Sulle orme del Beato Domenico Barberi: Pellegrini di
Speranza e di Pace. Il 4 ottobre una delegazione inglese
diretta a Roma arriva a Viterbo in visita al Merlano luogo
della chiamata alla vocazione del missionario viterbese.

Stefano Stefanini Sandro Mose‘ Toso Mario Mancini

Sabato 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi, testimone di
pace, vede l’arrivo a Viterbo di dodici pellegrini inglesi da
Montefiascone. Una foto ricordo al monumento del Pellegrino,
che è a San Lazzaro (vicino al Cimitero), li immortala.

In serata, presso l’ospitale del pellegrino la benedizione, impartita nella chiesa di San Pellegrino, dal diacono Vincenzo Mirto presidente dell’ Associazione “Amici della via Francigena” e responsabile dell’ospitale stesso.

A seguire, un incontro conviviale offerto agli
ospiti inglesi dagli “Amici del Beato Domenico” presso la taverna dell’Ospitale
medesimo in Via San Pellegrino, nella suggestiva cornice
dell‘ incantevole Cuore Medievale di Viterbo.

Nell’occasione, gradita sorpresa, la referente alla Via Francigena Alessandra Croci è venuta a dare il benvenuto, proprio e delle istituzioni, ai pellegrini inglesi, (quattro sacerdoti , un diacono e sei fedeli
laici accompagnati dal vescovo monsignor reverend father Keith Newman);

gli stessi che all’indomani, celebreranno la Santa Messa nella Cappella del Merlano
Belcolle, presso il Casale Molajoni,

 

per poi proseguire sulla Via Francigena verso Roma.
Ricordiamo che la capellina del Merlano e ‘stata costruita sul
luogo ove sorgeva un Pollaio nei pressi del quale quale il
giovane contadino, oggi Beato, ha ricevuto la chiamata divina,
alla quale ha immediatamente risposto.

Vogliamo sottolineare questa significativa visita,
pellegrinaggio di fedeli inglesi nella città del Beato
Domenico con alcuni richiami storici.

La Croce di Cristo è il segno sublime della Vittoria
dell’Amore sull’Odio, della Pace sulla Violenza.
Alcuni Santi hanno incarnato questo segno in modo
sublime: San Francesco ( la cui memoria del 4 ottobre è
stata recentemente re-istituita come Festa Nazionale) è
forse il più emblematico: partito a cavallo armato
bellicosamente per combattere in Terra Santa, arrivò invece
come un pellegrino inerme al sepolcro di Cristo, ottenendo
dal Sultano concessioni devozionali valide ancor oggi.
Nel XIX secolo, ai tempi di Domenico Barberi, in Inghilterra
regnava ancora un profondo odio religioso tra anglicani e
cattolici, radicato nel sangue di innumerevoli martiri e di
vittime di conflitti, battaglie e persecuzioni.
Il nostro Domenico, passionista, che aveva avuto più di una
premonizione mistica sulla Missione in Inghilterra, ebbe la
possibilità di beneficiare di un allentamento (peraltro non
popolare tra gli anglicani) della legislazione di
persecuzione per poter iniziare il suo apostolato in Gran
Bretagna.
La sua opera iniziò tra l’ostilità degli avversari ed il sospetto
scettico dei cattolici perseguitati.
La sua arma fu l’amore per i fratelli separati che lo portò a
sopportare e superare ogni avversità. Nella documentazione
della Causa di Canonizzazione è riportato l’episodio di
alcuni giovinastri appostatisi per prenderlo a sassate.

Questi rimasero sconcertati nel vedere la vittima raccogliere
le pietre che l’avevano ferito, baciarle e intascarle come
oggetti di valore. L’episodio fu testimoniato dagli
stessi assalitori che, sorpresi da tale comportamento, si
ricredettero e entrarono al seguito del Beato Domenico.
Attualmente la Chiesa cattolica sta per diventare la
principale denominazione religiosa in Inghilterra e l’influenza
del Beato Domenico si fa ancora sentire.
Tornando ai nostri amici inglesi, domenica 5 ottobre,
celebreranno, come da loro richiesto e dal Vescovo concesso,
nella Cappellina del Beato Domenico al Merlano Belcolle.
Si tratta di sacerdoti passati alla Chiesa Cattolica Romana
da quella Anglicana e prima di arrivare a venerare le tombe
degli Apostoli a Roma si fermeranno a venerare l’”Apostolo
dell’Inghilterra” che convertì, il dotto tra i dotti di Oxford, J.H. Newman

proclamato Santo da papa Francesco e Dott. della Chiesa da papa Leone XIV.
Viterbo li ha accolti con gioia e condivisione, nella comune
invocazione e prospettiva di riconquistate Pace e
Concordia, nelle coscienze dei capi delle nazioni in guerra,
tra i popoli, nelle società civili e nell‘intimo di ognuno di noi.

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