GRATUITA’ e PREMIO

Il Signore dice: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie” (Is 55,8), ma anche la matematica del Signore sembra essere diversa da quella umana. Un classico esempio si trova nella parabola dei vignaioli (Mt 20,1-16) dove quelli della “prima ora” che hanno sostenuto la fatica di tutta la giornata comprese le ore calde del mezzogiorno vengono pagati come quelli dell’”ultima ora”, quelli arrivati all’ultimo, quasi alla chetichella. Un comportamento poco consono con le pratiche sindacali del mondo globalizzato secondo la logica del merito: chi merita di più deve avere di più. Invece i commentatori classici ne fanno un caso emblematico per mettere in risalto la bontà del Signore, la gratuità dei suoi doni, l’attenzione, la predilezione per gli ultimi. Anzi alle mormorazioni dei primi il Signore ha anche una secca severa risposta: “Prendi il tuo e vattene… il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?” (Mt 20,13-14). Dunque il Signore è giusto (dà quanto precedentemente pattuito), ma non è buono con tutti?
Intanto si può osservare la differente risposta che il Signore dà ad una simile domanda rivoltagli da
Pietro a nome degli Apostoli: “«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?” (Mt 19,27-29) e promette loro il potere su tutto Israele, il centuplo di quanto lasciato e la vita eterna. A parte una sottile vena di umorismo con cui Gesù risponde ad una domanda evidentemente molto terrena con una prospettiva soprannaturale (10 di quei dodici Apostoli moriranno martiri, uno si suiciderà e l’ultimo, San Giovanni, subirà persecuzioni e tormenti), è di un tenore decisamente diverso dal severo rimbrotto dato ai vignaioli. Ma questi mormoravano celatamente, mentre Pietro ha una ingenua e schietta richiesta, benché gretta.
Si potrebbe anche approfondire la dinamica della parabola. Chiunque partecipa ai raccolti stagionali (vendemmia, grano, olive ecc…) vive un’atmosfera di gioia, di pienezza, di realizzazione.
Anche se sono volontari, amici, parenti che alla fine, per tutta ricompensa, condividono una bruschetta o un bicchiere di vino. La loro ricompensa, se non sono persone abbrutite, è la cesta piena, il frutto sovrabbondante anche se non è per il proprio profitto. L’aver lavorato, l’aver raccolto è di per sé il premio. Ma questo è particolarmente attinente alla dimensione spirituale: il premio, la ricompensa di un’opera buona, di una preghiera, di uno slancio di amore è quella stessa opera, quella stessa preghiera, quello stesso slancio.
L’anima umana è certamente una realtà spirituale che non ha dimensioni fisiche, ma si può immaginare che ad ogni azione rispondente all’amore divino, ad ogni opera di misericordia il Santo Spirito la riempia di Grazia, di Vita soprannaturale ed essa si gonfi e si dilati ad ogni opera buona, ad ogni preghiera infiammata di amore. Chi arriva all’ultimo momento alla sequela dell’Amore Divino sarà sicuramente pieno della visione beatifica di Dio, ma in funzione di quanto accumulato.
I primi e gli ultimi avranno la pienezza del premio eterno, ma sarà diversa la loro capacità di goderne. Ed ancora gli ultimi potranno essere primi se l’intensità del loro abbraccio con Cristo Gesù avrà compensato la brevità temporale del loro impegno.

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