In questo sabato 11 maggio Viterbo ospita la celebrazione di un evento da secoli particolarmente caro alla popolazione, la processione del Salvatore.
Tutto nacque nel 1283, quando due contadini arando il loro appezzamento di terra in località Chirichea, nella zona delle attuali Terme dei Papi, rinvennero una cassa di pietra, con all’interno un trittico di cuoio su tavola, di scuola romana e in stile bizantino, che ritraeva il S.S. Salvatore.
Il ritrovamento fu considerato importante al punto da spingere il clero e le autorità a decidere la collocazione del trittico nella chiesa di Santa Maria Nuova, all’epoca la più importante della città e dove si organizzavano assemblee pubbliche ed erano conservati i documenti del Comune.
Lo storico Feliciano Bussi riferisce che, detto evento, fu registrato nel libro delle Riforme del Comune per gli anni 1716 e 1717 e considerando la particolare situazione del ritrovamento, suscitò interesse ed emozione in tutta la popolazione viterbese, tanto da stabilire che – all’epoca la sera della vigilia dell’Assunta – il trittico, fosse portato in processione, stabilendo anche l’ordine di sfilata di tutte le Arti.
Mercanti, Speziali, Fabbri, Calzolari, Macellari e Pesciaroli, Falegnami, Funari, Lanaroli, Sartori, Pellai, Osti e Tavernieri, Ortolani, Molinari, Pecorari, Muratori e Scalpellini, Tessitori, Fruttaroli, Barbieri, Vasai, Legnaioli, tutti con in mano un cero, che veniva poi donato alla chiesa.
La storia si ripete ora come allora, con le stesse caratteristiche: all’ora dei vespri, alle sei del pomeriggio, il trittico verrà issato sul carro trainato da una coppia di buoi e percorrerà le vie del centro cittadino, preceduto dal corteo storico delle antiche Corporazioni delle Arti e dalle diverse Confraternite. In piazza del Plebiscito la processione incontrerà le autorità cittadine, che vi si uniranno nell’ultimo tratto.
Sono proprio i buoi a scandire i tempi della processione: lenta e accompagnata solo dal suono dei campanacci. Con la loro possanza fisica, in tutta la loro maestosità, sanno emozionare tutti i fedeli.