Il 26 settembre in un incontro molto interessante con il vescovo di Viterbo Orazio Francesco Piazza e il consiglio presbiterale, il vescovo ha accennato al senso della realtà e di realismo.

Mentre parlava pensavo a certe osservazioni di Niccolò Machiavelli ne “Il Principe” (cap. 15) e più recentemente agli studi di Reinhold Niebuhr. Come seminare dentro il “reale” il lievito del Vangelo?

Non basta volare sopra la realtà guardandola e predicando. Neppure solo pregando preghiere. Dobbiamo diventare il lievito che lievita il reale per condurlo alla speranza che crediamo. Per questo dobbiamo guardarci in faccia, dire e ridire, anche discutere accalorandoci. Ma prima di fare programmi cerchiamo di capire meglio per poter collaborare camminando insieme.

Chiesa solidale non è ascoltare insieme una conferenza dotta, ma sporcarsi insieme le mani per dissodare il terreno della vita reale nei suoi problemi reali. Anche il Giubileo non sia solo una porta che si apre o un bel viaggio a Roma. Il Giubileo invita a un cambiamento di rotta nel sentire pensare e vivere.

Ricevere l’Indulgenza è entrare in questo cammino che richiede umiltà, desiderio vero di perdono, ascolto del mistero attraverso Gesù Cristo, migliorando la nostra vita e relazioni per arricchire con la nostra presenza migliorata la presenza della Chiesa nella società.

Chi si accosta alla chiesa-popolo di Dio, non edificio, venga bagnato da questa ricchezza (indulgenza) e si unisca all’esercito-comunità di chi desidera essere come Gesù in mezzo alla realtà spesso infangata nella quale siamo immersi tutti e spesso corresponsabili.

Don Gianni Carparelli

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