenico della Madre di Dio, il viterbese Domenico Barberi, editrice di Sosta e Ripresa.
A fianco del tavolo dei relatori era posta la lampada accesa della “Luce della Pace” proveniente dalla Basilica della Natività di Betlem che gli scout dell’AGESCI hanno distribuito in tutto il mondo. Al termine del Convegno la Lampada è stata consegnata alle suore del Monastero di S Bernardino a Viterbo che ne cureranno il mantenimento.

In serata è arrivato a Viterbo, in cammino per Gerusalemme, il pellegrino per la pace Albert Castellò. Dal 2013 ha percorso a piedi decine di migliaia chilometri da Valencia a Santiago e poi attraverso Spagna, Francia, Svizzera e Italia e spera ora di incontrare il Papa a Roma per esporre il suo messaggio di pace. Ad accoglierlo a Viterbo è stata la consigliera comunale delegata alla Via Francigena Alessandra Croci. Per una breve incontro davanti alla Loggia dei Papi lo ha raggiunto Mario Mancini presidente e rappresentante legale dell’associazione intitolata al Beato Domenico Bàrberi, accompagnato da Mariella Zadro che dell’associazione è socia. Ai presenti, che gli hanno promesso impegno per ottenergli un’udienza dal Santo Padre, oltre alle sintetiche notizie sulla sua esperienza, Albert ha detto di ritenere che il cammino vada fatto da soli perché è più fruttuoso se al ritmo dei passi si elaborano le proprie motivazioni e si fa la pace interiormente per portarla agli altri ed al mondo.
Foto di Mario Mancini e di Mariella Zadro