La partecipazione alla Messa resta il cuore e il fulcro della vita cristiana. Sosta e Ripresa intende offrire ai propri lettori un contributo di riflessione sulla liturgia festiva, nella convinzione che “spezzare la Parola” del Signore è indispensabile per meglio partecipare alla sua mensa eucaristica. In questo anno liturgico (A) incentrato soprattutto sul Vangelo di Matteo,

ci guida e ci accompagna in questo cammino padre Ubaldo Terrinoni OFM Capp da tempo firma importante e preziosa di Sosta e Ripresa, al quale la Direzione esprime gratitudine per questo ulteriore servizio.
Domenica 19 novembre 2023, XXXIII domenica del tempo ordinario – Anno A
I TALENTI Mt 25, 14-30
Sullo sfondo della “parabola dei talenti” c’è il ritorno del Signore impersonato dal ricco padrone che torna dopo una lunga assenza per procedere al rendiconto: per verificare se e come i servi hanno trafficato i talenti che gli erano stati affidati secondo la propria capacità di ciascuno. A tutti era stato richiesto l’impegno di farli fruttare. I due primi riescono addirittura a raddoppiare il capitale; il terzo invece si è lasciato dominare da un giudizio negativo nei confronti del suo padrone, che lo ritiene “uomo duro” che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso; ebbene, questo servo per non avere noie, va e seppellisce il talento.
Nell’incontro del rendiconto, il padrone elogia e premia i servi “buoni e fedeli” e deplora e punisce il servo indolente e pigro. La parabola va letta in una prospettiva escatologica. Il Signore invita i primi due a entrare nella intimità beata con lui, nel regno celeste. “Il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti” (v. 30). Non ha creduto all’amore, alla fiducia e alla generosità del padrone; per lui il talento ha costituito soltanto un peso, una preoccupazione, un pericolo, un rischio, e ha scelto di andare a nasconderlo nella certezza di tenerlo al sicuro.
Questa parabola ci coinvolge, ci chiama in causa. Anche a noi sono affidati dal Signore talenti preziosi: ci limitiamo a elencarne soltanto tre: il tempo, i carismi, la fede. Il tempo è lo spazio nel quale ogni giorno ognuno di noi costruisce il proprio destino eterno. Saper usare saggiamente il tempo è un’arte e non solo una virtù. L’antica cultura greca distingueva due tipi di tempo: il krònos è il tempo che passa in secondi e minuti segnati dall’orologio; è lo scorrere del tempo; e il kairòs è il tempo colmo di grazia, di scelte sante, di emozioni e di passioni; è il nostro tempo valorizzato o sciupato, impoverito o arricchito dal nostro impegno feriale. “Il tempo sfugge tra le mani – scriveva il monaco trappista Thomas Merton -. Ma può sfuggire come sabbia oppure come una semente”.
I carismi sono i doni che Dio elargisce ad ognuno chiamandolo alla vita. Per cui nessuno ne è privo. L’elenco sarebbe molto lungo: intelligenza, senso pratico, capacità organizzative, spirito di ascolto e di servizio, fedeltà coraggiosa, testimonianza della propria fede, disponibilità al sacrificio, generosità di salute e di tempo ecc. Sono carismi che il Signore ha dato a me, ma per gli altri, per il prossimo. Ovviamente a ogni dono è legata una responsabilità, per cui non basta aver fatto fruttare i doni ricevuti, è necessario verificare come e a vantaggio di chi è stato speso il talento. La fede è un talento molto prezioso. Chi ha questo dono appoggia tutta la sua vita in Dio; Dio è l’unico costante punto di riferimento. “La fede non è una bandiera da portarsi in gloria – dichiarava la scrittrice “laica” Natalia Ginzburg (1916-1991) -, ma è una candela accesa che si porta in mano tra pioggia e vento in una notte d’inverno”. Se tu la alimenti nell’ascolto della Parola e la eserciti nelle opere di carità, la fede continua a crescere e diventa una fiamma ardente. E allora anche a te il Signore ti dirà che “sei stato fedele per cui puoi prendere parte alla gioia del tuo padrone”.
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