C’è uno strano modo, ormai generalizzato nelle nostre società e sui nostri mezzi di comunicazione di parlare dell’amore. Strano sempre e ancora di più quando si parla della Chiesa. Ne offre un esempio significativo la maniera con la quale è stata raccontata in questi giorni la conclusione della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità. In estrema sintesi, praticamente quasi tutti i commentatori e i servizi televisivi, radiofonici, stampati o postati su internet hanno parlato di due sole questioni emerse dai lavori assembleari: accoglienza degli omosessuali e diaconato femminile ordinato. E ne hanno parlato dandole di fatto per acquisite, il che non è vero e purtroppo si ha l’impressione che si tratti non solo di superficialità, ma di un volontario travisamento della verità.
Il presupposto del quale tenere conto è che la Chiesa non può considerarsi estranea a nulla di ciò che è umano, né certo può sottrarsi al confronto con i mutamenti sociali. Ma confronto e accoglienza non significano accettazione tout court. L’assemblea sinodale, infatti, ha parlato di necessità di approfondire queste due come altre questioni, per una valutazione più aderente al compito di servizio ecclesiale, e di confrontarsi con maggiori elementi nella prossima sessione, tra un anno, del Sinodo. L’identità ecclesiale si basa certo sull’amore, ma sull’amore nella verità.
E sono due parole troppo spesso usate a sproposito. Dire che basta l’amore a dare valore e dignità a una situazione è una solenne corbelleria. Spacciare per verità una propria valutazione più o meno interessata, oltretutto attribuendola al Papa, mistificandolo per ammantarsi di autorevolezza, è un errore sempre ed è una gravissima violazione dell’etica professionale per il giornalismo, etica che è da sempre ignorata da chi “giornalista” si improvvisa (ormai basta possedere un computer per ritenersi qualificati a fare informazione), ma ora sembra sgretolarsi anche tra quanti questo lavoro fanno da professionisti che su quell’etica si sono impegnati a regolarsi.
Sosta e Ripresa non ha pretese magisteriali e neppure io che la dirigo ne ho nei confronti di colleghi e persino di quanti presumono solo di essere tali. Ma per poca che sia la sua rilevanza questo giornale non intende piegarsi a quel malvezzo ormai imperante. E per farlo in questa occasione ho deciso di fornire ai lettori la fonte principale sulla quale documentarsi su quanto ho scritto, cioè la Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023) e risultati delle Votazioni, 28.10.2023. Lo faccio con l’avvertenza che si tratta di un documento non certo breve e alla cui lettura e comprensione bisogna dedicare del tempo.
Di seguito i link del documento
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/10/28/0751/01653.pdf
https://press.vatican.va/content/dam/salastampa/image/Risultati%20delle%20votazioni.pdf

Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.