a cura di don Gianni Carparelli, collaboratore a Castel d’Asso chiesa S.Maria Mater Amabilis dove si venera il Beato Domenico della Madre di Dio – VT (unità pastorale Sacra famiglia)
Chiesa Sinodale. Perché la gente dei nostri banchi non ne sa nulla? Basta domandare.
E noi ci entusiasmiamo di conferenze “dotte” una volta l’anno. Poi decidiamo noi, a volte anche bene. Ma la gente segue, ma non cammina con “noi”. Noi chi, poi? Noi, vestiti con il colletto, non importa il colore, non siamo “LA” Chiesa. Siamo, dovremmo essere, a servizio della comunità perché diventi quello che crede e che spera, cioè: immagine viva e vivente del Signore.
Papa Francesco ha scritto e dice continuamente: “Chiesa sinodale: Comunione, Partecipazione, Missione”. “Essere sinodali – spiega sempre Papa Francesco– vuol dire accoglierci gli uni gli altri così, nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa da testimoniare e da imparare, mettendoci insieme in ascolto dello Spirito della verità per conoscere ciò che egli dice alle Chiese”. In quale parrocchia o comunità ci si è preoccupati in questi anni di “formare” i laici oltre a comunicare che c’è il Sinodo? Oltre invitare una volta l’anno in assemblea gruppi e associazioni per sentire una bella conferenza sull’argomento, che altro proponiamo? Se quello che si “lancia” nella assemblea, anche con impegno serio, e che forse si discute nei gruppi detti di lavoro. non viene poi masticato in incontri che dovrebbero essere almeno mensili, di formazione delle coscienze, cosa resta? Speriamo almeno “un poco”. Ma da quello che si ascolta in giro… ho qualche dubbio.
Coscientizzare non vuol dire sapere di più, leggere di più, predicare di più. E’ un “sentire dentro” che il Signore ci chiama a diventare la sua presenza nelle strade della vita e della storia. La CHIESA deve essere presente non solo con i suoi simboli e i suoi riti non sempre capiti e rispettati. Dobbiamo parlare con la gente, non solo allagente”, dobbiamo metterci dentro la loro vita, non solo giudicarla, dobbiamo seminare e seminare con l’esempio soprattutto, accogliere, far sentire bene le persone (= benedire) non solo etichettarle … come l’educazione dei figli inizia a casa con la famiglia, il cammino della Chiesa inizia-continua in parrocchia con una Chiesa madre che ama tutti senza distinzioni e una Chiesa maestra che insegna con la testimonianza non solo con le prediche.
Se ancora non lo abbiamo fatto, aiutiamoci a sentirci Chiesa, con i nostri doveri e i nostri diritti. Pretendiamo che ci sia un consiglio pastorale che si incontra non solo per approvare cose decise altrove, ma per discutere, capire la realtà reale del mondo che ci circonda. Pretendiamo che la dottrina della Chiesa soprattutto l’insegnamento del Papa e dei Vescovi sia a nostra disposizione in tempo reale. Rispettiamo le tradizioni della religiosità popolare (devozioni varie di ogni tipo), ma purifichiamole della zavorra accumulata nei secoli.
Che la Liturgia sia aperta e spiegata nella sua ricchezza, non solo “buttata” là, infiocchettata di colori e fiori e candele… ma “chiusa” in cerimonie non celebrate, perché non sono incontro con il maestro, luce, verità e vita…. (basta, perché la gente è più capace di capire di quanto la burocrazia pensi).
don Gianni Carparelli