Avevo incontrato Luigi Brutti per pochi minuti nell’estate del 2009 e poi nel 2010 poco prima della morte, il 2 luglio di quell’anno, di don Giovanni Bitti, il suo parroco, che me lo aveva presentato come il figlio di carissimi amici, Enza e Vittorio. Nella parrocchia della Sacra Famiglia insieme ad alcuni amici Luigi aveva trovato spazio per una presenza pastorale. Nel frattempo io viaggiavo tra Inghilterra, Canada, Ecuador. Trovandomi di passaggio a Viterbo, nel 2011, seppi della sua malattia e andai a “trovarlo” al reparto di rianimazione del Belcolle, prima di ripartire. Mi fermai un po’ insieme alla famiglia, osservando e pensando. Senza dire nulla, davanti al suo silenzio sereno dal quale non sarebbe più uscito. Morì il 19 agosto del 2011. Anni dopo chiesi poi il permesso ai suoi genitori di citarlo in un mio semplice lavoro sulla liturgia, “La scintilla e l’incendio” del 2021 dove proponevo quello che avevo letto nel suo diario spirituale scoperto dopo la sua morte dai genitori, “In cammino verso Dio” (pag 51). Era una bella e semplicissima riflessione sulla Santa Messa che sintetizzava perfettamente quello che io cercavo di meditare insieme ai miei pochi lettori.
Fino a quella data non si era pensato a quello che invece sarebbe poi emerso piano piano nella coscienza dei fedeli fino al 29 luglio 2022, quando la diocesi annunciò di poter iniziare il processo di beatificazione e canonizzazione di Luigi, un giovane viterbese morto in giovanissima età. Era benvoluto e stimato, soprattutto per la sua attenzione gentile e compassionevole con i più piccoli e i più fragili. Lo chiamavano simpaticamente “Gigio”.
“Sui passi di Luigi Brutti, un giovane che amava Dio” come scritto in un libretto di don Luigi Fabbri, vicario per la diocesi di Viterbo.
Ma santo?
La santità. Essere santi. E sono andato indietro nel tempo. Nel libro del Levitico leggiamo: “Siate santi (Qedoshim) perché io, il Signore, sono Santo (Qedosh)” (Lev. 19:2). E a questo invito segue una lista di comportamenti da seguire che fanno parte dell’essere santi come il Signore è Santo. Comportamenti che la comunità di fede sentiva essenziali per essere come Lui, la fonte della santità, lo specchio e immagine della santità. E sono andato a cercare di capire meglio al di là e oltre i suggerimenti del libro del Levitico che ovviamente risentivano della concezione spirituale del tempo. Per capire meglio il senso pieno delle parole bibliche e la loro radice semitica che permette di sentire le vibrazioni più profonde delle stesse al di là delle traduzioni in altre lingue, sono andato a cercare di sentire queste vibrazioni nella parola biblica per santità: Qedushàh. É l’ideale ultimo di ogni essere umano, quello di conquistare la perfezione morale che avvicina alla divinità. La radice della parola è composta di tre lettere: Kof-Dalet-Shin che esprimono il senso di: elevare, annunciare, dire e, se lette come: Shin-Kof-Dalet, aggiungono altre vibrazioni del tipo: vigilanza, essere in prima linea con solerzia, essere pronti a intervenire.
Le lingue semitiche erano come portate a dare un senso più pieno. Noi lo facciamo aggiungendo vocaboli a vocaboli. Loro arricchendo le parole di significati densi e quasi nascosti ma tutti da scoprire. Cercare di vivere così era un po’ avvicinarsi alla purezza del Signore Dio. “Siate Santi (Qedoshim) come io, il Signore sono Santo (Qedosh)”. Altri hanno visto in questa parola una specie di incendio di fuoco, come se la persona “santa” incendiasse, o cercasse almeno di incendiare, il mondo con il calore di Dio.
Luigi era diverso, quasi separato ma presente, attento e semplice, sempre sorridente e servizievole, non scriveva testi di teologia o mistica. Viveva il suo quotidiano come se fosse “altrove”, immerso in acque pulite… le acque del mistero di Dio.
Ecco il “Sanctus”: rendere sacro… separato…riservato a Dio… che segue i comandamenti di Dio.
Onesto e buono, rispettato, presente ma diverso come fosse separato anche se costantemente immerso nella vita reale e accanto alle persone. E la comunità che guarda a Luigi quasi con devozione sente che la sua presenza ci mette in contatto con un’altra presenza e ci invita senza dirlo a separarci e a immergerci nelle acque del battesimo, le acque di Dio, fonte della santità. Dal diario spirituale di Luigi, da molti meditato negli incontri di preghiera che vengono tenuti nella parrocchia della Sacra Famiglia e guidati dall’attuale parroco Don Luca Scuderi, emerge questo desiderio di essere la voce di Dio nella vita di ogni giorno.
Sento in questo cammino di Luigi, che non ha avuto il tempo di farcelo capire bene mentre camminava in mezzo a noi, quello che Giovanni Paolo I diceva di sé stesso: “Sono il ragazzo del mio Signore” come ce lo ricordava il cardinale Loris Capovilla in un suo testo per i giovani scritto il 27 ottobre 2009 per la Comunità Villa San Francesco di Pedavena-BL.
