Domenico Barberi si è fatto Santo,  perché ha risposto in maniera totalitaria alla chiamata del Signore, sconfiggendo tutte le esitazioni e le difficoltà.

L’occasione del Convegno organizzato dalle associazioni gemelle Amici della Familia Christi e del Beato Domenico Barberi, danno l’occasione per riudire le parole della Prof.ssa Tommasa Alfieri sulla vocazione nella sua istruzione del 22 Ottobre 1973:

La vocazione è – lo dice la parola stessa – una chiamata. Evidentemente, in senso assoluto, per vocazione s’intende una speciale chiamata di Dio. 

  Questa chiamata ha delle caratteristiche che io riassumo così; così voi l’avete avanti: uno schema.

1    E’ una chiamata senza circostanze, senza motivo, senza consultazione, senza scopo. Bisogna che noi ritorniamo su ognuna di queste affermazioni.

 E’ una chiamata senza circostanze. Noi vediamo, a partire dal Vangelo fino a tanti casi che noi conosciamo di chiamate, per esempio, a persone che poi sono diventate anche grandi santi, che è una chiamata senza circostanze, cioè avviene, molte volte, indipendentemente assolutamente da circostanze che siano più o meno favorevoli. Molte volte avviene in circostanze non favorevoli.    Prendiamo la tipica chiamata di Matteo. Matteo si trovava in una disposizione non certo idonea per quello che stava facendo ad un invito che il Cristo gli ha rivolto. 

 Non era in un momento di preghiera, non era in un momento di riflessioni, non era in circostanze favorevoli, anzi era immerso nel suo commercio. E immerso nel suo commercio, riceve la chiamata. 

 Per cui voi vedrete poi tutto questo a che cosa va a finire, in fondo, di estremamente importante. Perciò è una chiamata indipendente dalle circostanze. Ci possono essere delle circostanze favorevoli all’ascolto, non alla chiamata. Dio non lega la sua chiamata a circostanze favorevoli; non ha bisogno di circostanze favorevoli per chiamare. Primo.

San Paolo che, andandosene a Damasco, non compì i pensieri nè i desideri d’incontrare la verità o d’incontrare il Signore. No. Quella che qualche volta chiamiamo botta in testa… va per terra e andando per terra incontra Cristo. E lo incontra in una precisa chiamata. Quindi è una chiamata senza circostanze. Le può avere, le può non avere. Non sono le circostanze che contano.

2    E’ una chiamata senza motivo. Noi praticamente, l’essere umano, non dà alcun motivo per il quale Dio lo possa chiamare.

 Prima ancora, nel Nuovo Testamento, al profeta Osea aveva detto: “ Io ti amo e ti voglio con me, non perché sei buono e grande ma perché sei miserabile”. 

 Quindi il motivo di questa chiamata non sta ne nella bontà, nè nella generosità, né nella purezza del soggetto che viene chiamato. Quindi non è nel soggetto. 

 Il motivo è in Dio. Lo spirito soffia dove vuole e va dove vuole. Per cui non è nel chiamato che sta il motivo della chiamata.

  Pensate un pò. Quando il Cristo ha parlato di quella parabola degli invitati; e chi per un verso , chi per un altro – e noi lì dobbiamo certamente vedere velata la rappresentazione di una vocazione – tutti quanti hanno risposto di no, che cosa esplode dal cuore del Cristo? “Andate, prendete i ciechi, gli storpi, perché vengano”, quasi a dimostrare, con una evidenza palmare: ma che bisogno ho io di quelli che hanno la loro vita abbastanza sistemata, che sono regolari in tutta quella che è la loro espressione umana, che hanno anche una certa regolarità di affetti, hanno una certa morale, se possiamo dire così. Prendete zoppi, ciechi, storpi: questi verranno al mio banchetto.     

 Quindi è ‘una chiamata che non trova motivo nel soggetto, nessuno, nessuno.

3    E’ una chiamata senza consultazione. Il Signore, nel chiamare, non domanda nè se tu puoi venire perché hai delle condizioni, delle inclinazioni naturali, perchè sei propenso, per esempio, a quello che è il raccoglimento, a quella che è la preghiera, perciò sei un temperamento meditativo, perché hai l’entusiasmo. No, niente. Tutto questo nella chiamata non ha alcun valore. Tu vieni. A Matteo: vieni. Ti va? Non ti va? Rispondi: eccomi, con entusiasmo. Rispondi “eccomi” con fatica. Tutto questo non ha importanza. Voi vedete come, mano mano, si precisa quello che io desidero presentare alla vostra considerazione. Che cos’è la vocazione? Un puro gesto divino, del tutto gratuito. Il soggetto, nella chiamata non presenta e non offre nulla. Offrirà nella risposta, ma non nella chiamata. Nulla. E la chiamata non si basa su nessun elemento naturale. Può incontrare l’elemento naturale, può esserci, non lo esclude, però non lo richiede.

 Per cui anche una persona che possa non avere una inclinazione naturale, non avere che inclinazioni opposte naturali, opposte, completamente opposte…   Potrei portare un caso. Avere una naturale tendenza ad una paternità fisica, ad una maternità fisica; naturale. Non avere una naturale tendenza ad una universalità di sentimenti; avere piuttosto una tendenza a un movimento centripeto del proprio cuore, sentire molto di più quello che è il possesso personale di determinati affetti piuttosto che sentire una spinta ad un affetto centrifugo, che si espande, che va verso altri. Non ha alcuna importanza.

  Nessuna inclinazione naturale è un elemento di una vocazione. Tu vieni. E non ti consulto.

4    E’ una chiamata senza scopo. Quando si pensa ad una vocazione, molte volte si fa un grosso errore. Tutte le volte che ho potuto, ho sempre cercato di chiarirlo, anche indipendentemente dalla nostra Opera. 

  Io mi consacro al Signore per fare questo, per fare quello, per curare gli ammalati, per istruire gl’ignoranti, per andare in missioni. No. La vocazione non ha altro scopo che questo: dove io, tu. Basta.

  Quindi non siamo chiamati per realizzare una missione, per un mandato, per compiere un mandato, ma per “appartenere a”. Quindi potremo appartenere a, evidentemente, anche nello sviluppare un mandato che potrà corrispondere anche a quelle che sono le nostre migliori iniziative. D’accordo. Ma è tutto accessorio.    Una vocazione si sviluppa nell’appartenere a. Per cui, praticamente, tutto quello che viene dopo e che ha un suo valore, perché mica è detto che non debba essere considerato, è una cornice di questa vocazione ma non ne è certamente la ragione.

  Se anche la persona fosse immobilizzata nel letto e non potesse assolutamente esplicare, quel lavoro, quell’incarico che là dove è andata a portare la sua vocazione, gli viene richiesto, non sarebbe, la vocazione, intaccata per niente.

Il Beato Domenico della Madre di Dio ed il suo fondatore San Paolo della Croce avevano entrambi la vocazione per l’Inghilterra, Domenico è andato, Paolo no. Entrambi hanno assolto in maniera eroica la loro vocazione.

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