Il presidente della Consulta del volontariato del Comune di Viterbo, Raimondo Raimondi, comunica di aver inviato il 12 agosto via mail, come presidente della Consulta a tutti gli Enti del terzo settore (Ets) che ne fanno parte, l’articolo, già noto, della intervista a Sandro Marenzoni, responsabile dell’Ambulatorio sociale, una delle associazioni della Consulta.
“L’articolo affronta un caso tragico. Gli interrogativi che pone sono fondamentali per tutti noi del volontariato – afferma Raimondi – e ritengo che riguardino tutti i nostri ambiti di azione.
Speravo che la tragedia del giovane bengalese Abul Basar Matubbar, suicida perché senza patria e respinto e offeso da nostri “compatrioti” qui nella nostra Viterbo, potesse attivare una riflessione fra i cittadini che stimo di più: i volontari“.
Gli Enti del terzo settore (Ets) della Consulta sono 70. Raimondi comunica che gli sono giunte solo tre risposte.
“Questo rapporto (3/70), al netto del Ferragosto, deve far riflettere. Ve le riporto:
1. Le istituzioni sono sempre più spesso assenti. Se il volontariato fosse più unito potrebbe essere il dito che preme sul fianco delle istituzioni proprio grazie alla consulta.
2. Siamo convinti da tempo che da sole le associazioni di volontariato non possano risolvere problemi strutturali in ambito sociale che richiedono risposte strutturali. Attendiamo tali risposte dalle istituzioni. La nostra capacità di produrre dei cambiamenti strutturali viene soprattutto dalla disponibilità delle istituzioni a sostenerla.
3. Come associazione siamo persuasi che dobbiamo reinventare un modello sociale a misura di fragilità. Per farlo dobbiamo imparare a sognare insieme, progettare insieme e realizzare insieme. Certo le istituzioni DEVONO fare la loro parte, ma aspettando che risolvano loro perderemo la sfida.
Altre quattro associazioni si sono limitate, due a un “grazie”, uno a un “bravi”, e uno ad un pollice alto. Non è molto e lascio ad ognuno la riflessione su questi numeri e sulle risposte.
Mi permetto di evidenziare solo alcuni elementi, anche questi spero utili per una riflessione.
Tutte e tre le risposte usano la parola “istituzioni” e sempre in un contesto negativo che ne lamenta la mancata responsabilità.
A fronte di questo elemento comune, due risposte prospettano un’azione (“essere il dito che preme sul fianco delle istituzioni”; “dobbiamo reinventare un modello sociale a misura di fragilità”). Una terza risposta è per l’attesa (“Attendiamo tali risposte dalle istituzioni”).
Una delle due risposte, che prospettano l’azione, lamenta la mancanza di unità (“Se il volontariato fosse più unito”) e individua nella Consulta del Volontariato uno strumento d’azione (e, ritengo, di unità).
Anche nell’altra delle due ricorre il tema dell’unità (“sognare insieme, progettare insieme e realizzare insieme”).
Invocare l’unità significa che l’unità non c’è“.
Raimondi ricorda come il 4 agosto dello scorso anno, nel 2023, lesse all’Assemblea della Consulta un contributo sul quale chiese di venire eletto.
L’incipit diceva: “La nuova Consulta e il suo esecutivo sono al servizio dell’interesse complessivo di tutti i componenti della Consulta e operano per attivare strumenti che: siano utili a tutti i componenti della Consulta nel loro complesso; siano trasversali agli ambiti specifici di attività dei singoli componenti della Consulta”.
L’interesse complessivo è la base dell’unità: entrambi, interesse complessivo e unità, non sono dati naturali, ma culturali; entrambi vanno costruiti uscendo da atteggiamenti e comportamenti di autoreferenzialità che a volte, onestamente, sono denunciati dagli stessi Ets.
Infatti, alla domanda “scrivi due aggettivi positivi e due negativi sulle associazioni di volontariato”, 11 su 40 volontari (la maggioranza) hanno risposto: “autoreferenziali” secondo il sondaggio effettuato da Lab Teu presentato lo scorso 5/12/23.