Posso terminare questa mia riflessione con le parole del cardinale Capovilla alla fine del suo libretto “Tantum aurora est” e citando anche il Papa Benedetto XVI?
“Per fare il pane occorrono gli ingredienti: farina, acqua, sale, lievito, fuoco e lavoro delle braccia. Per fare la bontà urgono: umiltà e mitezza, castità, devozione, affabilità…” (“Tantum aurora est”, per i ragazzi della cresima). Se volete approfondire e capire meglio, Papa Francesco ha scritto una sua Esortazione Apostolica “Gaudete et Exsultate” (19 marzo 2018 ma resa pubblica il 9 aprile 2019), sulla chiamata alla santità perché la santità appartiene al “popolo di Dio paziente”, alle persone che hanno una ordinaria vita quotidiana fatta delle cose semplici che sono la struttura dell’esistenza di tutti. Sono i santi della porta accanto.
Siamo pronti a riconoscere i santi della porta accanto…? (vedi n. 5-6-7 della Esortazione)
Luigi, un santo della porta accanto.
È come il pane buono fatto in casa.
Diventi ora per noi e tanti un pane di vita.
Luigi aveva “scelto di fare dell’amore il suo stile di vita” (dal suo diario).
A noi portare avanti la sua strada.
Nato a Viterbo nel 1942. Studi classici a Viterbo. Specializzazione in Teologia presso il Laterano e in Scienze della Educazione presso l’Università Salesiana a Roma. Negli anni 1970-75: Insegnante di psicologia e pedagogia nel Seminario Regionale de La Quercia, di Religione presso l’ITIS di Viterbo, e di Etica Sociale e Deontologia presso la scuola di specializzazione per Fisioterapisti a Villa Immacolata di San Martino al Cimino (Vt). Nel 1975 parte per il Brasile dove ha svolto il suo servizio nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima e nella baraccopoli (favela) di San Carlos. Nello stesso tempo fu invitato (visiting professor) a insegnare Etica Sociale e Introduzione al Cristianesimo nel biennio universitario della Università Cattolica (PUC) di Rio de Janeiro, e come terapeuta presso l’Istituto INFA, sempre a Rio de Janeiro. Ha passato mesi nella missione di Oyapoque in Amapà, sostituendo un padre del PIME malato di malaria. Dal Brasile fu invitato ad aiutare la comunità Italiana a Offenbach on Main (Germania) e poi in Canada (Toronto, Montreal. Vancouver), dove iniziò un programma di Comunità terapeutica per giovani con problemi di dipendenza da sostanze. Il programma è conosciuto come caritas.ca/school of Life. Per le persone affette da problemi di salute mentale o doppia diagnosi diede vita al programma Mens Sana, e per le ragazze, insieme alle suore passioniste, al programma Mater Dei, ora conosciuto come “sister carmelina’s home for women”. Ha anche prestato servizio pastorale in diverse parrocchie multilingue: italiano, inglese, portoghese e spagnolo. Il suo lavoro di terapia delle dipendenze “High on Life”, è stato pubblicato con la collaborazione di Michael Tibollo, ministro della sanità (per le dipendenze e la salute mentale) in Ontario-Canada. Il lavoro delle sue organizzazioni ha ricevuto diverse onorificenze e riconoscimenti sia dal governo canadese che quello italiano.
È autore di più di 40 pubblicazioni in italiano, inglese e portoghese su temi come: pedagogia dell’intervento terapeutico, racconti e favole, poesie, manuali educativi per le famiglie, temi di spiritualità e religiosi. Editorialista, con centinaia di articoli, sulla stampa italo-canadese: il cittadino (Montreal nel Quebec), Il Corriere Canadese (Toronto e Ontario); ospite regolare di programmi radio (CHIN) e televisione (OMNI e Telelatino). Hanno presentato i suoi libri: i cardinali Loris Capovilla e Fortunato Frezza, i vescovi di Viterbo Dante Bernini e Lorenzo Chiarinelli, Don Luigi Ciotti, padre Ubaldo Terrinoni OFM Capp., il vescovo Pedro Casaldaliga in Brasile, il vescovo ausiliare di Toronto John Boissoneau.
Ha passato periodi più o meno lunghi in territori di missione: Uganda con amici medici del CUAMM, India (Kolkata, nelle missioni di Madre Teresa), Ecuador a Simiatug con Padre Sandro Chiecca e i Quechua, Seong- nam (Corea del Sud) nell’opera di Padre Vincenzo Bordo (Anna’s House). Infine è stato con Migrantes in Inghilterra, nella missione Italiana di Enfield.
Attualmente vive a Viterbo, dove ha prestato servizio pastorale a Canepina (Vt) e presentemente opera a Castel d’Asso (zona etrusca di Viterbo), dove segue una piccola ma attiva comunità alla ricerca di vivere il messaggio cristiano oltre le abitudini devote. Don Gianni continua a pubblicare lavori, anche provocatori, sulla Liturgia che dovrebbe essere il luogo del cambiamento della Chiesa e della sua presenza nel mondo, come scrive Benedetto XVI.
È collaboratore abituale di Sosta e Ripresa per la quale ha curato per diversi mesi la rubrica Spezzare la Parola.