Abbiamo ascoltato testimonianze e interventi dai quali emerge con chiarezza che negli ultimi vent’anni, lo spirito di accoglienza della nostra popolazione nei confronti degli stranieri è fortemente diminuito. La speranza è che questo convegno possa contribuire ad avviare un importante inversione di tendenza”. Con queste parole il vescovo  Lino Fumagalli ha concluso questa mattina, 22 febbraio, i lavori del convegno su “Immigrazione, accoglienza e integrazione nel territorio viterbese”, promosso dalla Caritas diocesana , in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche Idos, il cui presidente Luca Di Sciullo ha aperto gli interventi delineando le caratteristiche dell’immigrazione nel contesto viterbese, e l’Istituto di studi politici San Pio V, del quale è stato diffuso l’ultimo rapporto annuale, il 13°, sulle questioni legate appunto all’immigrazione, oltre che con altre organizzazioni della società civile.

E va detto subito che dagli interventi ascoltati al convegno sono venute testimonianze significative di quelli che lo stesso monsignor Fumagalli ha definito “i piccoli, necessari, impegni di costruzione di accoglienza, civiltà e pace”. Passi che vanno in direzione opposta, ha ricordato il presule, alla deriva in questo senso alla quale negli ultimi tempi sembra essersi avviata l’Italia. Passi che la Diocesi sta tentando direttamente, per esempio mettendo a disposizione terreni da destinare a strutture di accoglienza e sostegno per le persone in maggiore difficoltà, compresi quanti con le ultime scelte governative sono stati di fatto privati di protezione umanitaria, e attraverso le parrocchie. Passi che testimoniano fatica e determinazione di tanti laici che singolarmente o in modo associativo questa strada di civiltà non cessano di percorrere o addirittura di tracciare dove ciò si renda necessario. Di questi contributi,  soprattutto associativi, Sosta e Ripresa cercherà al massimo delle sue forze di dare notizia e documentazione.

Il convegno, moderato dal direttore della Caritas diocesana, Luca Zoncheddu, si è segnalato altresì per la concretezza e la sintesi degli interventi, che in meno di quattro ore hanno  visto una ventina tra immigrati e rappresentanti di strutture pubbliche e private delineare concretamente il quadro della situazione e, soprattutto, testimoniare un desiderio autentico di conoscenza e di collaborazione reciproche che fan ben sperare di diventare un persuasivo strumento di contrasto a quella deriva denunciata dal vescovo (e più in generale dalla Chiesa italiana e dallo stesso Papa Francesco che, giova ricordarlo, oltre a essere Pasore universale, di tale Chiesa è primate).

Cinque le sezioni: 

La prima dedicata al quadro di riferimento, aperta come detto dall’intervento di De Sciglio, è proseguita con quelli di Chiara De Carolis, presidente della Casa dei Diritti Sociali della Tuscia,e di Tshiela Lukasa, presidente dell’associazione Sans Frontiere.

Nella seconda si sono ascoltate le “Voci della Viterbo multiculturale e multireligiosa” con gli internti di Male Nguirane, Associazione senegalese – Manjit Singh, presidente Associazione religiosa e di promozione sociale Baba Buddha Ji – Nadra Ferrari, rappresentante Centro culturale islamico – Ruhiru Fernando, Associazione Buddhist Temple Meditation Center – Canela Grao, maestro capoeira brasiliano (Primo cittadino brasiliano a Viterbo) – Ada Tomasello e Abiola Mufutau Oguntimirn, coppia mista italo-nigeriana – Mujeeb Ur Rehman, mediatore Pakistan – Stefania Kostyuk, rappresentate comunità ucraina – Herreh Ceesay, cittadino Gambia.

Dopo una breve pausa, il convegno ha affrontato l’aspetto delle “Buone prassi e criticità nel sistema delle risposte, grazie agli interventi di Pierpaolo Manca, del Centro d’ascolto diocesano, Sportello immigrati, che ha riferito appunto dell’attività della Caritas, e di Vanessa Renato, dell’associazione Aid for Life, con sede a Vetralla, che fa parte dell’èquipe immigrazione della Caritas stessa, che ha presentato l’importante lavoro di affiancamento ai missionari ne “L’esperienza africana, dall’incontro alla condivisione” 

Per le strutture pubbliche sono intervenute Maria Vittoria Lupi, della Casa delle Donne (Associazione Battiti), che ha concentrato il suo intervento soprattutto sulle esperienze e sulle difficoltà delle donne immigrate, e Patrizia Prosperi, della Asl di Viterbo, che ha riferito sullo “stato dell’arte nell’assistenza socio-sanitaria agli immigrati, cittadini e no, in particolarecon l’apertura un ambulatorio di medicina generale, presso la Cittadella della Salute, anche per chi non è immigrato  regolare. Una delle strutture che vedono la presenza di mediatori cultural, con possibilità di traduzione, contributo a una mediazione di sistema cheva incontro alle necessità primarie delle famiglie.

Le esperienze in ambito parrocchiale sono state riferite da don Elio Forti, della chiesa di Santa Maria della Verità, da don Flavio Valeri, della chiesa del Sacro Cuore di Gesù, da don Massimilano Balsi, della chiesa di Santa Maria della Quercia,  da padre Bobita Vasile Stefan, che ha parlato Della Chiesa ortodossa e della comunità rumena, e da Gino Diamiani della Caritas di Graffignano.

L’auspicio di Sosta e Ripresa è contribuire a diffondere quanto emerso dal convegno che, purtoppo, ha visto una certo non massiccia presenza di mezzi d’informazione, compresi i giornalisti cattolici.

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