NEL SEGNO DI CIO’ CHE UNISCE
Con il canto di una Sura del Corano da parte di un giovane musulmano e con la lettura delle Beatitudini evangeliche (Mt. 5, 1-12) da parte del Direttore dell’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso, Noto Nanì don Giampaolo è iniziata sabato 23 novembre la II giornata del Dialogo Islamico – Cristiano della Tuscia. Giampaolo nella sua presentazione, ricordando i passati incontri fraterni di questo dialogo interreligioso sottolinea una volta di più: “quello che ci unisce è più di quello che ci divide!”.
Modera i lavori Chiara De Carolis del Centro Servizi per il Volontariato (CSV-Lazio) che ringrazia il parroco Don Emanuele Germani per l’ospitalità nella sala ai Santi Valentino e Ilario. Dopo un saluto istituzionale al consigliere comunale Paolo Moricoli (che porta i saluti della Sindaca) con delega alla “Fraternità”, e a Mohamed Kdib dell’Associazione Islamica di Viterbo, Chiara introduce i relatori P. Mauro Busin (csj) e il dott Hamdan Al Zeqri (responsabile del Dialogo interreligioso dell’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche d’Italia – UCOII)
Nel suo intervento P. Mauro richiama la Sura del Corano letta all’inizio perché riecheggia il libro della Genesi biblica, dove con un linguaggio figurato viene descritta l’opera di Dio, fonte dell’esistenza del Creato e dell’Uomo. P. Mauro constata come l’uomo abbia alterato il proprio rapporto con Dio, con il Creato, con il Prossimo. Provocatoriamente riflette facendo notare che le 3 religioni del Libro (Ebraica, Cristiana e Islamica) sono le più “laiche” dell’antichità perché spazzano via tutte le divinità legate a animali, piante, e oggetti per affermare l’unicità di Dio e la loro condizione di creature. Ebbene, nel corso della sua storia l’uomo, nei paesi più sviluppati, ha accelerato il suo sfruttamento del Creato, delle risorse naturali creando una crisi climatica globale. Non manca di notare la ipocrisia della attuale Cop 29 sul cambiamento climatico (mentre parlava si stava concludendo a Baku) in caratteristico stile neo-colonialista. Dio crea l’uomo per Amore e nel mito originario non esistono differenze, la stessa differenziazione uomo/donna avviene in un secondo atto creativo. Quindi il cristiano deve riconoscere a tutti (ed a tutto) la propria dignitàspecifica. Dio vuole salvare l’uomo, ed ha scelto di realizzare questa salvezza attraverso l’uomo stesso. La dignità di ognuno è un valore che viene da Dio.
Il dott. Hamdan condivide tutto quello esposto da P. Mauro ed aggiunge il concetto di Sacralità della terra, del suolo; il dovere di ogni credente di non sfruttarli, ma di adoperarli responsabilmente per trasmetterli inalterati in eredità alle generazioni successive. Hamdan invita a riflettere sulla infinita Misericordia di Dio e sul lato negativo dello sviluppo “a tutti i costi” che rischia di uccidere il Mistero. Sottolinea che nel Corano sono citati oltre 30 volte i “popoli del Libro” con parole di rispetto: ci sono differenze, ma sono salvaguardati i valori: dovrebbero gareggiare nel Bene. Concludendo: ogni volta che si esercita la Pazienza, o la Misericordia, la Pazienza, o la Misericordia, si allarga.
Al termine delle relazioni ci sono stati alcuni interventi del numeroso pubblico. La Pastora metodista Francesca Marini ha sottolineato che in alcune popolazioni native il concetto di sacralità delle manifestazioni del creato era uno strumento per il loro rispetto e salvaguardia. Un’altra sollecitazione è stata quella di formare comunità, reti, che superino steccati di Fede o Credo religioso.
Una signora degli amici islamici ha dato la sua testimonianza con l’invito all’ecologia del pensiero: generalizzare è veleno: ognuno è unico, non lasciamo la nostra fede agli estremisti e agli ignoranti.
Nel corso dell’incontro è stato distribuito un foglietto stampato fronte/retro con il credo cattolico su una facciata ed i sei “pilastri della fede nell’Islam” nell’altra: questi pilastri rappresentano il fondamento della fede islamica. Insieme anche un cartoncino con la rappresentazione artistica della pianta di ulivo, simbolo per tutti gli “uomini del Libro” della Pace e riconciliazione tra Dio ed il Creato.
Al termine i partecipanti hanno trovato un buffet preparato dalle amiche della comunità islamica con dolci e bevande tradizionali.