La festa internazionale della Donna:

Proba Sempronia Faltonia, poetessa latina del IV
secolo d.C., attualissimo il suo impegno contro ogni forma di
violenza. Ha scritto contro “la brama di potere, le stragi …le
crudeli guerre di tiranni….i trionfi che la fama aveva riportato
macchiati di sangue… narrando cose non oscure a
nessuno…. ritornando all’origine”..

Stefano Stefanini
NewTuscia – Oggi 8 marzo celebriamo la festa internazionale della
Donna. Con piacere e rispetto esprimiamo all’”universo femminile”
tutta la considerazione che merita, in particolare a tante donne che
in questi giorni stanno soffrendo a causa della guerra, sono
impegnate sia nei fronti di guerra, che nei corridoi umanitari, ma
anche in prima linea nei presidi sanitari, come medici e infermiere,
nella Protezione Civile, nelle forze di Polizia, nel volontariato e nella
politica e soprattutto negli ambienti di lavoro e nell’ambiente
“naturale” delle famiglie, con l’impegno, là sensibilità e la dolcezza
che caratterizza l’essere donna e il ruolo sempre eminente della
donna – nonostante tutto – nella nostra società.
Ogni giorno dell’anno deve essere un 8 marzo!
Immagine
Proba nell’atto di scrivere. Miniatura da un manoscritto quattrocentesco del testo
“De mulieribus claris” di Giovanni Boccaccio

Noi intendiamo ribadire il nostro “Grazie!” a tutte le donne,
con la testimonianza di una figura di donna, il cui impegno di
emancipazione culturale e umana ha illuminato la società del
IV secolo d.C., per giungere sino a noi.

In particolare intendiamo riproporre l’ attualità della sua sensibilità di
donna che abbandona, riconsiderandoli in negativo, gli idoli della
“forza”: “la brama di potere, le stragi …le crudeli guerre di
tiranni….trionfi che la fama aveva riportato macchiati di
sangue” che prorompe nei suoi versi: dall’abbandono degli
idoli violenti e sanguinari e dello stile di vita pagana, alla
novità di vita dei seguaci di Cristo, a soli trecento anni dalla
predicazione e dal martirio degli apostoli Pietro e Paolo che
danno vita alla giovane, ma già universale, chiesa di Roma.
Quello di Proba è certamente un esempio di affermazione ante
litteram della sensibilità femminile, immersa nel suo tempo ma
di una straordinaria attualità.

Proba Sempronia Faltonia poetessa latina del IV secolo d.C.:
attualissimo il suo impegno contro ogni forma di violenza, con
l’affermazione di una profonda sensibilità femminile.
Proba Sempronia Faltonia Poetessa Latina è una donna patrizia
romana che nel IV secolo d.C. ha onorato la città di Orte nel campo
dell’arte e della poesia.
Intendiamo sottoporre alle lettrici, come omaggio a tutte le donne, la
figura di donna intellettuale ante litteram, la cui poesia scaturisce
dalla conversione al cristianesimo, come emerso nel convegno
“Una matrona romana al servizio della fede: Faltonia Proba e il suo
Centone” a lei dedicato dall’Accademia dei “Signori Disuniti di Orte
1692” con il motto “questi divisi…. uniron le lor menti”.
In quel convegno di alcuni anni fa furono presentati gli studi della
dottoressa Alessia Fassina, ricercatrice nell’Università di Venezia,
che ha riscoperto l’opera della poetessa, pagana nello stile e
cristiana nei contenuti.
La studiosa era stata sollecitata da Vladimiro Marcoccio. Anche
Fabrizio Moretti ha dedicato un testo al Centone Virgilano composto
dalla poetessa Proba.

