“O prezioso e meraviglioso convito! L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dèi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza”. Così si esprime san Tommaso d’Aquino, nel: “Opusc. 57, per la festa del Corpo del Signore”. Questa festa nasce proprio nel viterbese, più precisamente a Bolsena dove, nel 1264, avvenne uno dei miracoli eucaristici più sconvolgenti. Lo stesso anno il Pontefice Urbano IV, residente ad Orvieto, dove si era fatto portare il corporale intriso del sangue scaturito dall’ostia consacrata, estese a tutta la Chiesa romana la festa del Corpus Domini, già celebrata a Liegi e in altre diocesi della Francia.

Ed a Viterbo il vescovo Orazio Francesco Piazza ha voluto celebrare con grande solennità la festa del Corpus Domini, questo giovedì 30 marzo, data sua propria anche se nella Chiesa che è in Italia si celebra ormai da anni nella domenica seguente. La funzione liturgica si è svolta in Cattedrale, affollata dei bambini della prima comunione di varie parrocchie cittadine, ed è proseguita con la solenne processione del Santissimo Sacramento per le vie della città fino al monastero-santuario di Santa Rosa. Nella sua omelia il vescovo si è soprattutto soffermato sugli aspetti comunitari e pastorali della devozione eucaristica, prendendo spunto dalla lettura del Vangelo di S. Matteo: “Non abbiate paura, Io sarò con voi sempre” e aggiungendo: “Comunque e dovunque”. Da questo ha messo poi in evidenza l’importanza della celebrazione eucaristica della Messa domenicale, durante la quale ci trasformiamo. Ricevendo l’Eucarestia facciamo comunione, diventiamo fratelli. Monsignor Piazza ha voluto sottolineare la potenza della celebrazione eucaristica, per effetto della quale la diversità diventa unità nel corpo di Cristo.
“Ecco Io sono con voi”. Così, pianamente, come sussurrate ad un amico che passa un po’ distratto, quasi toccandogli la spalla per farlo voltare e guardarlo in viso e sorridergli…
Ecco, sono qui con voi, con te: sosta e parleremo. Quanto è dolce ed è dura questa frase! Una affermazione che è tutta Amore ed è rimprovero… Io sono qui con voi…e voi…dove siete?…

(Uno sguardo che accarezza la memoria. Dagli scritti di Tommasa Alfieri. Ed. Amici della Familia Christi 2010 Viterbo pag. 64).
Foto di Mariella Zadro

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.