All’inizio di un nuovo anno molti giornali – anzi quasi tutti – dichiarano le proprie prospettive e le proprie intenzioni. Sosta e Ripresa in questo non intende fare eccezione. Né chi traccia queste righe intende sottrarsi alle responsabilità legate all’incarico di direttore, sia per quanto è avvenuto in passato, anche recente, sia appunto a prospettive e intenzioni. Diciamo subito che l’intenzione è quella di rimanere “buona stampa”, come abbiano scritto nell’ultimo numero del 2023 rilanciando una campagna di abbonamenti indispensabili a consentire la sopravvivenza del giornale stesso.
La prospettiva auspicata è che il cambio di editrice avvenuto qualche mese fa con il passaggio alla APS Amici del Beato Domenico della Madre di Dio, al secolo il viterbese Domenico Barberi, risulti un valore aggiunto nei prossimi mesi, grazie a un maggiore impegno di diffusione e di confronto sui contenuti di queste pagine da parte dei soci. Questo anche in considerazione del fatto che il giornale, sempre a giudizio di chi scrive, ha dimostrato di fare propri gli scopi dell’associazione stessa.
Qualunque cambiamento comporta la possibilità di momenti di incomprensione o addirittura di tensione. Indagarne le cause e appunto le responsabilità è per tutti una prerogativa, ma per un giornale che si dichiara nella testata di ispirazione cattolica è un dovere. Né questa è un’affermazione generica, ma implica che a tale dovere si applichino concretamente quanti questo giornale producono e lo facciano senza sconti per se stessi, a partire da chi lo dirige.
Libertà di stampa è un’espressione che usano in molti, ma spesso probabilmente senza comprenderne a fondo il significato. La libertà del giornalista dipende strettamente dalla libertà dell’editore. Entrambi sono sottoposti a pressioni di tipo più vario, da quelle economiche a quelle politiche, fino a quelle che giocano su vanità più o meno piccole. Soprattutto, un giornale è libero se è libero chi lo possiede da tutto questo.
Sosta e Ripresa, rispetto a molte altre testate, ha in questo senso una situazione privilegiata: è fatta esclusivamente su base di volontariato. Questo significa che chi la dirige e chi vi collabora non è esposto al più facile dei ricatti, quello economico. Lavorare per Sosta e Ripresa non fa guadagnare nulla, neppure sotto forma di rimborsi spese o di gettoni di presenza, e anzi costa qualcosa in termini economici e non solo di tempo e di fatica. Aver avuto da sempre nell’oltre mezzo secolo di vita editori-proprietari mossi da identico spirito di servizio – a partire dalla fondatrice Tommasina Alfieri – ha consentito al giornale di mai discostarsi dai suoi principi operativi.
La partecipazione è poi la guida in questa esperienza di oltre mezzo secolo di Mario Mancini, che ne resta di fatto l’editore nella sua qualità di presidente e rappresentante legale dell’Associazione editrice, costituisce un’ulteriore garanzia per i lettori, abituali o anche saltuari, di queste pagine e – last but not least, come dicono gli inglesi che a Bàrberi furono tanto cari – a chi il giornale dirige o comunque produce.
Siamo all’inizio di un anno cruciale per la Chiesa universale e per quella sua parte che è in Viterbo, un anno che porterà alla conclusione del Sinodo sulla sinodalità – che non è un gioco di parole, ma una scelta di senso per il cammino insieme (questo significa sinodo, come ben sapete) della Chiesa – e all’apertura del Giubileo 2025. Il primo compito che Sosta e Ripresa intende assumere è mettere in luce in vista di questi appuntamenti, oltre agli aspetti più evidenti, il significato sia penitenziale e quindi di riflessione dei comportamenti che segnano le nostre vite in quest’epoca, sia sociologico ed ecclesiale, in riferimento al pellegrinaggio che da esperienza personale è chiamato a farsi prospettiva di crescita nell’ecumenismo, nel rapporto tra le religioni, nell’impegno per società più inclusive e accoglienti.
Foto tratta dal web
Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.