Proba fece parte di una importante famiglia romana del IV secolo.
Suo padre era Petronio Probiano, console nel 322, suo nonno
paterno Pompeo Probo, console nel 310. Sposò Clodio Celsino
Adelfio, praefectus urbi nel 351, dal quale ebbe almeno due figli.
Ebbe anche una nipote, Anicia Faltonia Proba, che aprì le porte di
Roma ad Alarico I in occasione del Sacco di Roma (410).
Faltonia Proba compose due poemi, uno solo dei quali a noi
pervenuto; l’identificazione di Proba con Faltonia Betizia è quasi
unanimemente accettata, anche se alcuni studiosi propongono che
l’autrice dei poemi, in particolare di quello pervenuto, fosse
l’omonima nipote, Anicia Faltonia Proba.
Il primo poema, forse composto quando era ancora pagana,
riguardava lo scontro tra l’imperatore Costanzo II e l’usurpatore
Magnenzio, argomento che toccava da vicino Proba, in quanto il
marito fu prefectus urbi nel 351, dunque durante l’usurpazione.
L’esistenza di tale poema è attestata dal secondo poema, quello
pervenuto.

L’edizione a stampa del Poema risalente al 1472, fu
probabilmente la prima di un’opera composta da una donna e
l’autrice è citata da Giovanni Boccaccio nel de “Mulieribus
Illustribus”, come confermato, peraltro, dallo storico Giulio
Roscio.

Dopo la sua conversione, Proba compose il poema epico cristiano,
Cento Vergilianus de laudibus Christi. Si tratta di un centone
virgiliano, cioè di un componimento ottenuto giustapponendo versi
estratti dalle opere del poeta mantovano, con modifiche minime,
che, nel caso in questione, corrispondono all’introduzione dei nomi
biblici.
Il poema ha per argomento la creazione del mondo e la vita di
Gesù, che diviene un eroe epico, e fu dedicato all’imperatore
Onorio. In 694 versi è diviso in proemio e invocazione (versi 1-55),

episodi dell’Antico Testamento (versi 56-345), episodi del Nuovo
Testamento (versi 346-688) ed epilogo ( versi 688-694).
Dall’analisi di alcuni brani della poetessa emerge con chiarezza,
oltre l’opera letteraria di riscrittura di Virgilio, la carica interiore della
sua conversione al Cristianesimo, la sua sensibilità di donna che
abbandona, riconsiderandoli, gli idoli della “forza”: “la brama di
potere, le stragi …le crudeli guerre di tiranni….trionfi che la fama
aveva riportato macchiati di sangue” che prorompe nei suoi versi:
dall’abbandono degli idoli violenti e sanguinari e dello stile di vita
pagana, alla novità di vita dei seguaci di Cristo a soli trecento anni
dalla predicazione e dal martirio degli apostoli Pietro e Paolo che
danno vita alla giovane, ma già universale, chiesa di Roma. Quello
di Proba è certamente un esempio di affermazione ante litteram
della sensibilità femminile, immersa nel suo tempo ma di una
straordinaria attualità.
Nella proemio al Centone, nella traduzione dal latino di Alessia
Fassina, Proba torna ad invitarci alla riflessione sulla sua
conversione di vita, quanto mai attuale e noi ci sentiamo di
dedicarlo a tutte le donne: “vi fu un tempo che io scrissi, lo
ammetto …dei condottieri che violarono i sacri patti di pace e
…soggiacquero all’insensata brama di potere, le stragi …le
crudeli guerre di tiranni…. trionfi che la fama aveva riportato
macchiati di sangue, le città tante volte spogliate di
innumerevoli cittadini…basta cantare sciagure, ora Dio
onnipotente, ti prego ricevi questo sacro poema, sciogli le
bocche del tuo eterno, settemplice Spirito e dischiudi il
tabernacolo del mio cuore perché io Proba, poetessa, possa
riferire tutti i misteri…. Ora non più mi curo di cercare il nettare
dell’ambrosia…non cederei al vano errore di far parlare le
statue…non mi affatico ad estendere la fama con le parole e a
cercare nel favore degli uomini una piccola lode, ma…
seguendo l’esempio dei santi, da qui inizierò a cantare i sorsi
di luce divina che avidamente ho bevuto… O Signore assistimi,
sostieni la mia ispirazione. dirò che Virgilio ha cantato i pii
doni di Cristo: narrerò cose non oscure a nessuno….
ritornando all’origine”.

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