APPUNTI SULLA 3 GIORNATA DIOCESANA DELLA
STAMPA. Nostre riflessioni operative su un modello di sviluppo
socio economico da attuare della Tuscia.
Stefano Stefanini
In occasione della 3^ Giornata diocesana della stampa, il Vescovo
di Viterbo, mons. Orazio Francesco Piazza, ha incontrato i
giornalisti per una giornata di studio e approfondimento dal tema
“Sinodalita’ e Speranza per il territorio” presso il centro pastorale
della Parrocchia dei Santi Valentino e Ilario a Viterbo.
L’iniziativa si è svolta in stretta collaborazione con l’UCSI Viterbo
(Unione Cattolica Stampa Italiana).
La novità dei tavoli di lavoro proposti dal Vescovo, sono state quelle
più tangibili e concrete su tematiche importanti quali:
1.persona e qualità delle relazioni;
2.economia solidale e lavoro,
3. custodia del creato,
che ha dato la possibilità ai giornalisti di ascoltarsi e confrontarsi su
tematiche emergenti che riguardano le cittadine e il territorio
provinciale e regionale.
“Obiettivo dell’incontro odierno – ha ricordato il Vescovo Piazza
nella relazione introduttiva – e’ quello di offrire agli addetti ai lavori
ma anche ai lettori una dimensione reale della situazione sociale ed
ecclesiale”.
Don Emanuele Germani Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali
ha sottolineato: “Un metodo nuovo, quello offerto dal vescovo che
mira ad aiutare tutti a passare dal “disagio al progetto”, superando
limiti, autoreferenzialita’ redazionali per offrire scelte reali e concrete
sul territorio. Un focus, che permette di mettere a fuoco
problematiche del territorio con scelte reali da attuare”.
Dai tavoli di lavoro sono emerse oltre alle criticità del territorio, le
molte potenzialità e prospettive sulle tematiche proposte.
1. Persona e qualità delle relazioni.
I giornalisti presenti a questo tavolo hanno notato la ormai
crescente divergenza tra dimensione virtuale e reale e la perdita del
senso di comunità da parte dei cittadini e dei più giovani. Un focus
sulle nuove generazioni ha fatto notare la difficoltà dei ragazzi a
relazionarsi manifestando una chiusura alle relazioni interpersonali
in età molto infantile. Anche il digitale, da una opportunità rischia di
diventare sempre più ostacolo e allontanamento dal tessuto sociale.
Il disagio apre però alle proposte che devono mirare a contrastare
le diverse forme di solitudine per ricostruire relazioni autentiche.
2. Economia e lavoro.
Sono state approfondite le problematiche del del giusto salario, del
caporalato, del lavoro nell’agricoltura e lo sfruttamento della
manodopera soprattutto nel mondo degli immigrati. Ma sono stati
evidenziati dai presenti anche la mancanza di prospettive dignitose
per coloro (i più giovani) che vogliono abbracciare l’esperienza
lavorativa.
Nel confronto e’ emerso l’impegno nel garantire alcuni valori
universali quali il rispetto e la dignità della persona in tutti gli aspetti
che riguardano il lavoro.
3. Tutela del creato e dell’ambiente.
In questo tavolo i colleghi giornalisti presenti, tra cui chi scrive,
hanno approfondito le tematiche relative alla tutela del territorio e la
sostenibilità ambientale .
Le variegate realtà socio produttive della Tuscia hanno fatto
emergere anche recentemente criticità relative all’eccessiva
espansione delle domande di installazione di fotovoltaico sui
terreni agricoli, per cui le Istituzioni hanno ridimensionato le
autorizzazioni e l’uso oltremodo eccessivo dei pesticidi per le
coltivazioni, con il pericolo di inquinamento dei suoli e delle falde
acquifere, oltre alle problematiche
Tutti hanno concordato nel proporre sensibilizzazione soprattutto fra
i giovani e studenti.
Un ruolo importante è’ stato riconosciuto all’Università della Tuscia
dipartimento di Agraria, fiore all’occhiello del nostro territorio, che
potrebbe offrire un’adeguata formazione e attenzione ai problemi.
