GIUBILEO e MISERICORDIA

La parola MISERICORDIA viene usata in diverse accezioni e la sua radice implica il concetto di
“pietà” del cuore “cor-cordis”. Nella Bibbia viene usata in vari aspetti come: Bontà gratuita (Grazia)
del Signore verso il Creato e le Creature, verso i fedeli a Lui, verso gli infelici, verso i perseguitati,
verso i peccatori pentiti, ma anche non proprio ravveduti; oppure dell’uomo verso il suo prossimo:
infelice o trasgressore pentito, ma anche verso il nemico ostile.
Nello specifico si esamina la misericordia nel contesto del “Giubileo”, evento che ha una profonda
e radicale evoluzione dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento, all’attuazione concreta
realizzata dalla Chiesa Cattolica.

Nell’Antico Testamento (cf Levitico, 25) il Signore esprime la sua Misericordia con un comando
(peraltro mai realizzato) di carattere prettamente sociale, comunitario: il ritorno, ogni 50 anni, alle
condizioni iniziali dell’ingresso del popolo di Israele nella terra promessa, sia riguardo al possesso
dei beni immobili (terra, casa, proprietà varie), sia riguardo al possesso dei beni finanziari (debiti),
sia riguardo al possesso delle persone (schiavitù) ed accompagna ripetutamente i Suoi ordini col
sigillo che è Egli stesso il Signore potente che ha fatto uscire Israele dal Paese d’Egitto ed è Sua
proprietà.

Nel Vangelo (Lc 4, 18) Gesù annuncia di incarnare Lui stesso con la sua venuta ed i suoi segni
l’anno giubilare leggendo in Sinagoga la profezia di Isaia (Is, 61. 1) : “Lo Spirito del Signore è sopra
di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto
annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli
oppressi” ma aggiungendo un significato spirituale: “proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4,
19). Quei segni (miracoli) infatti sono esplicitamente figura della remissione dei peccati come nella
guarigione del paralitico di Cafarnao (Mc 2,1-12; Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).
Inoltre, mentre il Giubileo veterotestamentario si applica solo al Popolo Eletto, Gesù estende
l’azione misericordiosa dell’”Anno di Grazia” anche ai disprezzati “gentili” (Lc 7, 1-10) ed agli odiati
Samaritani (Lc 10, 25-37); ma grazia con il perdono persino chi non lo ha nemmeno chiesto,
almeno espressamente, ma versa in una miseria mortale [vedi le parabole del paralitico di
Cafarnao (Mc 2,1-12; Mt 9,1-8; Lc 5,17-26) e del Padre misericordioso ( Lc 15,11-32) e il racconto
della adultera da lapidare (Gv. 8,1-11)]

Nel corso della sua storia millenaria la Chiesa, interpretando con larghezza il mandato di Nostro
Signore Gesù Cristo: “Ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt. 16:19; Mt. 18:18; Gv.
20:23) ha istituito dapprima il Sacramento della Penitenza (o Confessione) per il perdono dei
peccati, sotto alcune condizioni e, per particolari casi, la penitenza del pellegrinaggio ai luoghi
santi (la Tomba di Gesù o le tombe degli Apostoli); poi a partire dal 1300, con l’indizione del primo
Giubileo, la possibilità di scontare anche la pena (indulgenza) con il pellegrinaggio a Roma durante
l’anno giubilare alla tomba degli apostoli ed altre basiliche (sempre sotto quelle condizioni).
Nel corso della storia c’è un progressivo radicale cambiamento nell’atteggiamento della persona
oggetto della misericordia dato che la gratuità del dono da parte del Signore è immutabile.
Nell’Antico Testamento c’è un significativo e dettagliato aspetto finanziario-commerciale che si
addentra in calcoli minuziosi, mentre nel Nuovo Testamento l’annuncio di Gesù riguarda il
benessere della persona, dove anche la libertà dai mali fisici è immagine della libertà dai mali
spirituali: dal peccato. Anche nella storia dei Giubilei c’è una progressione da un impegno “fisico”
ad uno più spirituale. Basta pensare quanto fosse impegnativo e pericoloso il viaggio nel Medio
Evo, e quanto sia diventato facile negli ultimi secoli e negli ultimi decenni. Di converso è
aumentato l’aspetto spirituale di “Conversione” interiore e cambiamento di stili di vita ai quali
viene accoppiato (a partire dal Concilio Vaticano II) un sempre più esplicito richiamo a
concretizzare questo cambiamento interiore con una prassi esteriore: l’esecuzione delle opere di
Misericordia che sono “il Passaporto” per il Regno dei Cieli del Cristiano (cf Mt. 25: 34-36 e Gc. 2:
11-17) e vanno realizzate non solo per chi è simpatico, anzi: “Se amate solo chi vi ama, che
ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?” (Mt. 5: 46)

La Misericordia, in tempi recenti è divenuta anche un terreno di incontro comune non solo per le
Religioni “del Libro” (Giudaismo, Cristianesimo, Islam), ma per tutte le diverse fedi e credenze
andando incontro al Concilio Ecumenico che riconosce come “nelle tradizioni religiose non
cristiane esistono cose preziose, religiose e umane” (Gaudium et Spes, 92). Questo terreno di
incontro nel lavorare insieme secondo la regola aurea (non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto
a te) sarebbe figura di un “Giubileo di tutti gli uomini amati dal Signore”

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