“La farfalla di una preghiera
Un’osteria di stelle in cielo
Nella chiesa del tramonto
Sale la farfalla d’una preghiera
E cammino su di te, ancora
Terra che mi sei patria…
Ma d’improvviso un refolo
Regala il ballo, la furia
Ad una foglia, il Cristo
Rosso dell’autunno”
Questa una delle poesie di Paolo Carlucci raccolte nel libro l’Ora Felice (GBE/Ginevra Bentivoglio EditoriA 2023), presentato nel pomeriggio di domenica 20 agosto, presso la Libreria dell’Abbazia Cistercense, di San Martino al Cimino.
La prestigiosa costruzione ha fatto da cornice a questo vernissage, dove Antonello Ricci e Plinio Perelli hanno dialogato con l’autore per un evento ricco di spunti culturali e letterari. L’evento è stato introdotto da Giulia Marchetti, curatrice del Cartellone Sammartinese, ricco di incontri.
È stata una piacevole occasione per “Sosta e Ripresa” di riabbracciare un caro amico che, in tempi non sospetti, ha condiviso l’esperienza dell’Opera della Signorina Alfieri usufruendo della sua ospitalità all’Eremo Sant’ Antonio alla Palanzana. In un momento in cui l’Opera della Signorina Masa sembra destinata alla “damnatio memoriae”, è stato un incontro gratificante, arricchito dalle poesie dell’amico Paolo.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.