Riflessione dopo la Assemblea diocesana del 10 ottobre 2025. Tema: “Campanili in rete-La
parrocchia per una nuova Evangelizzazione. Affascinante il tema e interessante la relazione di Don
Gianfranco Calabrese. Mi permetto, e come ho detto altrove, sono solo una ruota di scorta che
potrebbe anche non essere mai usata. Però ci sono e penso, anche perché ne ho viste tante in giro.
Don Gianfranco ha detto cose interessanti soprattutto condividendo una parabola presa da “Il
piccolo principe” e che metterò alla fine. Prima di pensare alle strutture organizzative, dobbiamo
fare in modo di innamorarci della fede e dei suoi cammini, innamorarci della visione e del progetto
che vediamo in Gesù prima di metterci a studiare e a comunicare l’organigramma della efficienza
burocratica e metterla in mano a un nome. Secondo me ci sarebbe una strada per risvegliare
l’innamoramento della visione evangelica. Don Gianfranco nella sua relazione ha accennato al
mistero eucaristico “culmen et fons di tutta la vita della Chiesa” (punto 2c, III-IV). Ha sottolineato
quale il luogo dove celebrare e vivere il mistero della fede (punto 2d: Ascolto, Offerta,
Celebrazione). Ha parlato di “pastorale generativa” e non museale per prendersi cura di una
“comunità ferita” (punto 3d). Ha parlato di partecipazione e coinvolgimento dei credenti sapendo
“ascoltare” e “prendersi cura” (punto 4d, e, f). Infine ha ricordato che la parrocchia deve essere “il
luogo e il tempo” per celebrare la grande liturgia della vita (punto 5) e qui rimando alla lettura della
prima Esortazione Pastorale di papa Francesco nel 2013, la Evangelii Gaudium. Secondo me,mi
hanno però detto che sbaglio, abbiamo l’organigramma completo, ma in una Chiesa addormentata
nelle cerimonie di culto con presenze senza entusiasmo spirituale. Io inizierei dal rivedere la
LITURGIA: come celebriamo il mistero della nostra fede? I fedeli guardano per arrivare alla fine o
sono “presenti” e “partecipanti” nel cammino, nascosto nei riti, verso il Regno di Dio? Regno che
non va costruito dentro le mura del tempio, ma celebrato e e poi generato fuori nella storia. Se ci
innamoriamo di questa visione veramente cristiana, troveremo poi la strada. Altrimenti siamo
sempre dentro un “cul-de-sac”. Qui ricordo la parabola presa da “Il piccolo principe” citata da Don
Calabrese all’inizio della sua relazione-meditazione. “Se vuoi costruire una nave, non devi per
prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non
distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia
del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al
lavoro per costruire la nave”. Nella Liturgia, se ben celebrata e non solo costruita nelle cerimonie,
c’è la culla di questo innamoramento e entusiasmo. Nelle poche esperienze che mi è dato di vivere
ho visto che questa è la strada. Forse sbaglio, ma preferisco “sbagliare” cercando di creare che “non
sbagliare” vivendo senza vita.

don Gianini Carparelli

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