Viterbo è città che gode di un nutrito passato religioso, luogo ricco di chiese artistiche che inebriano i turisti con le loro austere atmosfere profumate di profonda devozione… Ma chi, tra le opere di raffinata fattura artistica, ha l’abitudine di alzare gli occhi per ammirare i vari organi presenti nelle meravigliose chiese viterbesi? Un organo, antico e artigianale, racconta tante emozioni vissute in quei posti di preghiera, di assorta meditazione e le note che ci sa donare, meglio di qualunque altro strumento, hanno il potere di elevarci spiritualmente.
In queste mie poche righe vorrei presentarvi la situazione organaria di Viterbo parlando con la voce di chi, in qualità di organista della Cattedrale, ha vissuto per cinquant’anni, e sperimenta tuttora, la gioia di suonare per rendere ancora più intensi alcuni momenti nelle funzioni liturgiche.
Il primo strumento, sicuramente il più grande a Viterbo, è l’organo della chiesa di Santa Maria della Verità, che io mi onoro di suonare dalla sua nascita.
Fu costruito nel 1986 dalla ditta Pinchi di Foligno per conto dell’Ente del Turismo su progetto del maestro Luigi Celeghin, e fu subito destinato ai concerti in seno al Festival Barocco, che allora era una punta di diamante della vita artistico-culturale della città. È uno strumento che concilia la tradizione organaria italiana con i modelli degli organi tedeschi barocchi, basati su una netta distinzione e gerarchia di vari corpi sonori: un organo composto da più organi di varie dimensioni. Fu ardentemente voluto da Don Guido Cappetti, organista di lunga esperienza, allora parroco di quella chiesa.
Immediatamente dopo, in ordine di imponenza, si deve menzionare l’ottocentesco organo di Santa Maria della Quercia, patrona della diocesi. Questo capolavoro sgorga dalla prestigiosa arte organaria ottocentesca della ditta Morettini che aveva sede a Perugia. Una sola tastiera, pochissimi pedali, solo per i bassi cadenzali o per tranquilli passaggi tematici, come nella tradizione italiana, ma un’infinità di emozionanti colori. Fratello minore del Morettini della Quercia è l’organo della chiesa di San Pietro, da non molto restaurato, veramente un ottimo strumento.
Nella basilica della patrona Santa Rosa è ubicato un organo Tamburini, prestigiosa ditta lombarda, che qui lo collocò per conto delle monache clarisse nel 1968. Strumento non molto grande, ma dalla sonorità pulita e trasparente, che ben viene valorizzato dalla splendida acustica della basilica. Un piccolo Tamburini si trova anche nella chiesa di San Faustino dove Angelo Ruggero, tanto caro ai viterbesi, fu organista dagli anni ’40.
Nella cattedrale di San Lorenzo, invece, vi era fino a pochi anni fa un organo a trasmissione elettrica costruito nel 1963 da Zenoni di Pescara, che fu restaurato venti anni fa, ma che purtroppo non versa ora in buone condizioni. Il maestro di Cappella Roberto Bracaccini, ha allora pensato di far collocare un piccolo, ma delizioso organo Zanin, in attesa di progetti più ampi e consoni alla solennità della Cattedrale.
Un altro organo Zenoni, anch’esso bisognoso di essere rimesso in sesto, è nella chiesa di San Francesco, con una mostra di canne dietro l’altare maggiore veramente di grande effetto visivo. Organi molto interessanti sono i due Inzoli di Crema che accompagnano la liturgia a San Sisto, dove fu organista per molto tempo Santino Pini, e nella chiesa di Santa Maria in Poggio, detta della Crocetta. Organi piccoli ma capaci di rendere abbastanza bene tanto repertorio organistico. L’organo della Crocetta, assai inutilizzato, avrebbe bisogno di un serio restauro. Da restaurare, inoltre, gli strumenti storici di varie chiese del centro, come Santa Maria del Suffragio, Sant’Angelo e la chiesa della Visitazione.
Presso la chiesa della Trinità c’è un organo Migliorini del 1932 con le canne disposte su due facciate contrapposte nell’abside. Non è un organo molto grande, ma la sonorità risulta piena e robusta; il materiale sonoro proviene, oltretutto, da un preesistente organo Morettini. Fu organista padre Raffaele Trani che lo fece restaurare una ventina d’ anni fa.
Nell’abbazia cistercense di San Martino al Cimino si possono ammirare addirittura due meravigliosi organi, un Harrison inglese che fu costruito all’inizio del secolo scorso per un chiesa di Portsmouth, strumento interessante anche perché raro organo anglosassone in una chiesa italiana, e un ottocentesco Priori, progettato per l’abbazia e da poco fatto restaurare, ricollocandolo dopo essere stato fermo da moltissimo anni, dal compianto padre Bonaventura Pulcini, che lasciò la sua vita terrena donandoci la musica di questo gioiello organario.
Spero che questo mio veloce excursus possa servire da spunto per gli appassionati per visitare questi strumenti degni di attenzione e cura e per partecipare all’ascolto dei concerti che vengono organizzati per fare onore al “principe degli strumenti”.