In coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate di venerdì 17 gennaio, nelle nostre Città e Paesi, nelle aree agricole come in quelle urbane, si sta riscoprendo e consolidando la bella tradizione della benedizione degli animali, che avverrà nella varie parrocchie e cittadine anche nella giornata di domenica 19 gennaio, oltre alla tradizione dei falo’ che rischiarano queste fredde notti di gennaio.
La festa di Sant’Antonio Abate, padre del monachesimo, richiama il tema del valore della famiglia contadina e del rispetto per il Creato.
Ricordiamo che Sant’Antonio Abate, nato in Egitto intorno all’anno 250 e morto ultracentenario nel deserto della Tebaide il 17 gennaio del 356, dopo la morte dei genitori distribuì i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto, ebbe molti discepoli, sostenne i martiri cristiani nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano e aiuto’ sant’Atanasio nella lotta contro l’Arianesimo.
E’ considerato il Santo protettore degli animali domestici, per la sua vita da anacoreta, a contatto con la natura e di solito viene raffigurato con accanto un maialino che reca al collo una campanella.
Questa particolare festa, oltre a ricordare gli animali e la vita del Santo, scandisce anche il tempo tra le semine e i raccolti in agricoltura.
In alcune zone d’Italia la sera del 17 gennaio, in particolare la tradizione a Bagnaia e La Quercia ed in altre cittadine della Tuscia, si accendono dei falò che simboleggiano la volontà di abbandonare tutto ciò che appartiene ai mesi passati e di rinnovarsi a partire dal primo mese del nuovo anno.
I falò che in alcune località si accendono nella notte della festa di Sant’Antonio rievocano il miracolo cheSant’Antonio avrebbe compiuto mettendo in fuga gli invasori stranieri e trasformando le querce in grandi torce.
Gli Animali, anche se in misura ridotta rispetto al passato, affiancano l’uomo nella fatica del lavoro dei campi e abitano nelle nostre case come animali di affezione, o meglio di compagnia.
Come già ha avuto modo di osservare l’ecologista Fulco Pratesi, fondatore di WWF Italia, “ l’elezione di Papa Francesco – ed il suo costante Magistero, aggiungiamo noi, espresso nell’ Enciclica “Laudato Sì” – è stata una vera rivoluzione nei rapporti tra uomo e uomo e tra uomo e natura e regno animale.
Le generose e coraggiose denunce del Pontefice sulle ingiustizie e sulle aggressioni alla biodiversità del Creato, ne confermano la decisione di scegliere il nome di un Santo, Francesco di Assisi, che ha avuto un buon rapporto anche con gli animali e le piante selvatici“
San’Antonio abate, affresco XIV sec. Basilica Santa Maria della Quercia Viterbo
Nell’enciclica “ecologica” Laudato sì, papa Francesco ha più volte esortato ad una maggiore considerazione del regno animale.
Così, la sera della sua storica elezione, guardando la televisione, molti telespettatori, come ricordato dallo stesso Fulco Pratesi “ avranno immaginato che il gabbiano reale posato sul comignolo della fumata bianca della Cappella Sistina, fosse un simbolo dello Spirito Santo, generalmente impersonato da una candida colomba, sceso a festeggiare il nuovo rappresentante di Dio sulla Terra.”
Rileggiamo insieme alcuni punti cardine dell’Enciclica del papa in chiave di adeguata considerazione e tutela-custodia dei nostri amici animali.
– Difendere la biodiversità . Con uno sguardo che va oltre il qui e ora, che supera l’immediato. “Le diverse specie – spiega papa Francesco- contengono geni che possono essere risorse-chiave per rispondere in futuro a tante necessità umane o per risolvere qualche problema ambientale”. Trattare le specie come oggetti è, dunque, un errore imperdonabile: “Ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi”. Un atteggiamento colpevole, frutto della logica della finanza e del consumismo.
– Dare valore alle piccole azioni quotidiane per cambiare stili di vita più rispettosi dell’Ambiente anche nei confronti degli animali. Occorre cambiare stile di vita, ponendo le basi per una “cittadinanza ecologica” attraverso una serie di reti comunitarie. I cittadini, afferma papa Bergoglio, hanno il potere di “esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale”. Possono anche modificare il comportamento delle imprese “forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione”.
– No alla produzione di cereali transgenici ed alla vivisezione. La tendenza ad estendere la coltivazione di cereali transgenici “distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente o il futuro delle economie regionali”. La vivisezione, invece, va combattuta perché è “contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita”. Un giudizio negativo, questo, che non si estende al punto di comprendere ogni tipo di esperimento sugli animali: se l’esperimento è assolutamente necessario, infatti, deve considerarsi legittimo.
– Non credere che la sola tecnologia sia la soluzione a tutti i nostri problemi, la sola tecnologia “non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, per questo a volte risolve un problema creandone altri” ed il rapporto uomo-animale, specie di quelli di affezione e quelli di aiuto nel lavoro dei campi e nel rispetto nei loro confronti prova il rapporto affettivo, oltre che economico utilitaristico che lega naturalmente da secoli l’uomo ed il regno animale.
– Difendere la cultura come si farebbe con una specie animale è segno di civiltà, la cui scomparsa è grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale. “È indispensabile – dice Papa Francesco – prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali”.
Alla luce di tali riflessioni, la riscoperta della tradizione della benedizione dei nostri amici animali, di aiuto nei nostri campi o di compagnia nelle nostre case, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, è a nostro parere un grande segno di civiltà e di qualità della vita dell’uomo, immerso nell’ambiente naturale, la Casa Comune di tutte le specie, da preservare e difendere.

Stefano Stefanini, direttore responsabile di “Sosta e Ripresa” è anche direttore responsabile (dal 2004) della rivista periodica “Il Centro Italia Terra Etrusca”, già Alto Lazio (dal 1982) di Viterbo e vice direttore di newtuscia.it Italia.
Giornalista pubblicista dal 2 giugno 1988, ha collaborato con Il Tempo, dal 1977 ha collaborato con Avvenire, ha diretto “Voyager ai confini della conoscenza”, “Viaggiando il mondo nelle mani“, “Rotarianamente Distretto Rotary Italia 2080 Lazio e Sardegna” e attualmente è opinionista nella trasmissione Tv “Luce Nuova sui Fatti”, conduce la trasmissione “Fatti e Commenti” su Tele Radio Orte.
Iscritto all’Unione cattolica stampa italiana di Viterbo, fa parte del direttivo dell’Ucsi Lazio.