Spezzare la Parola, pH Laura Ciulli

La partecipazione alla Messa resta il cuore e il fulcro della vita cristiana. Sosta e Ripresa intende offrire ai propri lettori un contributo di riflessione sulla liturgia festiva, nella convinzione che “spezzare la Parola” del Signore è indispensabile per meglio partecipare alla sua mensa eucaristica. In questo anno liturgico (A) incentrato soprattutto sul Vangelo di Matteo,

Padre Ubaldo Terrinoni Ofm
Padre Ubaldo Terrinoni

ci guida e ci accompagna in questo cammino padre Ubaldo Terrinoni OFM Capp da tempo firma importante e preziosa di Sosta e Ripresa, al quale la Direzione esprime gratitudine per questo ulteriore servizio.

21 maggio 2023, Ascensione del Signore – Anno A

GESÙ ASCENDE AL CIELO Mt 28, 16-20

Gesù pH Laura Ciulli Viterbo

L’evangelista Matteo non ha un riferimento esplicito all’Ascensione del Signore. Tuttavia nel gesto del “prostrarsi degli Undici discepoli” davanti a lui (Mt 28,17) viene sottolineata la sua universale “Signoria”. L’Ascensione è alla conclusione della missione e della redenzione operata dal Cristo e segna anche l’ingresso nella gloria.

Egli si era umiliato fino a richiudersi nel grembo di Maria; aveva trascorsi diversi anni nel silenzio e nell’oscurità di Nazareth; si era confuso tra i peccatori al fiume Giordano per ricevere il Battesimo come tutti e si era annullato fino a dichiararsi “schiavo” (Fil 2,7). Ora il Padre lo esalta facendolo “Signore” al di sopra di tutte le creature. E Gesù oggi si presenta al mondo e alla storia nella maestà della sua universale Signoria.

E c’è anche un esaltante motivo di consolazione per tutti noi: Gesù salendo al Cielo, non abbandona la terra, né l’umanità resta orfana. Egli rimane con noi; conferma che è veramente l’Emmanuele (cioè “il Dio con noi”) fino alla fine del mondo (Mt 28,20). “Pur essendo là – scrive M. Magrassi – resta anche qua con noi; e noi pur essendo quaggiù, siamo anche lassù con lui” perché noi con lui formiamo un Corpo solo (“molte sono le membra, ma uno solo è il Corpo” afferma Paolo 1Cor 12,20). Pertanto, il Cristo glorificato è anche il Capo del Corpo mistico di cui noi tutti siamo le membra; il Capo non può prescindere dalle membra senza danni gravosi.

È appunto per questo che tutta la liturgia di questo giorno è intonata a festa. Nella preghiera della “colletta” infatti il celebrante rivolto a Dio Padre dice: “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, poiché nel tuo Figlio asceso al Cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo Corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria”. Anche nella liturgia bizantina c’è una preghiera detta kathisma (perché si fa “stando seduti”) che si esprime così: “Portato dalle nubi del cielo, dopo aver lasciato la pace agli abitanti della terra, sei asceso al cielo e ti sei assiso alla destra del Padre, consustanziale a lui e allo Spirito”.

La solennità dell’Ascensione dunque non è una circostanza di cordoglio e di tristezza dato che Gesù sale al Cielo, ma è una celebrazione di festa, di gioia, di incontenibile gaudio. Anche gli Undici sono pieni di gioia (“con grande gioia tornarono a Gerusalemme”). Sono in festa perché hanno colto con certezza che Cristo Risorto è con Dio nel Cielo e, nello stesso tempo, egli resta vicino a loro in modo nuovo, ma certamente reale e misterioso. Cristo è in Dio (è nella trascendenza della divinità) ma resta presente anche con noi e in noi.

Dunque conclude sant’Agostino: “L’Ascensione non è la festa della partenza di Gesù da questo mondo. Egli non abbandonò il Cielo quando di là discese fino a noi e neppure si è allontanato da noi quando è nuovamente asceso al Cielo”.

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