Un percorso di speranza e di fratellanza presso il Teatro della Chiesa San Leonardo Murialdo
a cura di Stefano Stefanini
Martedi 29 ottobre è programmato il secondo incontro interreligioso, organizzato dall’Aps Amici del Beato Domenico della Madre di Dio (LEGGI l’annuncio), su “Il cammino della speranza”, appuntamento che vede riunite nella Sala del Teatro della Chiesa San Leonardo Murialdo, a Viterbo, varie confessioni religiose per fare insieme un percorso di speranza e di fratellanza.
Sono previsti gli interventi del Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, di don Gianni Carparelli dell’associazione Domenico Barberi, di H. G. Ian Ernest, arcivescovo centro anglicano di Roma, di P. Hermann Geissler (L’Opera, John H. Newman), di Francesca Marini della Tavola Valdese, di Salameh Ashour, musulmano palestinese, di P. Gino Gianfrancesco, passionista, di Pope Bobita, ortodosso parrocchia rumena.
Modererà il giornalista e presidente dell’Ucsi Lazio, Maurizio di Schino. Nello spirito dell’incontro di Papa francesco nei giardini vaticani l’8 giugno 2024, come allora, sarà piantato un ulivo simbolico nel piazzale della chiesa.
L’Associazione di Promozione Sociale “Amici del Beato Domenico della Madre di Dio” ha organizzato per il secondo anno un incontro interreligioso in onore di Domenico Barberi (passionista viterbese) che il 26 ottobre del 1963 fu beatificato (durante il Concilio Ecumenico) da San Paolo VI, con il titolo di Apostolo dell’Ecumenismo.
Non per niente l’espressione coniata dal Beato Domenico, per riferirsi alle altre chiese cristiane, era: “fratelli separati”. Lo consumava un cuore ardente di amore per le anime, di umiltà, di candore.
Da ragazzo i suoi compagni lo chiamavano “Meco della Palanzana”: infatti, prima di entrare nella Congregazione dei Passionisti, il Beato Barberi era un pastorello semianalfabeta. La sua attività di dotto scrittore e filosofo, per la maggior parte, è tutta ancora da scoprire: come predicatore e missionario la sua attività, per quei tempi (prima metà del XIX secolo) non aveva confini: dopo le Missioni in Italia fondò il primo “Ritiro” passionista fuori d’Italia (in Belgio) e poi tutto un fiorire di opere in Inghilterra.
Nelle west Midlands si prodigò sia con i “clandestini” minatori irlandesi, che ai Milordsinglesi e ai liberi pensatori dell’Università di Oxford chiamati “Trattariani”, usciti dalle loro confessioni religiose. Il suo cuore consumato da questa “passione” cedette ad un infarto sul treno lasciando Londra. Il suo corpo riposa nel Santuario a lui dedicato, tra Liverpool e Manchester, dove è venerato da Cattolici e Anglicani.
Anche a Viterbo l’associazione a lui intitolata lo prega e lo venera nella chiesetta rurale di S.Maria Mater Amabilis di Castel d’Asso.