Anche la sensibilizzazione degli Istituti scolastici, con studenti,
docenti e famiglie (anche tramite i giornali di Istituto) può contribuire
a migliorare l’approccio educativo alla qualità dell’ambiente e della
vita nelle nostre cittadine .
Alcune mie riflessioni a margine dell’incontro a cui ho
partecipato. Le conclusioni dei tre Gruppi di Lavoro su cui ci
siamo confrontati – su persona e qualità delle relazioni, su
economia solidale e lavoro e su tutela dell’ambiente –
inducono a rilanciare concretamente “un reale modello di
sviluppo dei nostri territori” su cui impegnarsi e concorrere
concretamente a realizzare in ambito sociale, relazionale,
comunicazionale e politico-amministrativo.
In particolare da comunicatori dobbiamo sollecitare chi decide e
contribuire per quanto possibile a perseguire sostanziali
miglioramenti sui temi della qualità della vita nelle città e nei
piccoli centri:
1. collegamenti viari regionali e nazionali, in particolare per la
gestione della viabilità e del traffico
2. Istruzione, cultura, convegnistica, turismo e termalismo;
3. Ambiente e fruibilità dei beni ambientali e culturali
4. l’industria del turismo e ricettività del Belpase Italia, ed in
particolare della nostra Tuscia.
5. Servizi sanitari di base e medicina territoriale.
6. LaTuscia dovrà attrezzarsi altresì per potenziare e valorizzare
i settori ambientale e della qualità della vita, soprattutto in
termini di cultura, monumenti natura, cura dell’alloggio
con la qualificata rete di alberghi e agriturismi, con
alimentazione di qualità dei ristoranti tipici, con trasporti
da efficientare, sport e divertimenti, shopping di qualità
prevalentemente nei Centri Storici e souvenir.
Il modello di sviluppo della Tuscia attuabile nei prossimi
anni beneficera’ degli investimenti avviati del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza cantierizzati dai comuni,
con l’opportuna assistenza tecnico amministrativa della
Provincia di Viterbo nelle procedure di affidamento dei
lavori.
Per il 2025 e’ in corso di svolgimento il Giubileo indetto da
Papa Francesco, appuntamento che deve trovare in questi
mesi estivi la Tuscia pronta ad offrire il meglio di se’stessa ai
pellegrini-turisti con adeguate “alternative” religiose culturali (i
Cammini delle Vie del Giubileo) alla romanocentricita’ del
turismo nazionale e internazionale.
In un’ottica orientata alle cose fatte, a quelle da fare, alle
esigenze che le nostre popolazioni vorrebbero essere
realizzare per migliorare la qualità della vita quotidiana in
primis e la ricettività turistico-culturale, vorrei stilare una
classifica breve su quanto si sta concretizzando e quanto
ancora c’è da fare per l’affermazione di un vero modello di
sviluppo qualificato della Tuscia viterbese.
“ I Centri storici e le loro tipicità ambientali, culturali, ed
eno-gastronomiche, un patrimonio da tutelare e
valorizzare”.
Il collegamento inscindibile tra Agricoltura, Ambiente,
Paesaggio ed insediamenti urbani, intesa nel senso di una
coerenza con il “genius loci” – con il quale si indica l’insieme
delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di
linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un
ambiente, un territorio, una città – deve essere concretamente
declinato come tutela delle peculiarità della Tuscia, nella sua
varietà di unicità ambientali .
I nostri Centri storici sono caratteristici poiché sorti nei secoli dal
mare ai laghi, dalle colline alla valle del Tevere,
dall’archeologia ai luoghi suggestivi, di valore religioso e storico-
ambientale che attraversano praticamente tutti i periodi storici,
con testimonianze architettonico-monumentali e artistiche che
spaziano dagli Etruschi e Romani, al Medioevo, sino al
Rinascimento e all’archeologia agricolo-industriale (penso alle
Stazioni dismesse delle linee ferroviarie o le Case cantoniere
sorte sulle vie stradali) di interessanti siti della produzione,
delle reti viarie, dei trasporti e delle dimore storiche, realizzati
dal XVII al XX secolo.
