Sosta e Ripresa cambia editore. Ora il giornale è edito dall’associazione Amici del beato Domenico Maria Bàrberi. Da un lato è un segno di speranza per il presente e per il futuro. Per un giornale radicato a Viterbo, infatti, rappresenta un impegno e uno stimolo affidarsi alla principale struttura nata, per iniziativa di Mario Mancini, che di questo giornale resta dunque editore e direttore editoriale, per trasmettere l’insegnamento di questo viterbese, che Paolo VI durante il Concilio beatificò come apostolo dell’ecumenismo.

Un impegno, comunque, che continuerà a nutrirsi della lezione, anzi del magistero laicale della fondatrice, Tommasa Alfieri. Come noto, il precedente editore era l’associazione Amici della Familia Christi, nata anch’essa per iniziativa di Mario Mancini per difendere quell’eredità che, alla morte della Alfieri, incominciò a essere infangata.
Chiesero una volta a sant’Ignazio di Loyola cosa avrebbe fatto se il Papa avesse sciolto la Compagnia di Gesù. “Cinque minuti di preghiera e poi non ci penserei più”, rispose. Noi ci abbiamo messo un po’ di più. Abbiamo pensato a lungo che le vicende vergognose che hanno macchiato il nome Familia Christi non potessero coinvolgere noi, soprattutto dopo che Santa Sede aveva sciolto quella specie di setta, che quel nome aveva usurpato. Ma se questa decisione ha potuto fare giustizia di una mistificazione e mettere fine a un’attività incompatibile con l’appartenenza alla Chiesa, non ha potuto ovviamente cancellare gli aspetti legali di quella usurpazione.
Sosta e Ripresa era nata, oltre mezzo secolo fa, tra le mura dell’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana, dapprima artigianalmente: Tommasa Alfieri la volle fatta dai membri dell’Opera da lei fondata in uno spirito di riflessione e di comunione.

Con gli anni si è trasformata fino a diventare un periodico nella sua forma cartacea e da qualche anno un quotidiano online, grazie soprattutto all’impegno e alle capacità professionali di Laura Ciulli. Chi lo scrive, chi lo dirige, di quella che era la sua casa possiede oggi solo una memoria grata. A quel luogo non ha più accesso. Anch’esso, così come tutta l’eredità materiale della fondatrice gli è stato tolto. L’Eremo resta sotto il controllo di chi alla morte di Tommasa Alfieri riuscì a impossessarsene. In quel luogo di accoglienza, di attenzione, di sosta e di ripresa, di approfondimento culturale e spirituale, di cammino ecumenico e interreligioso, restano asserragliati un gruppo di spretati – anche questo ha deciso la Santa Sede – che nulla hanno a che fare né con Tommasa Alfieri, che non conobbero, né con la Chiesa universale, né con quella sua porzione che vive e testimonia in Viterbo.
Non è certo la prima volta che nella Chiesa vengono pervertiti i doni del Signore. È accaduto con il carisma laicale dell’Opera alferiana, violentato da quei settari anticonciliari. in aperto dispregio non solo della sua eredità., ma dello stesso magistero ecclesiale, con una perversione evidente del ministero sacerdotale conferito frettolosamente a persone che ne sono state infatti giustamente private.
Quel lezzo – che ancora avvilisce l’Eremo che profumava di fede e di umanità – è rimasto attaccato a quel nome.

Occorre dunque separarsene, per scongiurare ogni possibile confusione, ogni riflesso di macchia nella nostra presenza ecclesiale e professionale a Viterbo e ogni possibile imbarazzo al vescovo di questa diocesi Orazio Francesco Piazza.
Ci conforta la determinazione a trasmettere con questo giornale la lezione della sua fondatrice, ma la nostra è comunque una scelta dolorosa perché, come diceva Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Ma qualche volta è necessario far ragionare anche il cuore.

Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.