Riflessioni dopo le esequie di papa Francesco

 

E dalla tomba esplose una LUCE… che divenne parola di vita. Partecipare alla celebrazione della morte-vita di Francesco, l’ho vissuto come un ritiro spirituale. Mi sono sentito migliore. Ho partecipato a una CHIESA viva e grata che ha vissuto accanto al successore di Pietro un momento magico, come se i credenti in Cristo avessero ritrovato la loro unità in una speranza che si può costruire. Quello che tutti speriamo, non importa a quale cultura spirituale e sociale apparteniamo, è un mondo-famiglia dove il rispetto, l’accoglienza, l’onestà e trasparenza, il senso della giustizia vera… in una parola dove la “carità-agape” venga vissuta non solo parlata o firmata nella carta. Quello che abbiamo vissuto a Roma e in tutto il mondo, mentre Francesco ci salutava nel silenzio della pace, è stato di una profondità unica. E’ stato come aver rivisto il desiderio profondo dell’universo. Le parole commosse del Cardinale Giovanni Battista Re, durante l’omelia, non possono non aver illuminato le menti e i cuori dei presenti. Il popolo di Dio era al completo con i cardinali elettori nel prossimo conclave, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici di ogni estrazione. Anche tanti non credenti, ma che non possono non credere nei valori che il Vangelo, e non solo, ci presenta e che sono e debbono essere le pietre angolari di ogni esistenza. Anche la presenza semplice e umile di coloro che il Papa prediligeva perché spesso emarginati e accantonati, ha sottolineato i cammini della Chiesa e non quelli di una istituzione secolare a volte impolverata e poco attenta. Papa Francesco ha dato una scossa al torpore ben vestito di chi ha timore di andare in prima linea e curvarsi su chi è ferito. La Chiesa non è un albergo di lusso, ma un ospedale da campo come ripeteva Francesco. Dove chi è ferito va avvicinato per primo e trattato con i guanti senza paura di sporcarsi. Accolto, non scansato. Abbracciato non giudicato. Anche la giornata era meravigliosa come se la natura stessa volesse dire: ci hai amato e rispettato e noi ti amiamo e rispettiamo. E quante persone senza numero in attesa di dare un ultimo saluto a chi era sceso dal trono dei privilegi e aveva vestito le scarpe del pastore. Se posso inventare una speranza, a un certo punto, osservando i VIP in prima linea, ho immaginato una voce che usciva dal silenzio: “… Voi che avete in mano la penna per firmare quello che volete, decidetevi a firmare la PACE e la GIUSTIZIA. Non applaudite la mia bara, applaudite la vita della gente. Aprite fabbriche per fondere le armi e trasformarle in opere di arte umana… gli oceani non si trasformino in cimiteri… basta distruggere per ricostruire vacanze di lusso… persone e natura non sono giocattoli da usa e getta… le vostre ricchezze non verranno con voi, fatele diventare lievito di civiltà per tutti… favorite lo sviluppo non la dipendenza e lo sfruttamento…”. Sono un illuso vero?… Ma guardatevi intorno. Tutta questa gente ha bisogno di verità non di prese in giro diplomatiche. Fino all’ultimo ho sperato che leggessero magari le ultime riflessioni del Papa, lasciate per la fine. Poi mi sono detto: ma non c’è bisogno. Se non lo abbiamo ancora capito… ma no! Lo abbiamo capito. Facciamo allora in modo che la sua presenza non muoia. Ma viva risorta nei nostri cammini. Una volta, in un incontro personale durante un congresso (novembre 2018) gli dissi: “… Santo Padre, tenga duro! Non molli…”. Si fece una delle sue risate. Ci aiuti ora a far si che la CHIESA di Gesù non molli, ma continui il suo cammino di purificazione. Francesco e altri ci proteggeranno dal “Cielo”.

don Gianni Carparelli

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