Chi vuole il vero sviluppo della Tuscia deve essere
cosciente che tutto questo patrimonio è a disposizione di
privati, volontariato e istituzioni per coniugare la
tradizione di mestieri con il lavoro agricolo, artigianale e
piccolo-industriale, con le eccellenze delle tipicità
enogastronomiche e la presenza agrituristica e termale,
l’innovazione e la ricerca dell’Università della Tuscia, i
Turismi di qualità, esclusività e di innovazione.
“Le priorità infrastrutturali ed intermodali per evitare
l’isolamento”.
E’ determinante rivedere il quadro della mobilità e dei trasporti
in questo tratto di Italia centrale. Da qui l’idea di realizzare un
collegamento ferroviario ad alta velocità in grado di collegare
per la prima volta le realtà come Civitavecchia, Orvieto, Viterbo,
Rieti e Umbria giornalmente con Milano, attraverso il nodo
intermodale di Orte, strategicamente rilevante per l’intero Paese
(i lavori della superstrada recentemente avviati ne sono un
esempio chiaro che andrebbe esteso per completare il quadro
alle Vie Consolari ed alle ferrovie così dette minori, anche con
qualche decisione coraggiosa orientata alla finanza di progetto
ed alle concessioni). Senza un sistema infrastrutturale
significativo di potenziamento e ammodernamento delle linee
ferroviarie e stradali (vie consolari Cassia Aurelia e Flaminia )
questa provincia – ci è stato ripetuto sino all’inverosimile – è
destinata a un declino irreversibile, perdendo la possibilità di
sfruttare l’unica io e naturale le grandi risorse di cui dispone,
come le (ancora incontaminate) bellezze storico-ambientali, la
vocazione agricola, gli impianti termali.
“Il termalismo, l’artigianato artistico, il turismo
congressuale, formativo-professionale in collegamento con
la Ricerca Universitaria e la sua rete diffusa nel territorio, i
percorsi ciclo-pedonabili e a cavallo come volani di
crescita per la Tuscia”,
Per valorizzare il termalismo della città di Viterbo, ma anche di
altri siti legati alle acque salubri di cui è ricchissimo il nostro
territorio, l’artigianato artistico legato alle secolari tradizioni di
laboriosità delle comunità dell’area falisca di Civita Castellana,
della Valle del Tevere, della costa e maremma Laziale, del
comprensorio montano dei Cimini, dell’Alto Lazio legato alla Via
Francigena e al percorso degli Etruschi, oltre alla città di Viterbo
e dei suoi incantevoli dintorni con siti archeologici e dimore
storiche, il turismo congressuale, le città ed i Poli del Teatro,
dei Musei e della Musica degli Strumenti Antichi con stagioni
concertistiche già di successo, la diffusione di Festival culturali
oltre Viterbo, i supporti delle Leggi regionali – Spettacoli dal vivo
Reti commerciali di Strada – con la fattiva collaborazione di
Enti regionali e comunali, le Città sedi delle Rievocazioni
Storiche Medievali e Rinascimentali, lo sviluppo del trekking,
dello Spartan-rice (abbandonato da qualche anno) e dei
percorsi naturalistici percorribili a piedi, a cavallo, o attraverso
piste ciclo-pedonabili sul Tevere), formativo-professionale in
collegamento con la Città Universitaria e la sua rete diffusa ed a
servizio dello sviluppo del territorio, dall’agricoltura al marketing
territoriale, all’agricoltura alle costruzioni eco-compatibili.
Come più volte ribadito, occorre offrire parallelamente una
infrastruttura immateriale adeguata, una rete tecnologica di
telecomunicazioni avanzate a banda larga che renda il
territorio attrattivo e globalmente connesso.
Sul fronte del patrimonio artistico–culturale vanno agevolate con
il concorso della Regione Lazio e dei Programmi Europei di
Sviluppo Sostenibile le azioni più concrete di rigenerazione e
rinnovamento, per ridare energia e vitalità ai centri storici, con
l’attuazione di un processo di propagazione e dilatazione anche
del polo universitario (Università diffusa), sulla base di
un’esperienza positiva già realizzata.