“La democrazia tra forma e sostanza” nella vita politica in dialogo con la società per combattere “l ‘ analfabetismo di democrazia”, la democrazia si declina con un noi e la persona comprende il suo valore nella relazione con l’altro .

Stefano Stefanini.

Con l’inaugurazione della Scuola di sensibilizzazione socio politica „La democrazia tra forma e sostanza“ di venerdì 14 febbraio la Diocesi di Viterbo, con promotore il Vescovo mons. Orazio Francesco Piazza, e l’Universita della Tuscia offrono al mondo giovanile, dalle ultime classi degli Istituti Superiori agli studenti dell’ Unitus un’opportunità di approfondire le prospettive ed i significati di una concreta partecipazione alla vita pubblica, attraverso gli strumenti della conoscenza della Costituzione e degli istituti di governo e di partecipazione che la stessa Carta Fondamentale riserva ai cittadini.
In sostanza la conoscenza delle opportunità di partecipazione qualificata alla vita politica amministrativa può sollecitare i giovani ad occuparsi del loro futuro, vincendo l’assenteismo e il disinteresse che si manifesta principalmente nella mancata partecipazione agli appuntamenti elettorali nella sfiducia e nella ritrosia a candidarsi a ricoprire incarichi pubblici di responsabilità
A nostro avviso per sollecitare l’impegno pubblico dei più giovani vanno richiamate, opportunamente le conclusioni della 50a Settimana Sociale dei Cattolici svoltasi a Trieste nel luglio del 2024 che si concretano nella sintesi degli interventi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “occorre battersi affinché non vi siano più “analfabeti di democrazia” e del presidente dei Vescovi italiani, Matteo Zuppi: “non c’è’ democrazia senza un noi”.

Tra gli interessanti spunti di riflessione, alcuni brani ci sembrano particolarmente significativi della “Lezione di democrazia” vissuta e declinata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Le basi della democrazia non sono né esclusivamente istituzionali né esclusivamente sociali, interagiscono fra loro. E’ opportuno dare risposte che vedono diritti politici e sociali dei cittadini e dei popoli concorrere insieme alla definizione di un futuro comune.

Il riferimento va all’Enciclica Conciliare “Populorum progressio” di papa Paolo VI: “essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, salute, una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori di ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignità di uomini, godere di una maggiore istruzione, in una parola fare conoscere e avere di più per essere di più: ecco l’aspirazione degli uomini di oggi – diceva -, mentre un gran numero di essi è condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio questo legittimo desiderio”. Vi è qualcuno che potrebbe rifiutarsi di sottoscrivere queste indicazioni? Temo di sì, in realtà, anche se nessuno avrebbe il coraggio di farlo apertamente.

Anche per questo l’esercizio della democrazia, come si è visto, non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio voto nelle urne nelle occasioni elettorali.
Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino – perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa.

Intervento del cardinale Matteo Zuppi presidente dei Vescovi italiani. Immagine Tv2000.

L’intervento del presidente dei Vescovi Italiani alla Settimana Sociale dei Cattolici, card. Matteo Zuppi, ha posto in risalto l’attuazione dei principi di solidarietà sociale e di partecipazione connaturata con la democrazia, sviluppati nel suo intervento svolto on line all’inaugurazione della Scuola socio politica di Viterbo del 14 febbraio scorso.
La “solidarietà sociale e interpersonale” e la “partecipazione” sono con la “democrazia ed i suoi strumenti attuativi” alcuni dei cardini della Costituzione Italiana, della Dottrina Sociale della Chiesa e dei Valori che accomunano le Famiglie Ideali che hanno dato vita alla Carta Costituzionale italiana, le culture politiche di pensiero socialiste, liberali e cattolico democratiche .
Il cardinale Zuppi concretamente ha sottolineato: “La solidarietà presidia e difende la vita di tutti, tutela il diritto a nascere come quello ad essere curati e accompagnati fino alla fine, difesi dal dolore e senza che nessuna logica o calcolo affretti la morte di nessuno.
La solidarietà è un motore invisibile ma indispensabile di tutta la vita collettiva.
La sua mancanza indebolisce il tessuto sociale, ostacola la crescita economica, offende l’individuo e non ne sa valorizzare le capacità e, alla fine, svuota la democrazia.
La solidarietà passa attraverso le comunità in cui l’uomo vive: le comunità ecclesiali e le tantissime realtà di libero e gratuito altruismo, la famiglia ma anche le comunità locali e regionali, la nazione, il continente, l’umanità intera.
Oggi la democrazia soffre perché le società sono sempre più polarizzate, attraversate cioè da tensioni sempre più aspre tra gruppi antagonisti, dominate dalla contrapposizione amico-nemico, dalla pervasiva convinzione che l’individuo è tale quando è al centro, mentre è solo nella relazione che la persona comprende il suo valore.
Le pandemie ci hanno fatto comprendere il senso di comune appartenenza, di comunità di destino, di partecipazione a una vicenda collettiva. Non c’è democrazia senza un “noi”. Non c’è persona senza l’altro.
La democrazia non solo afferma la libertà, ma promuove anche l’uguaglianza, non proclama astrattamente i diritti, ma difende concretamente la dignità umana soprattutto dove è più pesantemente violata.
Ecco perché la democrazia non vuol dire solo istituzioni, leggi e procedure, diritti e doveri, ma anche inclusione dell’altro, del fragile, dell’emarginato.
Ben vengano nuove forme di democrazia incentrate sulla partecipazione: la Settimana Sociale ha posto in risalto in larga parte le buone pratiche partecipative di democrazia.
Il mondo cattolico in dialogo con le componenti socio politiche di diversa estrazione sono portatori di voglia di comunità in una stagione in cui l’individualismo sembra sgretolare ogni costruzione di futuro e la guerra appare come la soluzione più veloce ai problemi di convivenza.
I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro.
L’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco offre a tutti un orizzonte concreto, possibile, attraente, condiviso. Un unico popolo. Perciò, guardiamo con preoccupazione al pericolo dei populismi che, se non abbiamo memoria del passato, possono privarci della democrazia o indebolirla!
La partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, pur tra le differenze. Quando il popolo si sente parte di un tutto, avviene il miracolo dell’umanizzazione dei rapporti sociali ed economici: ciò si realizza nei corpi intermedi quali la famiglia, la scuola, l’associazionismo socio economico e il volontariato, il mondo della produzione e l’impresa, le istituzioni ecclesiali, nelle istituzioni, sui territori, nelle grandi aree metropolitane e nelle aree interne, al Nord come al Sud.
Amare l’Italia l’Italia vuol dire anche trasformarsi in artigiani di democrazia, servitori del bene comune.

 

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