Nelle “diasille”rivive un passato di religiosità e di
preghiera popolare delle nostre città. Un ricordo dei nostri
Cari nelle giaculatorie riscoperte e trascritte…
Stefano Stefanini
In questi giorni ricorderemo, pregheremo e faremo visita ai nostri Cari nei
cimiteri delle nostre città, rinnovando una “corrispondenza di amorosi sensi”
che ci lega a Chi ci ha preceduto nella vita.
La religiosità popolare ed il rapporto con i nostri Cari che ci hanno preceduto
nell’esperienza della vita emergono in modo significativo nel testo “Diasille
ortane e di alcuni paesi limitrofi” di Vincenzo Cherubini e Giuseppina
Pastorelli, con la presentazione di mons. Romano Rossi, Vescovo emerito
della diocesi di Civita Castellana, disponibile nella libreria Il Gorilla e
l’Alligatore di Orte e presso Vincenzo Cherubini.
Come ben descritto dagli autori, le Diasille vengono riferite alla
Sequenza liturgica “Dies irae”, per alcuni studiosi riconducibile a
Tommaso da Celano, seguace e biografo di Francesco di Assisi, un
inno liturgico concepito in latino e volgarizzato dai fedeli nelle versioni
in lingua dialettale popolare.
Le Diasille sono preghiere ormai pressoché estinte, non essendoci più le così
dette “diasillare”,coloro che recitavano in modo del tutto personale questa
sequenza tramandata da madre in figlia e da nonna a nipote, di generazione
in generazione e per tale ragione gli autori hanno dovuto affrontare alcune
difficoltà per il reperimento di fonti attendibili e testimonianze dirette, spesso
acquisite in via indiretta da figli e nipoti di “anziane oranti”.
La religiosità popolare ha avvicinato l’Inno liturgico alla sensibilità di tutti,
come una struggente giaculatoria rivolta ai defunti e così ce la presentano gli
studi degli autori di questo libro, riportandoci alla memoria anche quella
“corrispondenza di amorosi sensi” , che nei “Sepolcri” Ugo Foscolo pone alla
base di un legame che non potrà mai essere reciso tra noi ed i nostri Cari,
nella sfera più intima della nostra anima .
Il lavoro filologico, pazientemente esercitato su fonti il più possibile dirette
come le registrazioni originali, i testi scritti, i racconti tramandati da due o tre
generazioni, pensiamo che abbia dato i suoi frutti, assicurando alla memoria
collettiva un patrimonio di vita e di spontanea e sincera religiosità popolare,
Probabilmente tra qualche anno le Diasille sarebbero state dimenticate per
sempre e andato perduto il loro significato.
Il lavoro di Vincenzo Cherubini e di Giuseppina Pastorelli, impreziosito dalla
presentazione del Vescovo emerito della Diocesi di Civita Castellana, mons.
Romano Rossi, che pone in risalto l’importanza della preghiera del popolo di
Dio e che la vita e la morte sono due dimensioni distinte, ma che fanno parte
di un’ unica dimensione della vera umanità che tende alla vita divina, oltre la
materia e l’esperienza terrena.
