Questa data è ricordata per la cruenta tragedia che ha colpito gli Usa 21 anni fa e alla quale sono seguite tante e più sanguinose vicende, ma ancora oggi guerre e distruzione si moltiplicano in tutto il mondo. E anche in Europa dove si protrae il massacro di russi e ucraini che sul continente e sul mondo tutto proietta il rischio di un’apocalisse nucleare.
Ma in questa scorsa domenica 11 settembre 2022 in una chiesina di campagna, a Castel d’Asso, si è pregato e si è cercato di costruire ponti di luce: la pace si costruisce nell’anima delle singole persone e nei rapporti con gli altri, a cominciare dai parenti e dai vicini. Così don Gianni Carparelli ha invitato durante la Messa a rivolgere un pensiero di pace anche, e specialmente, verso coloro con i quali non si è in buoni rapporti. La sua omelia ha ripreso il concetto di luce che deve pervadere il cristiano praticante, dove la pratica del cristianesimo inizia appena usciti dalla S. Messa, adoperandosi con le proprie mani ed il proprio comportamento all’edificazione del “Regno”.
Lo stesso tema della luce è stato ripreso da Andrea Bernini che insieme a Luisa Celoro e Michela Ricchiuto ha fatto il pellegrinaggio al Santuario di St Helens (Liverpool), come premio del concorso delle scuole sull’Ecumenismo e il viterbese beato Domenico Barberi.
L’intervento di Andrea è stato molto articolato, sviluppando i due temi di luce e missione che gli sono stati ispirati dalla visita al sarcofago del beato Domenico, nella cripta a lui dedicata nel santuario inglese, e la venerazione dei fedeli inglesi per il nostro “Meco della Palanzana”.
Il suo commento è stato come una colonna sonora del photo-book assemblato da Michela con le sue foto sul posto e proiettato al termine della Messa con le testimonianze dei tre giovani pellegrini.
Altri pellegrini sono arrivati per questa festa domenicale: gli “Amici della Via Francigena” associazione di Viterbo che cura e promuove questo percorso internazionale di Fede che si snoda da Nord a Sud, dall’Inghilterra alla Puglia, attraverso il cuore dell’Europa.
Questa passeggiata conclude una “Settimana del Pellegrino” curata della Parrocchia Santa Maria Nuova e dall’Associazione Amici della Francigena per far conoscere la propria attività di ospitalità, pernottamento e ristoro, dedicata ai pellegrini che da ogni parte del mondo si recano alle tombe degli Apostoli.
Sempre nella chiesina di Castel d’Asso sono convenuti gli amici dell’associazione culturale Archeotuscia, come conclusione di un breve pellegrinaggio spazio-temporale sulle strade della storia che dalla tagliata etrusca, al basolato romano dell’antica Cassia, alla via Francigena medievale li ha portati alla chiesina di Castel d’Asso in tempo per la Messa ed un cordiale ristoro.
Le strade di ogni cultura si devono incrociare perché i ricordi da incubo di tutti gli “11 settembre” rimangano solo un’amara lezione.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.