Marco Zappa ha detto la sua sulla Pietà di Sebastiano del Piombo che idealmente è transitata, su iniziativa del Touring Club, nella chiesa viterbese di Sant’Ignazio prima della nuova e definitiva collocazione nell’istituendo Museo di Palazzo dei Priori di prossima inaugurazione.
Il sindaco Arena nel saluto introduttivo alla conferenza di sabato scorso, insieme all’assessore alla Cultura e Turismo Marco De Carolis, ha annunciato che la data dell’apertura è il prossimo 22 dicembre nei locali dell’ex anagrafe a piazza del Plebiscito. La tavola, che nel 2017 venne esposta alla National Gallery di Londra, sarà affiancata dalla Flagellazione (sempre di Sebastiano) e dalla bolla papale riferita alla sede vacante del conclave di Viterbo del 1271.
Zappa ci ha ricordato che Sebastiano Luciani (chiamato del Piombo dopo l’incarico di Clemente VII di sovrintendere ai sigilli della Curia apostolica) si formò artisticamente nelle botteghe della Serenissima dove apprese la vivacità dei colori, le prospettive, la tecnica dei paesaggi, i segreti delle sfumature della pittura veneta Non eccelleva nel disegno come Michelangelo con cui avviò, secondo il Vasari, un fecondo sodalizio artistico una volta giunto a Roma.
Tre le commissioni, Sebastiano accolse quella di Giovanni Botonti, chierico di Camera, per una Pietà destinata ad un altare di San Francesco alla Rocca nel transetto sinistro. Il Vasari ci fa sapere che Michelangelo preparò alcuni disegni, soprattutto particolari delle mani del Salvatore e della Madonna che le stringe in atteggiamento di preghiera. Non ci sono indicazioni michelangiolesche sul viso della Vergine che potrebbe essere stato disegnato direttamente da Sebastiano. Zappa ci fa vedere volti similari che del Piombo aveva già eseguito per altre opere.
Sta di fatto che ogni osservatore o critico dell’arte ha voluto intravedere attraverso gli anni particolari che rimandano ai simboli della resurrezione nei fiorellini di campo accanto alla figura del Cristo, ai ruderi sullo sfondo delle terme di Viterbo o lo stesso profilo delle mura, al fuoco che avrebbe sprigionato la Madonna Liberatrice – di cui Botonti era fedele – per distruggere i diavoli che avevano invaso la città. Resta in ogni caso il grande valore della tavola, una delle più grandi attrazioni culturali della città ed una delle meglio riuscite dell’artista veneziano che ci affascina soprattutto con la Resurrezione di Lazzaro nella Gallery di Londra.
I presenti alla conferenza di Zappa hanno potuto anche rivedere dopo tanti anni l’interno della chiesa di Sant’Ignazio che negli anni post bellici era molto frequentata nelle messe festive per merito di predicatori di rango come don Primo Gasbarri e don Francesco Zarletti. Oggi la chiesa è affidata alla comunità ortodossa guidata da padre Basilio che ringraziamo per la cortese ospitalità
Touring Club
Foto di Mariella Zadro