Nel giorno dell’ultimo saluto al Pontefice lo ricordiamo con l’invito rivolto ai giornalisti: “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”. Il testamento affidato alla comunicazione: „Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce, costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti a patto che sia vero“.
Poi si domanda e ci domanda : „Padre, io sempre dico le cose vere’. Ma tu sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu nel tuo interiore sei vero? E’ una prova anche grande”.
Stefano Stefanini
Nell’udienza del 25 gennaio scorso, la prima udienza dei „Giubilei“ dedicati alle categorie del lavoro, Papa Francesco ha rivolto a braccio a oltre 6.500 giornalisti e comunicatori, provenienti da 140 paesi del mondo, riuniti nell’Aula Paolo VI, tra cui noi appartenenti alla delegazione dell‘Unione Cattolica della Stampa Italiana di Viterbo e del Lazio, parole di incoraggiamento e di ringraziamento per il lavoro svolto, avendo sempre la Persona al centro dell‘attenzione. Il Papa ha rinunciato a leggere il suo discorso scritto. “È di nove pagine, sarebbe una tortura”.
Queste le sue parole: “Comunicare è uscire un po’ da se stessi, parlare all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza. Io sono contento di questo Giubileo del comunicatore. Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce, costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti a patto che sia vero.
Il Pontefice ha salutato lungamente i Giornalisti nell‘Aula Paolo VI .

Ancora il Pontefice “comunicare è divino”. Dio comunica con il Figlio e la loro comunicazione è lo Spirito Santo. “Grazie per le cose che voi fate, grazie tante, sono contento”.
A queste parole ricche di significati profondi e’ seguita la benedizione.
Poi il saluto ai presenti, compiendo un lunghissimo giro in carrozzina nelle prime file dell’Aula gremita , progettata da Pierluigi Nervi con il Cristo Risorto di Pericle Fazzini su commissione di San Paolo VI.
Il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà nella domenica dell’Ascensione che precede la Pentecoste, pone l’attenzione sul fatto che troppo spesso la comunicazione è violenta, mirata a colpire e non a stabilire i presupposti per il dialogo.
Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cf. 1Pt 3,15-16), questo il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 59.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2025, il cui messaggio e’ stato pubblicato nella mattinata del venerdì 24 gennaio, memoria di San Francesco di Sales patrono della Comunicazione.
Papa Francesco invita nel corpo del Messaggio a “disarmare la comunicazione e di purificarla dall’aggressività”, dalla volontà di dominio e di possesso e dalla manipolazione dell’opinione pubblica … liberarla dai rischi di una “dispersione programmata dell’attenzione” attraverso l’uso distorto dei sistemi digitali, con profilazione con logiche di mercato, modificando così la percezione della realtà del cittadino-fruitore dei media.
Il Santo Padre invita i comunicatori ad avere cura del cuore, della vita interiore, con alcuni suggerimenti.
“Essere miti e non dimenticare mai il volto dell’altro; parlare al cuore delle donne e degli uomini al servizio dei quali state svolgendo il vostro lavoro.
Papa Francesco invita i comunicatori a non permettere che le reazioni istintive guidino la comunicazione.
E questo per chi scrive esalta il lavoro del giornalista sottoposto alle regole deontologiche e della legge professionale, a cui risponde unitamente alla lealtà, buona fede, appropriatezza e continenza ricerca e verifica delle fonti nell’esercizio del diritto di cronaca, “attenendosi a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole, all’essenzialità dell’informazione e alla continenza”. (nuovo Codice Deontologico della professione giornalistica dell’11 dicembre 2024).
Occorre seminare sempre speranza, anche quando è difficile, anche quando costa, anche quando sembra non portare frutto.
L’invito a praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità.
Nel dare le notizie e, separatamente, commentarle il Pontefice esorta i giornalisti nel “dialogo fiduciario” con i lettori e fruitori dei vari media a “dare spazio alla fiducia del cuore che, come un fiore esile ma resistente, non soccombe alle intemperie della vita ma sboccia e cresce nei luoghi più impensati: nella speranza delle madri che ogni giorno pregano per rivedere i propri figli tornare dalle trincee di un conflitto; nella speranza dei padri che migrano tra mille rischi e peripezie in cerca di un futuro migliore; nella speranza dei bambini che riescono a giocare, sorridere e credere nella vita anche fra le macerie delle guerre e nelle strade povere delle favelas.”
Essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo.
Raccontare storie intrise di speranza, avendo a cuore il nostro comune destino e scrivendo insieme la storia del nostro futuro.
Inquadrando la comunicazione ancor più nella dimensione giubilare, densa di “implicazioni sociali”, Francesco torna a suggerire il ricorso alle “storie intrise di speranza”, quelle “storie di bene” da “scoprire e raccontare” rintracciandole “fra le pieghe della cronaca”. “È bello – conclude – trovare questi semi di speranza e farli conoscere. Aiuta il mondo ad essere un po’ meno sordo al grido degli ultimi, un po’ meno indifferente, un po’ meno chiuso”.
Il Pontefice conclude il suo messaggio ai comunicatori con un’esortazione e una benedizione: “Tutto ciò potete e possiamo farlo con la grazia di Dio, che il Giubileo ci aiuta a ricevere in abbondanza. Per questo prego e benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro”.
Abbiamo portato l’entusiasmo di questo incontro nel lavoro quotidiano nelle nostre Città, nelle nostre Diocesi e Parrocchie.
A questo testamento spirituale e professionale offerto da Papa Francesco ai giornalisti e ai comunicatori ispireremo il nostro lavoro .