Ci sono rotte da modificare profondamente nella convivenza umana che si addentra sempre più in una navigazione nel discriminare, dell’ingiustizia, verso un naufragio che minaccia di non lasciare superstiti.
Studiare rotte di saggezza, di giustizia, è quanto si cerca di fare in queste ore a Roma, per iniziativa dell’Onu.
Del resto, “questa pandemia ci ha messo di fronte a ingiustizie sistemiche che minano la nostra unità come famiglia umana. I nostri fratelli e sorelle più poveri, e la Terra, nostra casa comune, che ‘grida per i danni che le causiamo a causa dell’uso e abuso irresponsabile dei beni che Dio ha posto in essa’, esigono un cambio di rotta”.
Sono parole di Papa Francesco
nel suo messaggio al Pre-Summit organizzato dalle Nazioni Unite a Roma, dal 25 al 28 luglio. Ancora una volta, dunque, il Papa invita a cooperare, a lottare per arginare quelle che definisce “ingiustizie sistemiche che minano l’unità come famiglia umana”.
La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione, ma non ne è la causa. E non a caso, infatti, Papa Francesco sottolinea le responsabilità politiche nello scandalo della fame come ” crimine che viola i diritti umani fondamentali”.

Forte, quindi, il suo invito, il suo monito a ‘ridurre gli sprechi alimentari, a rafforzare le economie locali’, perché è ” dovere di tutti sradicare questa ingiustizia attraverso azioni concrete e buone pratiche, e attraverso politiche locali e internazionali coraggiose”.
Nell’obiettivo che chiama ‘Fame Zero’, il Papà specifica che “Santa Sede e Chiesa Cattolica serviranno a questo nobile scopo, offrendo il loro contributo, unendo forze e volontà, azioni e sagge decisioni”.

Per farlo, non serve solo produrre cibo per tutti, in ogni parte del mondo, occorre secondo il Papa, una “nuova mentalità e un nuovo approccio olistico”, dove al centro ci deve essere sempre la dignità della persona umana, nutrendo il mondo senza comprometterne il futuro.

Il Bene Comune, lo chiama Papa Francesco, chiamando in causa, senza remore, i potenti del mondo, per attuare la ‘cultura dell’incontro’.

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