Questa terza domenica d’Avvento, quella chiamata Gaudete (Gioite) in cui in ogni chiesa i paramenti viola lasciano il posto a quelli rosa, segno appunto di gioia, nelle parrocchie di Viterbo è arrivata una Luce di Pace a ricordare tra le tante luci di addobbo svuotate di senso il significato autentico del Natale, quello cantato da un coro di angeli nella notte di Betlemme: Gloria a Dio e Pace agli uomini che ama. Ed è arrivata proprio da Betlemme, attinta da lampada che arde nella basilica eretta sul luogo in cui nacque Gesù, portata dagli scout che da anni in staffetta in questo tempo d’Avvento ne fanno dono alle Nazioni d’Europa.

A Viterbo gli scout l’avevano consegnata sabato nella splendida cornice chiostro seicentesco del Santuario della Madonna Liberatrice, perché ogni parrocchia potesse attingerne e consentire di farlo alle famiglie della comunità.
A San Pellegrino, la chiesa nel quartiere medievale di Viterbo, l’ha portata Mario Mancini, presidente dell’Associazione intitolata al viterbese Beato Domenico Bàrberi, editrice del nostro giornale, accompagnando con questo dono che di senso è intriso la gratitudine per l’ospitalità fraterna di quella comunità e del suo parroco don Mario Brizi che è offerta per le celebrazioni festive da qualche settimana all’Associazione in attesa, che si completino e lavori del rifacimento del tetto della sua sede abituale, la chiesetta di Santa Maria Mater Amabilis a Castel d’Asso. La Luce di Betlemme vi resterà per questi giorni rimanenti di Avvento e per tutto il tempo di Natale fino all’Epifania.
La cerimonia di sabato al chiostro del Santuario della Madonna Liberatrice, alla quale aveva voluto essere presente la sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, accompagnata dal consigliere comunale Paolo Moricoli, arricchita dai canti degli scout viterbesi, è servita a riflettere sul motto scelto quest’anno per la staffetta della Luce di Betlemme: Fare la pace rende felici, una condizione che gli scout di tutto il mondo sono impegnati a cercare da un articolo della loro legge secondo il quale “sorridono e cantano anche nelle difficoltà”.
Lo scoutismo ha per i più piccoli il motto “del nostro meglio”, per gli adolescenti “estote parati” (siate preparati), per i giovani e per gli adulti “servire”. Insieme formano un impegno per la vita: fare del proprio meglio per essere preparati a servite. In ogni epoca e più ancora in questa tra le priorità non solo dello scoutismo, ma di ogni persona c’è il servizio alla pace. Il farsi strumento di pace, come ilsgna la preghiera semplice di san Francesco d’Assisi “Signore fa di me uno strumento della tua pace …” con la quale è culminato il momento religioso di sabato.
La stessa che ha concluso domenica la celebrazione della Messa presieduta da don Mario Brizi a San Pellegrino, la Messa della domenica Gaudete, sulla cui liturgia della Parola i soci dell’Associazione avranno modo di meditare per tutta questa settimana al cui termine l’ultima domenica d’Avvento coinciderà con la vigilia di Natale
A sostenerli sarà certo la Luce della pace di Betlemme. E un aiuto possono fornire le considerazioni per questo Avvento di don Gianni Carparelli, membro del consiglio direttivo dell’associazione, il quale sulla domenica Gaudete ha scritto ai soci che “… il costruire la storia di Dio e degli uomini con Dio, non è impossibile, ci regala tanta gioia anche in mezzo alle tenebre che sono frutto della nostra ignoranza spirituale… “come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore farà germogliare la sua giustizia” (Isaia 61). Ma dobbiamo crederci “senza spegnere lo spirito e senza disprezzare le profezie… ma astenendoci da ogni specie di male” (Prima ai Tessalonicesi, 5). Se ci comportiamo male è come spegnere lo spirito e non credere a coloro che “credendo e vivendo la fede” come Maria, ce lo ricordano. Gesù è la presenza di questo mistero. Riusciamo a vivere la speranza del suo arrivo vivendo e comportandoci bene come Giovanni?… (E quanti di questi “Giovanni” hanno illuminato il mondo con la luce che diffondevano con la loro vita!” vedi (Gv 1). Ognuno di noi potrebbe essere quella luce a volte fioca ma che apre la porta alla vera luce, quella che poi illumina noi di vita risorta. Non vediamo che il mondo ha bisogno di tanta luce? E non solo quello di oggi. Noi dovremmo essere luce oggi per il futuro, invitando chi viene dopo di noi a prendere la torcia in mano”.
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Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.