La mostra che Roma ha dedicato a Leonardo da Vinci lo scorso anno nelle Scuderie del Quirinale aveva questa insegna: ”La scienza prima della scienza”.
Questo bizzarro titolo voleva mettere in rilievo che il protagonista della mostra fu un anticipatore della scienza moderna già tra il ‘400 e il’ 500.
Oggi tutto il mondo è in fermento per commemorare un genio che, con mezzo millennio di anticipo, seppe leggere nella natura quanto di misterioso si nascondesse in essa, che mondo nuovo ne venisse alla luce e quali frontiere avanzate potesse aprire la scienza.
La mutevolezza della natura fu la prima osservazione che si manifestò in ogni aspetto della realtà. Niente era fermo e tutte le discipline si presentavano allo studio: matematica, fisica, dinamica, tutte entrarono in questo discorso ed accesero un nuovo sguardo su un mondo da indagare.
Milano, città dove a lungo soggiornò Leonardo, è stata la prima della lista dei luoghi che videro nascere la scienza moderna e mettere a frutto le nuove discipline, che sfociarono nell’intelligenza artificiale.
L’unicità di Leonardo era il fatto che la partenza fosse sempre dall’osservazione diretta della natura. La scrutava, la contattava, la maneggiava, la sezionava e nel frattempo la sua mente la trasformava e non si fermava fin quando non sentiva di aver realizzato un oggetto.
La grande casata Sforza di Milano si arricchì notevolmente, dando ospitalità al genio toscano che consegnò nelle mani della storica famiglia i più svariati oggetti utili nella vita quotidiana , senza contare gli studi sull’ingegneria militare sfociati in strumenti bellici, causa di tante vittorie sui campi di battaglia. Quest’ultima qualità, più che in Italia, fu apprezzata in Francia dove lo stesso sovrano fu suo grande estimatore ed amico.
Leonardo ripagò l’affetto e l’ospitalità di Francesco I col fornirgli moderni oggetti e semoventi mezzi di locomozione, così rivoluzionari nella strategia bellica, da annullare in battaglia ogni piano avversario.
Il re francese gli fu sinceramente amico, tanto da non poter reprimere un pianto sconsolato quando ebbe la notizia della sua morte ad Amboise il 2 maggio 1519.
Tutto il mondo scientifico è stato impegnato dal 2015 a preparare mostre in omaggio a vate italiano.
L’Inghilterra si fregia di possedere 3 Codici leonardeschi: l’Arundel (British Library), il Foster (Victoria and Albert Museum), il Leichester (dato in prestito dall’americano Bill Gates alla British Library).
L’Inghilterra si è impegnata per una esposizione che durerà da giugno a settembre. Durante questo periodo tutti potranno osservare i tre codici e soprattutto studiarli.
Leonardo riusciva nel frattempo a dipingere capolavori, studiava la natura che era sempre stata la sua principale ispiratrice. E venne il giorno in cui egli impiegò tempo e studio nell’osservare gli uccelli in volo e si chiese perché mai anche l’uomo non potesse desiderare di levarsi in volo per la libera aria. Ma che cos’era che permetteva agli uccelli di farlo? Studiò diversi tipi di volatili e vide che tutti loro possedevano un osso ricurvo sotto le penne del petto. Quell’osso ricurvo serviva certamente per tagliare l’aria che li precedeva. Ma che cos’era che sorreggeva il volo? Le ali, questi due pennacchi laterali che agitandosi sostenevano il volo e che, dopo un piccolo riposo, ad ali rientrate, queste rientravano alla luce sventolando l’aria per tutta la loro lunghezza. Ma l’uomo non possiede la carena, cioè l’osso ricurvo, non possiede le ali. Allora… la mente continuava a immaginare, a fantasticare: ci voleva uno strumento che potesse portare l’uomo in aria e mantenervelo. Questo abitacolo doveva riprodurre due cose che madre natura aveva dato ai volatili, la carena e le ali. Leonardo accantonò l’impresa come del resto era solito fare quando non vedeva una pronta soluzione.
Intanto il mondo procedeva nel suo cammino e sempre nuove cose si offrivano allo studio. Nuovi problemi sorgevano all’orizzonte con l’esodo dei contadini dal lavoro dei campi verso i timidi accessi nelle rudimentali officine. Occorrevano nuove abitazioni, tanti operai per costruirle e la fretta dava la spinta verso la costruzione di brutti palazzoni dove si accatastava tutta quella povera umanità che aveva conosciuto solo la campagna e la casetta di mattoni messa in piedi tra un lavoro agricolo e l’altro.
Leonardo prese a cuore anche questo aspetto della vita sociale studiandone illato urbanistico e facendo nuove mappature dei centri urbani, che presero un’impronta pragmatica e piacevole. Si premurò di porre la zona sanitaria vicina al centro con le facoltà mediche. Quest’ultime interessavano particolarmente Leonardo, perché tra i suoi studi preferiti c’era l’anatomia, cioè la conformazione del corpo umano che egli studiava nottetempo negli obitori direttamente sui cadaveri sezionandone alcune parti per servirsene poi anche nei suoi dipinti dove si riscontra una grande precisone nel riprodurre braccia, mani, sistema circolatorio di vene, arterie, pelle, pieghe. In quei dipinti queste parti del corpo umano risultano vere, messe su un corpo vivente.
Il trapasso fra scientismo e scienza fu compiuto da Leonardo quando la tensione nervosa e passionale, sofferta nelle tante esperienze di studio della natura, comprese che era approdato ad un posto dove la mutevolezza delle cose e l’esperienza affannosa del correre dietro al tempo non si sarebbero annullate.
Tutto dunque come prima dunque? No lo studio e le esperienze si appoggiavano or su un terreno più solido dove leggi e sentenze avevano trovato la luce e non il tutto non si denominava più scientismo, ma scienza moderna.
Non c’è aspetto esterno ed interno della natura che non abbia avuto in Leonardo attrattiva e sollecitazione a trarne fuori il reale significato nella intera creazione.
La cosa che più coinvolge l’uomo da settecento anni ad oggi è il sentire nell’opera di Leonardo la corsa inesorabile del tempo, lo scorrere perpetuo dell’acqua di un fiume. Leonardo stesso dice: ”L’acqua che tocchi è l’ultima di quella che è passata e la prima di quella che viene”.
In questa fuggevolezza delle cose sta il fascino perpetuo dell’opera di Leonardo.