Quando diventi mamma e nasce tuo figlio e ti staccano il cordone ombelicale, se ne crea un altro che è un legame affettivo di amore sconfinato per quel figlio. Quando il figlio si ammala e i medici gli danno pochi mesi di vita, nel tuo cuore senti un dolore immenso, una zampa con artigli che ti lacera e ti dilania. E tu? Cosa puoi fare come mamma lontana centinaia di chilometri da lui? Preghi, le amiche pregano, le amiche delle amiche pregano, persone che nemmeno conosci pregano per la guarigione di Andrea.

Poi lui ti dice che ha bisogno di te e tu parti il giorno dopo, un 9 marzo, ultimo giorno nel quale si può viaggiare prima della chiusura per il Covid 19. Inizi a seguire la messa tutte le mattine alle 7, reciti il rosario tutte le sere con il gruppo del beato Barberi, preghi prima di dormire, preghi la notte quando ti svegli, preghi in silenzio in ogni ora del giorno. Preghi la mamma di Gesù, preghi Gesù, preghi il papà di Gesù, preghi il beato Barberi. Preghi con il cuore, con la mente, con le lacrime e con tutta l’anima.

Iniziano i mesi di cure, chemioterapia che non funziona, metastasi del tumore che appaiono in altri cinque parti del corpo, radioterapia che non funziona e lui sta sempre peggio. Tu cucini, nel tuo essere mamma sai che meglio si nutre e più il fisico ha la forza e l’energia per lottare. Cucini con serenità e infinito amore, guardi i programmi tv che non ti piacciono perché piacciono a lui, cerchi di trasmettergli serenità, fiducia nel futuro e tanta voglia di lottare. Sul tuo viso è stampato il sorriso, non puoi permetterti che lui legga la tua disperazione.

Dai medici arriva la proposta di una cura sperimentale canadese. Si inizia. La cura ha effetto, rinasce la speranza, c’è la possibilità di uscire dal tunnel. Lui incomincia a riprendersi, non ha più il colorito giallo, ma roseo. La cura da buoni risultati, i tumori regrediscono, la vita rinasce. A dicembre lui ti dice “vai a casa per Natale, io sto bene e ce la faccio da solo” e tu, dopo mesi, torni a casa con il cuore che grida grazie, grazie, grazie, infinitamente grazie. Però non basta e cerchi un modo per ringraziare meglio quella mamma celeste che tanto ti ha aiutata. Ma nelle mente non brilla nessuna idea finché pensando al Natale vedi una stella cometa, la vedi come aiuto nel cammino dei Magi, come guida nel cammino della nostra vita umana, la vedi come faro nel buio della nostra società e diventa luce di speranza.

A luglio inizi il lavoro all’uncinetto, l’artrosi alle mani ti rallenta, ma non si può mollare, da lassù hanno fatto tanto per Andrea, quindi si continua punto dopo punto. Finalmente, il 7 dicembre, vigilia della festa della mamma celeste, la stella viene posta nella chiesetta che tanto ami. Forza stella cometa, aiutaci nel buio cammino della nostra vita.

 

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